agli incroci dei venti


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IL Quadrato nero di Malevic
di Luigi Impieri

 

 

"Tutto ciò che vediamo è sorto da una massa di colori trasformata in piano e volume, e ogni macchina, cosa, persona, tavola è un sistema pittorico di volumi predisposto per scopi precisi".
(K. Malevic)



L’impulso che dette Freud in campo psicanalitico, provocò influenze notevoli anche nel mondo dell’Arte.
A partire dal primo novecento, all’indomani dell’invenzione de “l’Interpretazione del sogni”, suggestionati dall’interesse per il subconscio gli artisti protagonisti delle Avanguardie, rompendo i ponti con l’arte accademica, daranno vita a quel lungo corso che ancora oggi perdura, di operare nel tentativo di dare all’arte un proprio autonomo linguaggio.
L’arte, dirà ad esempio Kandinskij, non può essere imitazione della natura; come la musica dovrà munirsi di un proprio linguaggio autonomo di segni, rappresentativi degli stati d’animo umani.
E dunque essa dovrà esprimersi per “significanti” più che per “significati”.
Parte da questa considerazione la sua ricerca di indagare nel linguaggio segnico, partendo dall’analisi dello scarabocchio infantile, che in effetti aveva il merito di raccontare, del mondo interiore del bambino, attraverso “segni” automi non vincolati dalla mimesìs.
La rivoluzione Kandinskijana, avrà il merito di invertire la tendenza dei linguaggi dell’arte, prefissati da sempre, invertendo la loro rotta, verso ricerche astratte che ancora oggi proseguono.
Ed è quanto farà nella Russia rivoluzionaria il pittore ucraino, Kazimir Malevic (Kiev, 11 febbraio 1878), nella sua fase Suprematista, sia pure in chiave non lirica né psicologica.
Nei sui quadri, non vuole rappresentare oggettivamente la realtà esistente, né scomporla in vari pezzi, come avrebbero fatto i cubisti.
Come dicono, Jeannot Simmen e Kolja Kohlhoff, “la sua vuol’essere una pittura senza oggetti, in cui la semplice forma del quadrato costituisce la cellula originaria, il cerchio e la croce, i successivi elementi fondamentali”.
A Pietrogrado, su invito dei galleristi Ivan Punin e Ksenja Bogulavskaja, parteciperà alla mostra ”0,10”.
Qui Malevic presenterà 39 opere, che appenderà l’una su l’altra su due pareti di una stanza, procurando scompiglio e scandalo nel pubblico e nella critica ma anche apprezzamenti in qualcuno.
Fra cui l’attento critico Aleksandr Rostislavov, che affermerà che le opere di Malevic, esposte in quell’occasione, avrebbero determinato il superamento dell’Arte Astratta.
Il nuovo, avrà modo di dire Rostislavov, sarà “l’aspirazione a liberare la pittura dal giogo della natura…”
Appeso trasversalmente, in posizione leggermente inclinata, nella parte alta fra le due pareti espositive, l’opera “Quadrato nero” si presentava come un’icona religiosa a cui tutti gli altri quadri sembravano volgersi.

 

 

Quadrato nero, 1914-1915.

Quadrato nero, 1914-1915. olio su tela 79,5x78.5. Mosca, galleria Tret’jakov

 

 

Come ogni tanto capita per le grandi scoperte, Malevic dopo estenuanti giornate passate alla ricerca di qualcosa di nuovo, mentre osserva il suo ultimo quadro del quale non è soddisfatto, audacemente prende il pennello, lo immerge nel colore nero e cancella la sua vecchia composizione.
Dipinge al centro della tela un quadrato nero, coprendo le parti circostanti con il bianco.
Per l’artista ucraino quel nero quadrato, rappresenterà l’illuminazione; la possibilità cioè di esprimere la volontà di restituire e di ricostituire, il linguaggio autonomo dell’arte.
Partendo da questa considerazione Malevic conierà il termine di “Suprematismo”; connotando con esso quel mondo superiore, al di sopra della realtà fisica ed inteso come puro sentimento.
Come egli stesso affermerà: “Il Suprematismo ha rivelato nella rappresentazione del movimento la causa di tutte le cause.
In tal modo tutto ciò che noi chiamiamo materia e forma di una superficie è un movimento prodotto dall’energia vitale.”

Luigi Impieri

 
 

 

 
 

agli incroci dei venti, 5 luglio 2006

 

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