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Cassese : lotta
a pena di morte parte di battaglia per i diritti umani
osservatoriosullalegalita.org
Il 30 giugno e' apparso
sul Daily Times un intervento del giurista Antonio Cassese, gia' primo
presidente del Tribunale internazionale per la ex Jugoslavia e poi
presidente della Commissione d'inchiesta internazionale sul Darfur,
nonche' docente ordinario di diritto internzionale presso la facolta' di
scienze politiche dell'Universita' di Firenze. Cassese spiega che
"l'opposizione alla pena di morte non puo' essere fine a se' stessa,
dato che e' soltanto un elemento di una battaglia piu' generale per la
dignita' umana" e che quindi non si possono dimenticare ne' la
disumanita' delle condizioni di detenzione ne' gli omicidi commessi
dagli Stati in guerra civile o meno.
Cassese mette a confronto gli argomenti dei sostenitori della pena
capitale con quelli degli bolizionisti. Per i primi c'e' la vecchia
legge 'un occhio per occhio, dente per dente'" e la questione
dell'impedire che il criminale ripeta l'offesa: se ucciso non puo'. Il
terzo argomento utilitaristico e' che lo Stato risparmia soldi uccidendo
gli assassini invece di mantenerli in prigione a vita a scapito della
Comunita'. A questi argomenti, sottolinea Cassese, gli abolizionisti
rispondono con due argomenti etici: che la punizione deve essere non
solo retributiva, ma rieducativa (anche se, sottolinea il giurista,
molti riconoscono che in prigione non sempre vi sono miglioramenti) e
ricordando il comandamento "non uccidere", argomento tuttavia, evidenzia
Cassese, insidiato dal fatto che lo Stato puo' ricorrere alla forza per
impedire crimini gravi o combattere una guerra o una ribellione.
Cassese ricorda anche le questioni utilitaristiche su cui fanno leva gli
abolizionisti, come quella che la pena di morte e' irreversibile e
l'esecuzione di un condannato che si riveli poi innocente non permette
di tornare indietro. Gia' piu' volte sul nostro sito abbiamo mostrato
come, da quando e' stata introdotta la prova con l'analisi del DNA,
crescano i riconoscimenti dell'innocenza delle persone gia' condannate
negli USA e nel mondo e come sia emerso in varie occasioni come il
verdetto di colpevolezza sia stato ottenuto artatamente o come sia stato
influenzato da testimonianze poco attendibili o condizionato dalla razza
o infine come siano stati mandati a morte minori o ritardati mentali.
Come ricordato da Claudio Giusti, membro del Comitato scientifico del
nostro Osservatorio, l'ex governatore dell'Illinois, George Ryan, disse
che il sistema giudiziario americano non e' in grado di stabilire chi e'
innocente, chi e' colpevole e nemmeno il grado di colpevolezza.
Gli abolizionisti - nota Cassese - contraddicono poi l'effetto
deterrente della pena di morte. I Criminologi hanno determinato
statisticamente che negli Stati Uniti, laddove e' prevista la pena
capitale, i crimini gravi non sono diminuiti. Come spiegato da Giusti in
una
conferenza del 10 ottobre 2006, "Se si
vanno a vedere le statistiche fornite dal Death Penalty Information
Centre si scopre che fra i dieci stati con il tasso di omicidio più
basso otto non hanno la pena di morte, mentre dei due restanti il New
Hampshire non ha condannati a morte e il Sud Dakota non ha ancora fatto
esecuzioni".
Agli argomenti contro la pena di morte ricordati da Cassese vogliamo
aggiungere che chi abbia fatto 'i conti in tasca' agli Stati che
applicano la pena di morte ha potuto notare come il favoleggiato
risparmio dovuto alla pena di morte non sia affatto reale. Prendendo ad
esempio un dato ricordato sempre da Claudio Giusti - che e' anche Membro
fondatore della World Coalition Against Death Penalty - ogni esecuzione
in California costa 250 milioni di dollari.
In un panorama di scontro fra visioni etiche ed utilitaristiche che
restano in conflitto fra loro, Cassese, convinto "che la pena di morte
neghi radicalmente la dottrina dei diritti dell'uomo, che e' fondata sul
rispetto per la vita e sulla dignita' degli esseri umani" sottolinea
tuttavia che, si sia o meno contrari alla pena di morte, due
insegnamenti possono essere tratti dal dibattito. Il primo e' che la
lotta per la dignita' umana ed il rispetto per vita, come tutta la lotta
per i diritti dell'uomo, e' messa in moto e tenacemente perseguita dai
membri della societa' civile, dagli individui piu' che dagli Stati. Il
secondo e' che il dibattito sulla pena di morte non dovrebbe esaurirsi
sullo specifico punto, ma occorrerebbe anche combattere per la
prevenzione del crimine e contro la disumanita' di molte prigioni.
Cassese si chiede infine "come possiamo ignorare che molti Stati
uccidono oggi non solo con la pena legale, ma anche assassinando e
massacrando nelle guerre internazionali o civili, o permettendo
l'inazione".
In breve, conclude Cassese, "l'opposizione alla pena di morte non puo'
essere fine a se' stessa, ma deve essere solo un elemento di una
battaglia generale per la dignita' umana".
Osservatorio sulla legalita', 1 luglio 2007
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