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Questo scritto è per
te, dolcissimo nonno Balilla. E’ per dirti ancora una volta quanto sei
stato importante per me, quanto il tuo esempio di vita mi sia stato
prezioso, e quanto mi mancherai. Da appena due giorni sei volato via,
eppure …
Ti cerco con lo sguardo in ogni angolo del parco dove eri solito sedere
col tuo cagnolino. Ascolto il silenzio assordante della tua camera, dove
dietro alla porta chiusa il letto è ancora intatto e i vestiti sono
ancora piegati con cura in un angolo. Osservo quel posto vuoto a tavola,
cerco di mandar giù qualcosa, ma in gola c’è un groppo che me lo
impedisce. Forse domani ….
Per strada rispondo alla gente che mi ferma, mi chiede e si informa di
te, di come è successo, di quando, perché. Ma non ascolto. Ascolto
soltanto il mio dolore e inseguo i tanti ricordi che così violentemente
mi inondano la mente. Inseguire i ricordi adesso è un po’ come drogarsi.
Ne ho bisogno. Chiudo gli occhi e mi rivedo bambina, quando mi portavi
al mare, a pattinare, a giocare nel parco, a mangiare il gelato, quando
insieme a nonna giocavamo sul letto. Ricordo le tante nostre passeggiate
e le mie piccole mani che sparivano nelle tue, così grandi e forti.
Com’erano fredde le tue mani ieri, ma erano comunque belle, seppur
pallide, lisce e profumate, come sempre. Tu eri come sempre, in
splendida forma, bello come prima, senza alcun segno di sofferenza sul
viso. Parevi semplicemente addormentato, con un’espressione talmente
serena che per un po’ ho pensato tu potessi risvegliarti e sorridermi,
come facevi quando venivo a trovarti e ti trovavo appisolato e aspettavo
tu riaprissi gli occhi. Ma questa volta non ti risveglierai, nonnino,
non qui, non con me.
Ricordo quando mi accompagnasti all’altare al posto del papà che già a
13 anni non avevo più. Com’eri emozionato, nonno, persino più di me! Ed
eri felice, sinceramente felice di consegnarmi a Biagio, l’uomo che in
seguito avresti definito un angelo, per il modo in cui ti amava e si
prendeva cura di te, così teneramente e rispettosamente, colui che ora
piange con me.
Ricordo quando mi raccontavi della tua vita, così difficile, ma così
intensa. Le difficoltà economiche della tua famiglia quando eri bambino,
il tuo desiderio di continuare a frequentare la scuola anche dopo le
elementari, ma l’impossibilità di farlo (quanto ti impegnasti, in
seguito, per formarti da solo una cultura!), il lavoro così presto, e
poi l’amore per nonna, la donna che con te ha condiviso gioie e dolori
per oltre 50 anni, e la guerra. Adoravo ascoltarti parlare per ore della
vostra lotta, lei come staffetta e tu come partigiano, la lotta che ha
permesso che all'Italia venissero restituite libertà e dignità. Voglio
dirti ancora una volta, carissimo nonno, quanto sono orgogliosa di
averti avuto come esempio di coraggio e coerenza, esempio vivente di
quanto sia importante sacrificarsi e battersi per ciò in cui si crede,
per il bene del proprio Paese e dell’umanità intera. E’ a persone come
te che noi tutti dobbiamo guardare per non dimenticare ciò che è stato e
ciò che potrebbe nuovamente essere. Tante volte mi hai detto che è
vitale far nascere nelle coscienze delle nuove generazioni la volontà di
difendere ed arricchire questa libertà. Ti prometto che continuerò a
comportarmi secondo i tuoi insegnamenti, affinché anche tu possa essere
orgoglioso di me. Continuerò la lotta in difesa della vita e dei diritti
umani, iniziata insieme, e continuerò a diffondere buoni semi, come tu
mi hai sempre incitato a fare.
Dolce nonno, mi domando se riuscirò in qualche modo a colmare il vuoto
che hai lasciato. Un vuoto enorme. Perché sei stato con me per 39 anni,
tutta la mia vita. Eri l’uomo della mia vita, un nonno e un papà, sempre
presente, sempre disposto ad ascoltare, a capire, a sgridare se
necessario, ma con moderazione, a dare consigli, sempre con molta
modestia. Mi hai amato sempre, profondamente e incondizionatamente,
nonostante le mie molte mancanze e la mia pochezza. Non mi hai mai
deluso, non una singola volta. Mi hai insegnato a lottare e a perdonare.
