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America. Comunque
vadano le elezioni, qualcosa e' gia' cambiato nel sistema elettorale. La
strategia dei due partiti e' sempre stata la "corsa al centro": poiche'
a determinare le elezioni erano gli elettori incerti fra i due,
l'obbiettivo era essenzialmente di catturare i piu' affini dello
schieramento avverso, e dunque viva i "centristi" delle due parti.
Questo pero' ha funzionato finche' l'America e' stata tranquilla e in
pace, con un ceto medio forte e incontrastato. Un bel giorno questo
paese felice, con valori complessivamente condivisi da quasi tutti -
dalla Colt 45 alla torta di mele - si e' svegliato diverso: due milioni
di milionari, due milioni di carcerati, ceti medi in crisi, futuri
incerti e magma occupazionale. Un paese, fra l'altro, in cui erano
sempre meno gli elettori che andavano a votare.
A questo punto, i guru si sono accorti che il problema non era tanto di
togliere voti al nemico, quanto di conservare i propri: che minacciavano
di fuggire non dall'altra parte del fronte, ma semplicemente nel non
voto o in qualche voto strano, alla Nader. Da quel momento in poi, i
democratici hanno cominciato a chiedere i voti ai democratici e i
repubblicani ai repubblicani, sottolineando ciascuno la proprie
identita' e gridandola a gran voce. I democratici, cosi', sono diventati
piu' "di sinistra" di quanto non fossero mai stati: Michel Moore viene
invitato ufficialmente al congresso, e ci si trova benone. Dal canto
loro, i repubblicani ormai fanno i mangiafuoco senza pudori: guerre,
bombe, America uber alles, cose che neanche Reagan aveva mai osato
teorizzare.
Ciascuno dei due, in sostanza, adesso e' costretto non piu' a rincorrere
i moderati altrui, ma a rassicurare i propri radicali. Il "nucleo duro",
dicono gli esperti ora, e' quello a cui rivolgersi per primo: perche' se
il nucleo duro non va a votare, addio moderati ormai inutili e addio
elezioni.
La lezione e' stata appresa bene da Bossi e Berlusconi. Nella sinistra,
invece, sono ancora persuasi di dover conquistare il ragioniere di
Voghera, e non perdono occasione di sottolineare che loro sono di
sinistra si', ma "cum juicio" e solo fino a un certo punto. I suoi
massimi esponenti, riportati miracolosamente a galla dal plebiscito
communista-cattolico contro la guerra, ogni mese trovano un pretesto
diverso (l'ultimo: se vince Kerry, la guerra diventa buona) per dire che
tutto sommato in Iraq ci si potrebbe anche restare. Con tutta la buona
volonta' che abbiamo di votarli, l'ostacolo principale sono le loro
stesse dichiarazioni. A volte ho la sensazione che a far propaganda per
Fassino e Prodi siamo rimasti solo noi giacobbini impolitici, mentre
loro non fanno altro che ripetere "Non votate per noi!".
La catena di San libero
N. 242
Riccardo Orioles |
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