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Vaticano e
Rivera: terrorismo o paura della verita' ?
di
Rita Guma
"E' terrorismo alimentare
furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell'amore.
E' vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il
Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla
facilmente eccitabile". Ma dove sarebbe il terrorismo delle frasi di
Andrea Rivera?
Leggiamole: "Il papa dice di non credere all'evoluzionismo, e ha
ragione. La chiesa in duemila anni non si evoluta affatto". Si tratta
di un'opinione - criticabile quanto si vuole - ma non di terrorismo.
Terrorismo sarebbe dire che la Chiesa e' pericolosa, e' portatrice di
violenza e va sradicata, come viene fatto spesso e volentieri nei
confronti dell'Islam senza alcuna reazione politica e mediatica. Qui si
fa ironia, come su un amico un po' tocco che pero' tocco non lo e'
affatto, ed infatti ha il massimo spazio su giornali e TG, quindi non e'
neppure discriminazione verso i piu' deboli. Se fosse l'una o l'altra
cosa lo condanneremmo anche noi.
Rivera ha poi aggiunto "non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i
funerali a Welby. Invece non stato cos per Pinochet, Franco e uno
della banda della Magliana". Forse e' questa frase che fa paura? Fa
paura che invece di essere scritta su qualche sito internet
raggiungibile da pochi gatti o ripetuta al funerale di Welby con poche
migliaia di persone sia stata gridata alla folla ed alla TV? Ma allora
fa paura la verita'...
L'Osservatore romano accosta poi a questa vicenda "gli attacchi e le
minacce, pesanti, rivolte al Presidente della Cei, l'arcivescovo Angelo
Bagnasco". Ma gli slogan contro Bagnasco - che sono vere minacce per le
quali il prelato gode della tutela dei servizi di sicurezza dello Stato
italiano e per cui le procure italiane hanno attivato inchieste ed il
Capo dello Stato italiano espresso solidarieta' - non hanno il minimo
nesso con la critica politica, e quindi mi sembra irresponsabile
accostarle alle parole di Rivera, con l'effetto di criminalizzare
l'artista (non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a
te..., no? soprattutto se si parla sempre solo in nome dell'amore verso
il prossimo...).
Noto che non di rado i rappresentanti della CEI sono stati accreditati
di poter dire la loro in materia politica in quanto vescovi italiani. Ma
come italiani debbono allora accettare le critiche di altri italiani. E
se loro parlano da palchi e in microfoni (spesso pagati da tutti i
cittadini italiani, anche atei, ebrei e musulmani), perche' non
accettano che altri commentino e parlino da palchi e microfoni? E'
infatti troppo comodo dirsi di volta in volta rappresentante religioso o
capo di Stato straniero o cittadino italiano che esprime come tale la
sua opinione per potersi mettere sempre dalla parte della vittima o
della ragione, avvalendosi al meglio anche delle leggi italiane in
merito grazie a qualche zelante parlamentare pronto a presentare
denuncia: un po' di coerenza, prima di fare la morale agli altri.
Inoltre, se la Chiesa ha la pretesa di intervenire nella politica
italiana o si fa condizionare dalle ricadute politiche delle sue scelte,
come nel caso Welby, si rende controparte di un dibattito politico e
come tale deve accettare le critiche che la mettono di fronte alle sue
contraddizioni. Insomma, qui si rivendica una immunita' larghissima e
permanente per tutti i rappresentanti della Chiesa in qualsiasi
circostanza e veste, e il tanto abusato riferimento alla pastorale non
c'entra, perche' quella si fa sempre, e non in concomitanza con le
scelte legislative di un dato Paese.
Infine - per senso delle proporzioni e per gravita' - se mossa
dall'amore per l'uomo e per la vita come la dichiarazione del quotidiano
vaticano rivendica - la pastorale dovrebbe avere come principale oggetto
- ma non ce l'ha - i milioni di donne e bambini vittime di stupri,
rapimenti, uccisioni ed altri abusi, nonche' i milioni di morti e
straziati nel mondo per le guerre del petrolio, e non prevalentemente i
Dico, l'aborto e l'eutanasia.
Ci farebbe piacere che la Chiesa cattolica, insieme alle altre
confessioni, fosse parte della dialettica della societa', ma la
dialettica implica argomenti a confronto e non dogmi imposti, dibattito
e non flusso unilaterale di opinioni, senza contraddittorio, pena
l'accusa di terrorismo, vilipendio, radicalismo, insana laicita' - o
altre fantasiose accuse - a chi osa criticare.
Osservatorio sulla legalita', 2 maggio
2007
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