Mi hai insegnato come si può essere dolci e al contempo forti come una
punta di diamante. Per tutto questo ti sono e ti sarò infinitamente
grata fino all’ultimo dei miei giorni.
Ma, nonostante tutto, continuo a piangere, perché una parte
importantissima di me e della mia storia se n’è andata con te. Se puoi
vedermi, non arrabbiarti se piango. Dammi tempo, nonno, adesso è presto.
Troppo presto. Sai, se fosse possibile vorrei poter tornare ad appena
qualche giorno fa e venire da te, sedermi sul divano accanto a te,
parlare, ridere, anche arrabbiarmi e farti arrabbiare, come tante volte
è successo anche per i motivi più futili. Vorrei poter nuovamente
rivedere il tuo bel sorriso, dolce e fiero, e i tuoi occhi scintillanti,
tipici di una persona pulita e serena. Vorrei poter sentire ancora le
tue braccia attorno a me, vorrei che le tue mani mi accarezzassero
ancora il viso e le tue labbra mi baciassero le guance e la fronte.
Vorrei. Ma so che non accadrà. E’ per questo che piango.
Piango, nonostante un’amica mi abbia detto proprio oggi - ed io stessa
so - che ora tu godi di infinita gioia e pienezza, perché la morte non
scrive la parola fine sulla nostra storia, ma segna soltanto un
cambiamento di stato. Un po’ come nascere una seconda volta. E nascere è
bello, seppur doloroso. E’ un po’ come tutta la vita, dove la gioia non
può essere separata dal dolore. E come questa amica ha fatto con me,
nonno, io voglio condividere con te questa poesia:
LACRIMA E SORRISO
Non scambierei i dolori del mio cuore
con le gioie della moltitudine.
E non vorrei
che le lacrime suscitate dalla tristezza
in ogni parte di me
si mutassero in riso.
Voglio che la mia vita rimanga
lacrima e sorriso.
Lacrima
per lavarmi il cuore e illuminarmi
sui segreti della vita e sulle cose nascoste.
Sorriso
per avvicinarmi ai figli dei miei simili;
sorriso come segno della gloria
che rendo agli dèi.
Lacrima
per unirmi a chi ha il cuore spezzato;
sorriso,
segno della mia gioia di esistere.
Quando viene la sera
il fiore riavvolge i petali e dorme,
abbracciando il suo desiderio.
Avvicinandosi il mattino,
apre le labbra al sole.
La vita del fiore
è desiderio e appagamento:
lacrima e sorriso.
Le acque del mare divengono vapore
e si sollevano e si condensano
in una nuvola.
E la nuvola trascorre su monti e valli
finché non incontra la brezza:
allora
cade in lacrime sui campi
e si congiunge a ruscelli e fiumi
per tornare al mare, sua dimora.
La vita della nuvola è
separarsi e congiungersi:
lacrima e sorriso.
E così lo spirito
si separa dal più grande spirito
per passare al mondo della materia
e trascorrere come una nuvola
sulla montagna del dolore
e sulle pianure della gioia
per incontrare la brezza della morte
e tornare al luogo da cui venne.
All'oceano di amore e bellezza:
a Dio.
K. Gibran
Prima di salutarti, nonno, voglio confessarti una cosa. Quando ti chiesi
la prima volta delle origini del tuo nome, che mi sembrava quanto di più
lontano potesse esserci da ciò che tu eri (pensando a “balilla”, come
potevo non pensare a quel periodo buio della nostra storia?), pensai tu
non mi avessi detto la verità, ma non te lo dissi. Ora so che invece era
tutto vero e capisco perché eri orgoglioso di quel nome, al quale tua
madre aveva pensato, immaginando forse il tuo futuro. Balilla fu infatti
quel coraggioso ragazzo che lanciando sassi diede segnale
dell’insurrezione sugli invasori austro piemontesi nella rivoluzione
genovese scoppiata in Portoria nel 1746. Un ragazzo coraggioso proprio
come te, che rischiò la propria vita per il bene di tutti.
Ti dico ancora grazie, anima speciale, infinitamente grazie per ciò che
sei stato e hai fatto, sono orgogliosa e fiera di te. Lo sarò sempre. E
al tempo stesso ti chiedo perdono per essere stata, fin troppo spesso,
così indegna.
Ti amerò sempre, nonnino.
Fai buon viaggio e, quando puoi, mandami un cenno.
La tua Arianna
arianna@linknet.it
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