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Lucia
Annunziata contestata all'Università di Macerata
di
Gennaro Carotenuto
Il convegno
organizzato ottimamente da Angelo Ventrone, docente di Storia
Contemporanea a Scienze Politiche dell'Università di Macerata,
intitolato “Nemico addio? Le memorie divise nella storia della
Repubblica”, del quale si è parlato in tutti i giornali nazionali, si è
concluso sabato mattina con un dibattito particolarmente stimolante, con
tanto di contestazione ad uno dei relatori, la giornalista Lucia
Annunziata.
Ineccepibili le relazioni di Maurizio Ridolfi (ma trovo non calzante la
comparazione tra la transizione italiana e quella spagnola di trent'anni
dopo), e quella di Giovanni Sabbatucci, che pure parte da una
sostanziale corresponsabilità nel ruolo del centrodestra e quello del
centrosinistra nell'attuale divisione dello spettro politico italiano,
che chi scrive condivide solo nell'impalcatura. Ascoltato con molto
interesse è stato anche Marco Tarchi, che ha favorevolmente colpito per
la sua analisi sulla storia della destra radicale in Italia.
Poi è stato il turno della relazione di Lucia Annunziata, l'unica non
storica tra i relatori dell'ultima giornata. E' stata una relazione
tutta tesa ad incolpare la sinistra per ogni rovescio della storia
repubblicana. E ad ogni affondo contro la storia della sinistra italiana
ovviamente corrispondeva la rivendicazione dell'Annunziata del suo
dichiararsi di sinistra, "e se lo dico io da sinistra...".
Annunziata ha sollevato il rumore del pubblico quando ha "rivelato" che
un numero importante di armi da fuoco partigiane fossero ritualmente
passate alle Brigate Rosse in Emilia Romagna, negli anni '70. Tesi
gonfiata, inventata, millantata, falsa, funzionale a disegnare la sua
impalcatura sull'irresponsabilità storica della sinistra italiana ed a
gonfiare in maniera insostenibile il rapporto PCI/BR. Notoriamente le
armi furono poche unità per lo più inutilizzabili. O forse crede
l'Annunziata che nell'Italia violenta degli anni '70 ci fosse bisogno di
pistole e fucili seppelliti nel '45? Ma tutto faceva brodo
all'Annunziata, nella sua tirata ideologica da sinistra contro la
sinistra e nel sempre più visibile dissenso di una platea composta
soprattutto da storici contemporaneisti, tra i quali un buon numero di
ordinari e molti signori pacati come Massimo Salvadori o Angelo D'Orsi.
Della storia della sinistra italiana Annunziata salva solo Giorgio
Napolitano con questo argomento: Napolitano fa parte della generazione
di Togliatti, che con l'amnistia seppe riconciliarsi. Stiamo arrivando
al punto: l'unico merito della sinistra della quale rivendica di fare
parte Annunziata, mescolando cose incomparabili come l'amnistia ai
crimini del fascismo e l'attuale situazione politica, starebbe nella
capacità di dare colpi di spugna. Il rumore nel pubblico a quel punto
non si poteva più ignorare.
Questo si è trasformato in vera eruzione quando l'Annunziata ha
letteralmente imposto il suo curioso sillogismo: è vero che Berlusconi
ha violato la legge, ma proprio per questo è responsabilità della
sinistra riconciliarsi con lui. Riconciliarsi! A quel punto il pubblico
-sempre trinariciuti e giustizialisti 'sti storici- è letteralmente
esploso. In molti hanno alzato la voce: "chi viola la legge deve essere
punito, deve andare in galera, non imporre riconciliazioni". Massimo
Salvadori, forse il più autorevole e anziano tra i presenti, è andato al
tavolo, quasi spinto dal pubblico, ha preso la parola ricordando
all'Annunziata -mentre questa scuoteva la testa scandalizzata- l'ABC
dell'importanza della legalità e della caduta verticale della stessa in
epoca berlusconiana.
La tesi di Salvadori, non nuova, ma importante da contrapporre all'appeasement
con l'illegalità proposto dall'Annunziata come unico rimedio possibile
alla divisione del paese, è che il berlusconismo passerà alla storia
come il vero trionfo di quell'Italia che vuole mani libere, il partito
dell'evasione, fiscale come edilizia, il "governo della malavita", per
usare la categoria salveminiana su Giolitti. La vera ovazione di
applausi che ha accompagnato l'intervento di Salvadori, testimoniava la
distanza siderale tra l'Annunziata e la quasi totalità dei convenuti.
Verso la fine è intervenuto chi scrive. Non condivido l'idea di un paese
spaccato in due dal nodo Berlusconi. Continuo a pensare che di quel 50%
che ha votato a destra, Berlusconi non è padrone dei cuori di tutti. Il
paese è spaccato da Berlusconi, non su Berlusconi. E non è una
differenza da poco.
