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Moonlighting
Considerazioni sul carattere istituzionale del lavoro nero in Italia e sulla necessita' di un movimento democratico abolizionista
di Giovannelli



2006 - Associazione Culturale Mimesis
Redazione: via Mario Pichi, 3 20143 Milano
tel. e fax: +39 02 89403935.
Per urgenze: +39 347 4254976.
E-mail:
mimesised@tiscali.it
Catalogo e sito Internet:
www.mimesisedizioni.it
Tutti i diritti riservati.

 

 

Premessa e primo capitolo sono disponibili anche in formato PDF Download [77 KB]

 

 

 

 

 

INDICE

 

PREMESSA

p. 7

UNO

p. 9

DUE

p. 11

TRE

p. 15

QUATTRO

p. 19

CINQUE

p. 23

SEI

p. 28

SETTE

p. 33

OTTO

p. 38

NOVE

p. 42

DIECI

p. 45

UNDICI

p. 48

DODICI

p. 50

TREDICI

p. 53

QUATTORDICI

p. 56

QUINDICI

p. 59

SEDICI

p. 63

DICIASSETTE

p. 67

DICIOTTO

p. 71

DICIANNOVE

p. 77

VENTI

p. 84

 

PREMESSA

 

Il dizionario Collins-Giunti precisa che con il termine moonlighting, si definisce, a carattere familiare o colloquiale, il fare lavoro nero. Nei paesi anglosassoni e negli Stati Uniti d'America al chiaro di luna avvengono molti comportamenti: ci si allontana alla chetichella senza pagare l'affitto (to do a moonlighting fit), si sviluppa l'economia in tutto o in parte sommersa, si propone un matrimonio, si rimane semplicemente a guardare ammirati.
Gli economisti italiani non sembrano amare molto questa espressione; la nostra lingua "viva" ha recepito centinaia di vocaboli inglesi, ma il povero moonlighting (che a me pare invece simpatico e pieno di quasi ironico fascino) non
e' mai riuscito a conquistarsi un posto nella letteratura economica, politica e sociale. Mi sono dedicato ad interrogazioni sperimentali, verificando che a molti (anche preparati) la parola risultava del tutto nuova in questo significato. Forse e' il segnale di quanto isolati siano gli studi dell'economia sotterranea.
L'economia sommersa vive nell'economia globale. Ho scelto, d'istinto, un titolo che fin da subito richiami la molteplicita' e la diffusione territoriale di chi vive e lavora in shadow; milioni di persone complessivamente. Svolgendo il mio lavoro di avvocato ne ho conosciuti, nel corso degli anni parecchi; assistendoli, ma anche scherzando o lottando, ridendo o soffrendo, tramando, chiacchierando o litigando. Sono uomini e donne, non fantasmi: esistono! Al chiaro di luna, forse, ma esistono.
In rete si possono trovare materiali utili e interessanti sul sito www.brunochiarini.it  (si tratta dellUniversita' degli Studi di Napoli, Parthenope, Istituto di Studi Economici); il saggio di Fiorio e D'Amuri reperibile in www.econpubblica.uni-bocconi.it
  con bibliografia; quello di Roberta Zizza sul sito della Banca dItalia, fra i temi di discussione (n. 463 del Dicembre 2002, elenco di testi piuttosto ampio in calce).
Con un po' di pazienza troverete le fila di un vasto territorio, senza frontiere: il moonlighting country, in buona parte unknown.

 

UNO

Ho avuto il piacere, recentemente, di assistere allo spettacolo che Ascanio Celestini ha allestito, in via ancora sperimentale, sul tema del lavoro precario. La cornice, ormai istituzionale, del Piccolo Teatro contrastava, armonicamente, la vivacita' dellapproccio; il pubblico partecipava in modo assai caloroso.
Il precario messo in scena dall'artista Celestini era inserito nei call center di Pomezia, mediante un cocopro (ovvero il contratto a progetto introdotto dal Decreto Legislativo nel 2003); nel corso del monologo una ripetuta rievocazione della condizione di stabilita' nelle grandi fabbriche di quello stesso territorio ed ormai chiuse (come Fatme) assumeva toni quasi nostalgici.
La sensibilita' di un bravo attore si concreta in felici intuizioni, come tali trasmesse allo spettatore; e, quasi inevitabilmente, chi assiste seduto in sala si trova costretto a riflettere, secondo la propria esperienza e con strumenti propri.
Per qual motivo, mi sono chiesto, il lavoro precario accende immediatamente l'interesse generale mentre il lavoro nero provoca quasi sempre una fredda indifferenza? Eppure la mancata regolarizzazione e l'utilizzo di manodopera al di fuori di qualsiasi tutela non sono forse l'apice della precarieta'?
I cocopro (cosi' come avveniva prima per i cococo) possono pur sempre contare su un (d'accordo: cattivo) contratto; ed anche l'assunto a termine, benche' instabile, per il breve periodo di attivita' viene pagato anche durante le assenze per malattia, matura ferie, accede, dopo la conclusione, al trattamento di disoccupazione speciale.
Il moonlighting si colloca invece nel territorio inesplorato della dichiarata, protetta e conclamata illegalita'.
Non ci sono licenziamenti e non ci sono assunzioni;
la precarieta' e' in re ipsa, non e' concepibile, almeno secondo la logica tradizionale, un lavoro nero stabile e garantito. Ogni giorno i milioni di operai, cognitari e impiegati che vivono di reddito sommerso debbono, con le loro sole forze, trovare o mantenere l'occupazione, discutere un salario che muta o che puo' mutare secondo variabili non sempre prevedibili; la contrattazione avviene in base al mero rapporto di forza (e non e' estranea la violenza delle organizzazioni criminali in tale rapporto) nonche' alle mutevoli leggi del mercato globale.
Il lavoro sommerso
e' piu' precario del lavoro precario (ci si perdoni il bisticcio), ma economisti, sindacalisti, rappresentanti politici e sociologhi concentrano dibattito e discussione, quasi esclusivamente e un po' ossessivamente, sul secondo, tralasciando di fatto la compiuta e coerente analisi del primo.
Individuare le ragioni di un simile comportamento non e' facile.

 
 

 

 
 

agli incroci dei venti, 21 gennaio 2007

 

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