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Aldo Capitini è stato un traduttore della pace. Nella sua vita ha
declinato la pace in tutte le dimensioni del vivere, individuale e
comunitario, facendone un principio a cui ha dato il nome di
nonviolenza. Grazie a lui la nonviolenza come filosofia, stile di vita e
scelta politica entra in Italia. Sempre grazie alla sua opera il
pensiero filosofico italiano (nonché europeo) si arricchisce della
chiave della nonviolenza per leggere il mondo. In questo senso il suo
pensiero può definirsi come un pensare-altrimenti, in cui l'altrimenti
disegna proprio una radice altra per la filosofia e per ogni altro
sguardo che interpreti il mondo.
Quello di Capitini è uno sguardo che coglie il valore, la durata, la
dignità di tutto ciò che esiste al di là della fine cui sembrano essere
destinate tutte le cose e tutti gli esseri. Il suo pensiero è orientato
dall'attenzione per la vita dell'altro, all'altra vita come esperienza
rivelativa di una realtà ulteriore che si dà per essere colta ed
accolta. La nonviolenza è l'anima di un pensiero che sconfessa la morte,
il male, il nulla in ragione di un principio originario di amore che
include tutti nella partecipazione al valore della vita. La filosofia
della nonviolenza può essere definita come un abbraccio del pensiero
all'essere particolare di ciascuno, uno sguardo sul mondo che vede e
riconosce tutti gli esseri, la voce di ogni uomo nel dire "tu" all'altro
uomo.
Capitini è stato testimone vivente della coerenza tra teoria e prassi,
tra vivere e pensare. Nato il 23 dicembre 1899, vive da giovane l'ascesa
della mentalità e del regime fascista, a cui si oppone non soltanto
politicamente divenendo anti-fascista, ma facendo dell'anti-fascismo
un'adesione esistenziale ad altri valori per la vita. Di qui la sua
formazione diviene un far luce sulle sue inclinazioni personali: le sue
fonti sono i classici latini e greci, la filosofia di Croce e Gentile,
il pensiero di Giacomo Leopardi, la filosofia pratica di Kant. Fonti che
mantiene e al contempo supera con la propria filosofia.
Un'esperienza di senso radicale è la lettura dei Vangeli. I suoi punti
di riferimento costanti sono il pensiero e la vita di Francesco
d'Assisi, Giuseppe Mazzini, Gandhi. La scrittura dei testi filosofici si
accompagna ad una permanente attività pubblica di comunicazione e
proposizione dei temi che gli stanno a cuore: la nonviolenza, la
democrazia, la libertà espressa da un potere che sia di tutti. Durante
il regime la sua attività diviene clandestina. Viene arrestato due volte
come anti-fascista, la seconda volta uscirà il 25 luglio 1943, con la
caduta del regime. Durante gli anni successivi la sua attività si
concentra sull'attività filosofica di scrittura che condurrà alla
stesura di quello che è il suo testamento filosofico.
La compresenza dei morti e dei viventi, edita da Il Saggiatore nel 1966.
L'opera precede di due anni la morte. Aldo Capitini si spegne il 19
ottobre 1968. In sintesi possiamo dire che la sua esistenza, il suo
pensiero e la sua opera costituiscono l'apertura di un altrimenti
praticabile che investe il comune orizzonte del possibile, per renderci
nel contempo indignati per il male e corresponsabili per il bene.
La
testimonianza del nipote Luciano
Cara Evelina, non un articolo, ma una lettera ad una amica.... Mio padre
- Piero - ed Aldo erano cugini primi, gli unici rimasti a portare quel
cognome: questo, ed un affetto sincero, li portava a volersi molto bene.
Aldo era però così fatto da non permettersi di "intralciare" il suo
percorso di impegno con argomenti non strettamente pertinenti, così, ad
esempio, non si è mai sposato, e tutti i suoi amici sanno che non l'ha
fatto per poter dedicare tutto il suo tempo alla nonviolenza. Lo stesso
era con i parenti: era felicissimo di incontrarci, ma questo accadeva di
rado.
Aldo è stato un accanito viaggiatore, sempre per motivi inerenti il suo
impegno: era capace di partire da Perugia, incontrare un amico alla
stazione di Firenze, ripartire dopo un'ora per Bologna... e così via,
sino a sera. Così gli capitava sovente di venire a Milano: in molte di
quelle occasioni chiedeva di pernottare presso di noi, e per noi era un
piacere averlo - di solito per una mezz'ora, non di più, a cena o a
pranzo con noi, dopo usciva per recarsi dove doveva. Così non posso dire
di aver avuto una grandissima frequentazione con lui, non abbiamo mai
parlato a fondo di cose serie - qualche accenno, del tutto
insufficiente, ora, ripensandoci... (quante cose avrei potuto chiedere!)
Mi resta di lui una impressione fortissima (che coincide con quella che
trasmetteva a tutti), quella di una persona forte e gentilissima, di
grande cultura e insieme modestissima - ricordo che quando lo vedevo
entrare nella stanza questo carisma che sprigionava da lui diventava
quasi tangibile.
Un paio di amici miei che ebbero la ventura di incontrarlo ne hanno
serbato una impressione profonda, ne sono rimasti colpiti ed era nata in
loro una ammirazione, una stima. Poi Aldo è mancato - era il '68 - ed
entro breve tempo ho capito il peso di tale perdita: non avevo più la
possibilità di porre domande, di sapere meglio... così - spesso - accade
nella vita; ricordo, ad esempio, che mi ripromettevo di trovare
l'occasione per ascoltare dal vivo, di conoscere, Alexander Langer. Poi
tutto è prematuramente precipitato con la sua morte prematura: non è più
possibile!
Dopo, solo dopo, ho iniziato a leggere di più i suoi scritti, a
penetrare la novità del suo pensiero. E così, come molti altri, mi
arrangio a diffondere il suo ricordo, ma soprattutto le sue proposte, e
mi è difficile far capire il valore di quella persona di piccola
statura, dal sorriso sereno, dall'attività incessante, dalla dirittura
totale, che è passato tra noi, lasciando un segno che non è stato
raccolto appieno. Un amico ha detto recentemente: quando mi confronto
con Aldo sono impressionato dalla modernità del suo pensiero, e dalla
arretratezza del mio...
Linkografia
Parola di Aldo Capitini
Il C.O.S. in
rete
Movimento
Nonviolento
Società aperta - maestri della nonviolenza
Pubblicato
in: Peacereporter
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