agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti agli incroci dei venti

 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondo

 
 

 Personaggi ordinari
 

di Riccardo Orioles

 
     
 

Simona, l'altra Simona, Enzo sono di quelle persone che finiscono sui giornali solo quando succede loro qualcosa di eccezionale.
Hanno bisogno, per essere "persone importanti", di essere tirate dentro alle storie dei grandi capi del mondo, quelli che ammazzano a massa per nobili ragioni e son dunque i protagonisti ufficiali dei giornali.
Ma i nostri amici non sono importanti perché aggrediti ora. Sono importanti per la loro vita normale, quella in cui il pericolo - come il pericolo del minatore o del ferroviere - è semplicemente un aspetto di un lavoro da fare, non uno spirito di guerra.
Nell'indifferenza ufficiale, sono stati loro - loro, e quelli come loro - a costruire le cose che resteranno. Enzo è stato fra i pochissimi giornalisti a raccontare le storie del mondo così, come le vive la gente comune. Non credo che gli editoriali del Corriere saranno di qualche utilità per chi vorrà ricostruire la crisi irachena fra vent'anni. I blog di Baldoni invece sì.
Così, fra tanto sbraitare di lotta al terrorismo, il Ponte per Bagdad, le Ong, le due Simone, sono gli unici che l'hanno fatta veramente. Gli unici a contrastare il terrorismo nella testa della gente. Di tanti generali, politici, commentatori strategici e presidenti, nessuno è riuscito a ottenere un minimo non dico di solidarietà ma di comprensione dalla gente di Bagdad. I nostri amici sì. Sono loro ad aver portato le donne irachene, i sunniti, gli sciti, tutti quanti, a dire "siamo nemici del terrore". Non l'hanno fatto con le armi nè con la propaganda, ma con l'esempio. Uomini e donne buoni, senza interessi da difendere, senza secondi fini: convivendo con loro, guardandoli vivere, anche i più diffidenti hanno capito che forse occidente e oriente hanno qualcosa in comune, che forse sull'amicizia reciproca si può costruire qualcosa. Questo è un risultato fortissimo, storico, che ci aiuta a pensare che fra vent'anni, probabilmente, il solco del terrorismo reciproco sarà un ricordo passato, inutilmente alimentato da pochi politici ma irrimediabilmente datato per il senso comune.
Non sarebbe la prima volta. L'Iraq, il mondo arabo, non è il primo ad essere tentato dalla violenza di massa contro "l'occidente".
Laggiù, nonostante le occupazioni militari, le repressioni durissime, lo sfruttamento economico e la morte civile, è solo una parte della popolazione, e solo occasionalmente, che dà credito al terrorismo. Da noi in Europa, sessant'anni fa, la situazione era molto peggiore. Su ottanta milioni di tedeschi erano molto pochi quelli che non approvassero il terrorismo di massa contro i russi o gli ebrei. Eppure, nel giro di appena due o tre generazioni, i tedeschi sono diventati il paese più umanitario e civile d'Europa.
Non sono state Dresda o Hiroshima a ottenere questo risultato. E' stata la chitarra, la chewing-gum, il rock, l'esempio della vita libera, il non-razzismo con cui complessivamente i vincitori hanno saputo amichevolmente "invadere", nel dopoguerra, coloro che avevano appena vinto. La libertà è contagiosa, e l'America di allora lo sapeva.
Adesso non lo sa più. Convinta che conta vincere, e che tutto il resto è poesia, non è più in grado di trasmettere altro che
violenza. Se gli americani di ora avessero dovuto gestire, con i metodi attuali, il dopoguerra di allora probabilmente a Berlino metà della popolazione sarebbe ancora nazista e in Giappone si esalterebbero ancora le gesta di Tojo.
Dopo l'undici settembre, la risposta è stata l'invasione e il bombardamento, non la lotta al terrorismo. In Russia, adesso, i generali annunciano la guerra preventiva e totale. In entrambi i casi, da un lato si è lasciato campo libero - per incompetenza e incapacità professionale - ai veri e propri terroristi, dall'altro si è fatto il possibile per punire (e dunque coinvolgere) i rispettivi popoli al loro posto. Non sembra che nella politica ufficiale di americani e russi qualcosa stia cambiando. Le prospettive del terrorismo sono dunque sempre più rosee, molto migliori di tre anni fa.

* * *

Per fortuna, ci sono persone come Baldoni, Pari, Torretta, Strada, Zanotelli, Frisullo. Diciamo persone, ma in realtà ciascono di questi singoli è sicuramente espressione, ognuno a suo modo ma con un'omogeneità impressionante, di qualcosa di ormai molto collettivo. Il movimento pacifista italiano (il Ponte per Bagdad, per esempio) ha ormai una storia lunga dieci anni. Non è più una storia di entusiasmi, ma di consapevole e pratica maturità. E' stato questo movimento, per la prima volta nella nostra storia, a impedire in un primo momento la partecipazione italiana una guerra coloniale, e a ridurla al minimo anche dopo. E' stato esso e esprimere una politica non velleitaria, realistica, per ricucire i rapporti col Terzo Mondo. E' riuscito ad affrontare questioni difficilissime e radicali senza ideologizzarsi più di tanto e mantenendo un legame strettissimo fra componenti "cattoliche" e "comuniste". E' stato esso ad esprimere i militanti civili in cui tutto il paese oggi si riconosce.

* * *

Tutto ciò è ancora ai margini, pur essendo la minoranza più consistente del paese e forse, in certi momenti, la maggioranza. Si riflette solo occasionalmente sulla politica ufficiale, che è, quanto a questi problemi, estranea quanto un uomo del settecento al primo socialismo. Ci si chiede quanto tutto questo potrà durare, e quando una cultura come questa comincerà - come ci sembra naturale - a governare esplicitamente qualche paese europeo.

La catena di San Libero n. 248
Riccardo Orioles

 
 
 
 

HOME

Società

Politica

Arti visive

Lettura

Scrittura

Punto rosa

Legalità

Paesi in guerra

Mondoo