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Esiste un modo “giusto” per uccidere qualcuno?
di Annette Fuentes, USA Today
(libera traduzione di Arianna Ballotta)
 

13 giugno 2006

Quando lo Stato della Carolina del Nord giustizio’ il condannato John Daniels nel 2003, la sua fine fu tutt’altro che veloce ed indolore. Dopo l’esecuzione la sua avvocatessa racconto’ la scena terribile di cui era stata testimone. [Dopo la somministrazione delle sostanze letali] Daniels inizio’ ad avere convulsioni violente, si sedette e mostro’ chiari segni di soffocamento. I testimoni che assistevano all’esecuzione al di la’ del vetro potevano vederlo e sentirlo mentre si sedeva, si stendeva, tentava disperatamente di muovere le braccia, e soffocava lentamente. Soffrì per tutta la durata dell’esecuzione, fino a quando finalmente si distese e resto’ immobile.

I dettagli raccapriccianti dell’esecuzione di Daniels ed altre simili sono stati inclusi in una causa intentata contro il metodo di esecuzione praticato nella Carolina del Nord. In tutto il Paese si sta facendo una forte opposizione da parte dei condannati a morte e dei loro difensori alle esecuzioni tramite iniezione letale, in quanto rappresenterebbero una violazione dell’Ottavo Emendamento che vieta le punizioni crudeli ed insolite.

Lunedì nel caso di Clarence Hill (un condannato a morte della Florida), la Corte Suprema ha deciso di riconoscere ai condannati a morte la possibilita’ di presentare appello all’ultimo minuto per sfidare la legittimita’ dell’iniezione letale. La Corte, tuttavia, non ha preso alcuna decisione in merito all’uso dell’iniezione letale.

Altre esecuzioni sono state fermate. Secondo Richard Dieter del Death Penalty Information Center, un gruppo che si oppone alla pena di morte, oltre al caso di Hill, altre nove esecuzioni sono state fermate quest’anno a causa dell’utilizzo dell’iniezione letale. E in California i tribunali federali hanno di fatto imposto una moratoria sulle esecuzioni per esaminare la questione.

Il dibattito sempre piu’ diffuso sull’iniezione letale, praticata in 37 Stati [americani], fa sorgere una domanda ben piu’ importante: potra’ mai esserci un modo giusto di uccidere qualcuno?

I medici hanno un ruolo fondamentale in questo dibattito. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista medica Lancet “i metodi di anestesia messi in atto nelle esecuzioni letali non sono totalmente efficaci ed alcuni detenuti potrebbero essere svegli e coscienti e provare dolore durante il procedimento”.

Le iniezioni letali consistono di solito nella combinazione di tre sostanze chimiche: tiopentale sodico, che induce l’anestesia, pancuronio bromuro, che procura paralisi, e cloruro di potassio, che ferma il cuore. Se l’anestetico non viene somministrato in quantita’ sufficiente, la persona puo’ restare cosciente e provare dolore quando entra in circolo l’ultima sostanza.

Nello studio pubblicato su Lancet, i medici hanno riesaminato le analisi del sangue di 49 detenuti giustiziati in Arizona, Georgia, Carolina del Nord e Carolina del Sud rilevando livelli di anestetico piu’ bassi rispetto a quelli rilevati nei normali interventi chirurgici. In 21 casi il livello di anestetico e’ risultato essere “compatibile con uno stato senziente”. Gli autori dello studio concludono sostenendo che “e’ possibile che alcuni dei detenuti fossero del tutto consapevoli [di quanto stava accadendo] e senzienti durante l’esecuzione. Non e’ possibile concludere che essi fossero in uno stato di incoscienza ed incapaci di sentire. In ogni caso, senza alcuno strumento di monitoraggio e con l’utilizzo di un agente paralizzante, non e’ possibile rilevare la sofferenza del condannato”.

Ma ecco l’ambiguita’. La persona preposta a garantire lo stato di incoscienza di un condannato e’ un medico, il quale e’ pero’ tenuto a prestare fede al giuramento di Ippocrate, secondo cui “non puo’ fare del male”. Le linee guida dell’Associazione dei Medici Americani proibiscono ad un medico di partecipare ad una esecuzione, se non per constatare e dichiarare il decesso del condannato.

Un giudice californiano e’ incappato in questo problema nel caso del detenuto Michael Morales, il quale ha presentato ricorso contro l’esecuzione letale sostenendo che sia in contrasto con quanto previsto dall’Ottavo Emendamento. Il giudice distrettuale Jeremy Fogel ha ordinato allo Stato di impiegare due anestesisti [nel procedimento], ma i medici si sono rifiutati. L’esecuzione di Morales e’ stata sospesa in attesa dell’udienza che si terra’ a settembre.

Il dibattito sull’iniezione letale e sul ruolo dei medici potrebbe imporre questioni etiche molto importanti in merito al metodo meno doloroso per sopprimere un essere umano. Ma, in ogni caso, nessun metodo puo’ essere umano. Vale senz’altro la pena che i medici si ribellino e non accettino di prendere parte alle esecuzioni, ma tutto questo dovrebbe servire unicamente a farci meglio comprendere la barbarie della pena di morte.

Sei anni fa, l’allora Governatore dell’Illinois, George Ryan, e’ stato il primo ad imporre una moratoria sulle esecuzioni dopo aver scoperto che nel suo Stato delle persone innocenti erano rinchiuse nel braccio della morte. E’ necessario che il gesto di Ryan continui ad essere il fulcro delle nostre discussioni pubbliche sul crimine e la pena. Quando la moratoria in Illinois venne messa in atto, molti Stati riconsiderarono le loro leggi capitali. Anche in New Jersey e’ in atto una moratoria adesso. La legge capitale del Kansas e’ stata dichiarata incostituzionale. Gli americani hanno reagito in modo viscerale all’idea che persone innocenti potrebbero non soltanto essere incarcerate per crimini non commessi, ma potrebbero addirittura essere giustiziate.

Secondo l’Ufficio Federale di Statistica, il numero di condanne e morte emesse annualmente e’ sceso drasticamente dal 1999 al 2004, passando da 276 a 125. Una ragione e’ che le giurie impongono sempre piu’ frequentemente l’ergastolo. Secondo dati Gallup, il nostro desiderio collettivo di vendetta e’ diminuito. Il favore dell’opinione pubblica nei confronti della pena capitale e’ passato dall’80% del 1994 al 65% di quest’anno.

Con la decisione presa lunedì dalla Corte Suprema molti piu’ Stati dovranno vedersela con la costituzionalita’ dell’iniezione letale. Proprio come la moratoria Ryan e la questione dell’innocenza hanno portato alla luce la debolezza del sistema capitale, anche l’iniezione letale ha portato alla luce un altro problema.

Inevitabilmente, e giustamente, la pena di morte – seppur lentamente – verra’ schiacciata sotto il peso delle sue stesse ingiustizie, della sua immoralita’ ed insensatezza.



Fonte : USA Today (Annette Fuentes e’ professore aggiunto presso la Columbia University Graduate School of Journalism)

 

 
 

 

 
 


agli incroci dei venti, 22 luglio 2006

 

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