agli  incroci  dei  venti:  Gian Ruggero Manzoni

 
 
 

 


Presentazione

di Dante Gaudenzi

 
 

Probabilmente le prime due domande che uno si pone guardando queste opere di Gian Ruggero Manzoni sono: perché la mostra ha questo “strano” titolo e perché i quadri hanno questa “strana” numerazione, vagamente cabalistica?
Bè come tutte le cose, anche questa è stata piuttosto casuale; stavo parlando con Giovanna di come organizzare questa mostra ed il tutto era ancora ad un livello embrionale, appena accennato.
E poi, ecco…un lampo di luce: “La rabbia dei Santi”.
Si crede che la pazienza dei Santi sia infinita e che possano sopportare qualsiasi cosa ma, ho pensato, “E se nel 2006 i Santi tornassero sulla Terra, sarebbero veramente così?”
Forse no, probabilmente tutte le allucinanti situazioni che esistono in Italia e nel mondo, scatenerebbero la loro rabbia.
E come sarebbero i Santi nel 2006?
Forse come li ha rappresentati Gian Ruggero; ambigui, alieni (come se fossero di un universo parallelo), vagamente “diabolici” e comunque ben lontani dalla classica e rassicurante icona con l’ aureola che tutti conosciamo.
Vediamo ora di sciogliere il secondo interrogativo.
A volte succede che in una mostra i titoli dei quadri siano “Senza titolo” n° 1, 2, 3 ecc. oppure in questo caso “La rabbia dei Santi” n° 1, 2, 3 ecc.
Devo dire che qui la responsabilità della numerazione è tutta mia, perché quando ho chiesto a Gian Ruggero “Come li chiamiamo?” lui mi ha lasciato carta bianca.
Grato dell’ onore e dell’ onere ho cominciato a pensarci su osservando i quadri.
Questi quadri, che esprimono una contaminazione.
E se anche i numeri fossero una contaminazione?
E se contaminassi i primi 16 numeri primi del nostro mondo occidentale con il numero 0 del mondo arabo? (venne inventato da un loro geniale matematico)
Forse qualcuno si sarà accorto che in realtà manca “La rabbia dei Santi n° 10”, cioè 1 + 0; ma su questo tornerò più avanti.
A molti potrà sembrare strano, ma tutte queste opere sono state realizzate in due mezze giornate “full immersion”.
E che cosa ha guidato l’ ispirazione dell’ artista?
La musica. Già, la musica. Risale agli anni ’50, il magico intreccio tra il be bop di Charlie Parker e John Coltrane sparato a tutto volume da Jackson Pollock mentre inventava il dripping. Negli anni ’80 è il rap dei Public Enemy la colonna sonora per Basquiat e Keith Hering.
E nel 2006? Bè questa è l’era di Internet e delle web radio, è l’era in cui ognuno si può creare la propria, impostando le sue preferenze musicali.
E così abbiamo lasciato tutto in mano al computer ed alla sua programmazione random (casuale). Erano tutti molto ispirati sia il computer che l’artista, con il pennello che volava, guidato dalla musica. Sì, la musica dei Led Zeppelin con una devastante “Dazed and confused” di 32 minuti, o dei Grateful Dead e dei Jefferson Airplane (i 27 ed i 24 minuti di Woodstock). La musica visionaria ed ironica di Bob Dylan di “Maggie’s farm” e, 40 anni dopo, quella incattivita e al vetriolo dei Green Day di “American idiot”.
La musica rabbiosa di Jimi Hendrix, degli Who, di Patti Smith che celebra Jackson Pollock.
È casuale tutto questo?
È casuale che ascoltando due pezzi reggae Gian Ruggero abbia dipinto il n° 130 ed il n° 170, che stranamente sono rosso, giallo e verde? (i colori Rastafari)
O che ascoltando la musica dark dei Bauhaus e dei Cure sia stato ispirato per il n° 110 ed il n° 310?
O ancora, che trasfigurato dall’energia sciamanica di “Celebration of the lizard” dei Doors, creasse, inconsapevole, il quadro più intenso, il n° 30?
Forse sì, perché ora sembra tutto veramente molto casuale e confuso, sembra avvolto nella nebbia di un sinistro buco spazio-temporale.
Ed ecco perché non ha senso “La rabbia dei Santi n° 10”; semplicemente perché il n° 1, il numero della logica e dell’ordine non esiste più.
È stato cancellato dalle Isole e dai Grandi Fratelli, dal nulla che è diventato il tutto, dalle guerre rumorose (Iraq) e dalle stragi silenziose (Africa).
Sì, sono convinto che questi Santi se potessero scendere da queste tele chiassose, se ne andrebbero in giro per il mondo per vedere quello che succede.
Basterebbero un paio di giorni per il loro pellegrinaggio, poi andrebbero in un monastero.
Si riunirebbero intorno ad un tavolo e battendo i pugni sopra, griderebbero: “Ora basta!” facendo esplodere tutta la loro rabbia.
 

 
 
 
 

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