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Nella rivista di
Amnesty International si prende in esame l’esecuzione delle persone
malate di mente.
In un articolo pubblicato nell’edizione Autunno 2005 della rivista di
Amnesty International (USA) si esamina la questione dell’esecuzione
delle persone malate di mente e ci si domanda se dovrebbero essere
esonerate dalla pena capitale, soprattutto alla luce della decisione
presa dalla Corte Suprema che esonera i minorenni [all’epoca del reato]
e gli imputati affetti da ritardo mentale. Nell’articolo si cita quanto
detto da Victor Streib, docente di legge presso la Ohio Northern
University: “anche l’opinione pubblica in generale spesso crede che sia
soltanto la gravità del crimine a determinare la pena, ma la Corte
Suprema ha ripetutamente ribadito che devono essere considerati sia la
gravità del crimine che il carattere e il background dell’imputato al
momento dell’emissione di una sentenza. Se alcuni imputati malati di
mente pensano ed agiscono come ragazzini o ritardati mentali, allora
dovrebbero essere esclusi dalla pena capitale”.
Le stime sulle percentuali di condannati a morte affetti da malattia
mentale variano considerevolmente, e diverse malattie mentali che vanno
dalla schizofrenia paranoide alla sindrome da stress post-traumatico,
dal disordine bipolare alla depressione, potrebbero essere incluse nella
definizione di malattia mentale. Joshua Marquis, un procuratore
distrettuale dell’Oregon ed accanito sostenitore della pena capitale,
pur non essendo favorevole ad un ampio esonero, riconosce che esistono
dei legami stretti fra la malattia mentale e la pena di morte: “la
stragrande maggioranza delle persone rinchiuse nel braccio della morte
soffre di un disordine mentale di un qualche tipo”.
La Sezione Diritti e Responsabilità dell’Individuo dell’Associazione
degli Avvocati USA (ABA) ha nominato una task-force per esaminare la
questione. Le proposte avanzate da questa task-force hanno ottenuto
l’approvazione dei varie organizzazioni, fra cui la National Alliance
for the Mentally Ill, la American Psychological Association, e la
American Psychiatric Association.
In merito al lavoro dell’ABA su questa questione, l’avvocato newyorchese
Ronald Tabak, membro della task-force, ha dichiarato: “non stiamo
cercando di giustificare il comportamento sbagliato di queste persone.
Se lo facessimo, non accetteremmo alcuna forma di pena. Ma il fatto di
annoverare queste persone fra quelle che spesso vengono definite ‘le
peggiori delle peggiori’, cioè il grado di ‘riprovevolezza’, è da
considerarsi inferiore a causa della loro malattia mentale”.
(Dan Malone, "Cruel and
Inhumane: Executing the Mentally Ill" Amnesty International, Fall 2005,
p.20-23). Vedere Mental Illness
Fonte:
Death Penalty Information Center
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