Certo, quelli che hanno votato CdL senza essere strettamente
berlusconiani, sono elettori che, se sono arrivati a turarsi il naso e
votare Berlusconi, non voteranno mai a sinistra. Ma non sono
classificabili come berlusconiani a prescindere. E quindi non sono
iscritti al "partito della malavita" a prescindere. Perciò la tesi
dell'Annunziata è particolarmente insultante. Perfino Berlusconi, con la
tesi del complotto delle toghe rosse, è più difendibile della tesi
dell'Annunziata. Almeno Berlusconi si proclama innocente, mentre
l'Annunziata, che lo afferma colpevole, propone la riconciliazione
proprio con la sua colpevolezza. Ovvero Berlusconi meriterebbe di essere
criminalizzato -perché è un criminale, ammette l'Annunziata- ma è
responsabilità della sinistra riconciliarsi, amnistiarlo, voltare
pagina. Voltare pagina su cosa? Su tutti gli scandali presenti e futuri
che coinvolgono potenti? Su quali tipologie di reato? E' possibile
riconciliarsi dopo una guerra civile, è stato possibile riconciliarsi in
Sudafrica dopo l'apartheid. Ma è possibile riconciliarsi col falso in
bilancio?
Pensare che il paese sia spaccato su Berlusconi e non da Berlusconi
impedisce di vedere, è la seconda parte della mia tesi, che in questo
quindicennio la classe politica italiana, il mondo della cultura e una
parte dell'opinione pubblica, è andata avanti nella risoluzione di
conflitti pluridecennali. Salò, la Resistenza, gli anni '70, per una
parte importante della destra e per la quasi totalità del centrosinistra
sono stati ricollocati in una sfera che non inficia più l'agibilità
della politica attuale e dove il rispettivo riconoscimento di
legittimità non è più in dubbio.
Il caso più importante resta quello di Alleanza Nazionale. Quindici anni
fa nessuno avrebbe pensato ai post-missini come ad una destra "normale",
non votabile, giustamente lontanissima culturalmente dalla sinistra, ma
non eversiva, non un pericolo per la democrazia. Oggi nessuno
intellettualmente onesto può paragonare Fini a Le Pen e AN ai
neofascisti britannici. Quindici anni fa in pochi lo avrebbero
immaginato, e probabilmente neanche gli stessi missini sapevano dove
portava il loro percorso. Forse non ne erano coscienti, probabilmente
non lo condividevano, ma questo percorso è stato fatto. Né AN, né
tantomeno i DS, ma neanche la sinistra radicale hanno mai avuto
interesse allo scontro frontale. Il pericolo fascista fu parte della
campagna elettorale '94 da parte dei progressisti, ma poi fu
gradatamente messo in ombra. Il pericolo comunista non è mai stato
centrale nelle campagne di AN e UDC. Ovvero la vita politica italiana è
più agibile di quanto Berlusconi ed i suoi vogliano rappresentarla. Gli
altri gli vanno dietro, a volte, ma non sempre con convinzione.
Resta dunque il problema Berlusconi e in subordine (ma in maniera
culturalmente forse perfino più profonda) quello della Lega Nord. E'
Berlusconi che fin dal 1994 è sceso in campo con campagne pubblicitarie
ossessive sul pericolo comunista che identifica con tutto il
centrosinistra, Rosi Bindi compresa.
In Italia non esiste un bipolarismo polarizzato ma esiste una
delegittimazione asimmetrica. La sinistra, che prima di rinunciarci ha
tentato di cooptare perfino la Lega (costola della sinistra),
"demonizza" Berlusconi, anche se in ordine sparso. Se è, quando è, è una
demonizzazione giudiziaria, non politica. Il "partito della malavita"
invece replica con una demonizzazione politica totale ed impone agli
alleati di seguirlo.
In questo paese -in maniera quasi clandestina a causa della
sovraesposizione berlusconiana- destra e sinistra si parlano e tutto
sommato si rispettano. Ciò nonostante Berlusconi, nonostante il
berlusconismo e anche nonostante l'antiberlusconismo. E' e resta
Berlusconi il problema, della destra come della sinistra. AN e UDC hanno
riconosciuto la sconfitta elettorale e avrebbero votato Napolitano. E'
Berlusconi che ha imposto il teatrino del non riconoscimento e poi ai
grandi elettori la vergogna di ripiegare la scheda in quattro prima di
entrare e uscire di corsa nel catafalco. E' una testimonianza dello
scadimento della vita politica che ci dice che oggi Berlusconi teme i
suoi franchi tiratori più di quanto non abbia ragione di temerli Romano
Prodi. E' Berlusconi che ha dato dell'immorale alla signora Rita Levi
Montalcini, classe 1909. Ma per l'Annunziata è con l'illegale Berlusconi,
con il colpevole di reati penali Berlusconi che dà dell'immorale a Rita
Levi Montalicini, non con il centrodestra, che bisogna riconciliarsi.
Sarebbe la resa definitiva al "Partito della malavita".
Gennaro
Carotenuto, 21 maggio 2005
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