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La quinta
strategia
di
Claudio Giusti
6 luglio 2006
6 luglio 1849
Roma: il patriota Goffredo Mameli muore di cancrena a 22 anni.
Ci sono cinque strategie per combattere la pena di morte negli Stati
Uniti d’America.
La strategia
diplomatica
Si chiede, molto gentilmente, alle autorità americane una cosa che esse
non possono e non vogliono concedere: la grazia. A questo scopo si
spediscono migliaia di lettere ai Governatori. Lettere che, raramente
lette, vengono archiviate e poi gettate.
La strategia
hollywoodiana.
Si organizza un evento mediatico in cui i politici si possono atteggiare
a protettori dei diritti umani, ottenendo l’attenzione delle televisioni
e dei giornali. Poi, spenti i riflettori, si torna alla vita di tutti i
giorni.
La strategia
miracolistica
Ci si illude che una Risoluzione dell’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, o una predica papale, fermerà il boia.
Claudio Giusti ha avuto il privilegio e l’onore di partecipare al primo
congresso della sezione italiana di Amnesty International e in seguito è
stato uno dei fondatori della World Coalition Against The Death Penalty.
Consiste nell’occuparsi direttamente di uno delle migliaia di
disgraziati nel braccio della morte fornendogli aiuto morale e
finanziario. A volte accade che questo appoggio ottenga l’annullamento
della condanna o addirittura la liberazione. Apprezzata da moltissime
persone è molto coinvolgente, ma non incide sull’economia generale della
pena di morte americana.
La quinta
strategia
Si basa sulla spiacevole constatazione che gli americani hanno un
“diritto costituzionale alla pena di morte” e che quindi il problema non
sono gli eletti, ma gli elettori. Devono essere questi l’obbiettivo del
Movimento Abolizionista e l’unico modo per raggiungerli è scrivere alla
miriade di pubblicazioni di cui è ricca l’America. E’ ai giornali e non
ai Governatori bisogna inviare lettere e cartoline contro la pena
capitale e non bisogna farlo episodicamente, occorre avere una
strategia, una divisione dei compiti e anche parecchia gente ben
preparata.
Le lettere contro la pena capitale devono essere lette dalle persone che
“fanno opinione”: dagli avvocati, dai politici, dai medici, dai pastori,
dai sindacalisti, dagli insegnati e dai professionisti, perché non
saranno i “wild eyed radicals” che metteranno fine alla pena di morte.
L’obbiettivo dell’azione devono essere quelli che Austin Sarat chiama
“abolizionisti riluttanti”, cioè le numerosissime persone che, pur
restando teoricamente favorevoli alla pena di morte, si accorgono come
il Giudice Blakmun che questa non può essere applicata coerentemente ed
equamente. Trovarli e convincerli è un compito difficile, ma non
impossibile.
Dott. Claudio
Giusti
Via Don Minzoni 40, 47100 Forlì, Italia
Tel. 39/0543/401562 39/340/4872522
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giusticlaudio@aliceposta.it
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