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Diamante,
officina d’arte, è un progetto ideato dall’Associazione Culturale
Bagatto che negli anni ha animato nella cittadina calabrese il
suggestivo scenario di Largo Savonarola, con i suoi terrazzamenti
degradanti su uno sfondo azzurro di cielo e mare.
Per l’estate del
2004, dal 16 luglio al 9 settembre, l’officina ha realizzato l’evento
artistico “com’è profondo il mar” a cura di Marisa Lepore.
Ci introduce essa stessa all’operazione culturale che ha inteso
realizzare: “Una serie di personali d’arte contemporanea trova una
insolita e intrigante collocazione nella sede dell’Associazione Bagatto,
spazio polifunzionale dal gusto rigorosamente mediterraneo dove,
contaminandone la visione, l’arte è fruita in un contesto quotidiano e
disimpegnato per la presenza di stands che espongono vivacissimi i
colori di abbigliamento e accessori estivi. Due appuntamenti di una
performance di poesia con testi di vari autori, ospitata nello spazio
del terrazzo sottostante al Bagatto, si aggiungono alla consueta estiva
esibizione di gruppi jazz, blues e fusion.”
Il tema delle esposizioni è stato il mare, come si evince dal titolo
che, citando il testo “dalliano”, ci conduce a piacevoli sinestesie.
“E’ un mare che” – dice la Lepore - “nelle diverse tecniche e linguaggi
degli artisti assume molte sfaccettature e si arricchisce di richiami ed
echi i più vari.
“Nella successione delle personali, la complessità onirica e lessicale
dei paesaggi dell’anima di Lorenza Altamore, dove gli ori e gli
argenti si affiancano agli azzurri e ai rosa e ai neri delle chine, fa
da contraltare alla leggerezza degli acquerelli di Silvana Liotti,
che tracciano gesti e azioni di un quotidiano al femminile e operano
trasfigurazioni nella memoria di luoghi visitati o vissuti dall’artista.
Le pitto-sculture in acrilico o in acquerello di Francesco Bulziz
dai tratti, a volte, inquietanti lasciano il posto alle mitografie
commiste a suggestioni contemporanee dei caran d’ache di Luigi
Impieri, dove creature ondivaghe solcano acque che lasciano
affiorare profondità dell’inconscio e fantasmagorie dell’animo.
Le sirene di Paola Mazzarelli, creature di un immaginario che si
insinua e trasuda dai codici genetici della femminilità contemporanea,
anticipano le profondità del mare evocate dalle raffinate opere di
Diana Gnata, che combina elementi della fauna e della vegetazione
marina per ricostruire dimensioni e ambientazioni fantastiche.
I colori e le densità materiche degli informali di Francesca Macri,
i cui blu e azzurri e verdi intrecciano realismo e onirismo della
visione mediterranea della natura, hanno poi concluso la rassegna delle
personali.” |
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