agli incroci dei venti

 


 

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Dalla Riforma: diario del primo giorno
di Sergio Tardetti

Oggi si è inaugurato ufficialmente il nuovo Anno Informativo. Tutto è stato predisposto con cura al Grand Hotel de la Reforme: così il nostro DS e l’intero Consiglio di Amministrazione hanno voluto che si chiamasse la ormai obsoleta Istituzione Scolastica, intitolata un tempo ad un benemerito scienziato, umanista e filantropo della nostra cittadina. “Dobbiamo dare un taglio netto al passato, un segnale di questi tempi nuovissimi e di fortissima innovazione.” Così ha tuonato, dall’alto della sua tribuna, il nostro Dirigente, anche lui nuovissimo, abbracciando con un’ampia panoramica dello sguardo l’intera assemblea e spandendo su tutti noi un eloquio infarcito di superlativi. Oggi ognuno si è presentato vestito come di consueto, camicie sportive a maniche corte, viste le temperature piuttosto estive, colli ampiamente sbottonati, pantaloni leggeri fuori ordinanza e gonne – rarissime – ancora profumate di salsedine o di prati alpini. Da domani, ha detto il DS, si cambia musica: ognuno dovrà dotarsi della propria divisa di ordinanza. I diretti collaboratori del DS dovranno vestire in nero, le donne in tallieur, gli uomini con la cravatta con i colori della scuola, pardon: Grand Hotel – gentile omaggio del DS stesso. Poi verranno i coordinatori dei corsi di specializzazione, in abito grigio fumo: potranno indossare, massima concessione alla libertà, un papillon, purché intonato all’abito e sottoposto alla preventiva approvazione del DS. Quindi i tutor, in completo blu, con camicia anch’essa sui toni dell’azzurro e cravatta colorata, ma non sgargiante: assolutamente da evitare il rosso, colore innominabile. Bene l’azzurro e il blu nelle varie tonalità e, naturalmente, il bianco. Poi, gli insegnanti anziani, ai quali, in virtù dell’età avanzata e delle difficoltà respiratorie manifestate da molti di loro alla prova cravatta, è stato concesso di presentarsi con il collo della camicia aperto, ma solo per il primo bottone. Sotto, comunque, dovranno indossare, una t-shirt color acquamarina o, per chi ama un tocco di raffinatezza, un foulard di seta. L’abito dovrà essere un doppio petto blu. Questa situazione potrà durare solo per il periodo di previsto caldo, fino al 4 novembre, data nella quale entrerà in vigore la divisa invernale, simile a quella estiva, ma più pesante. Per gli insegnanti giovani e non ancora in ruolo è stata prevista una certa libertà, in virtù del fatto che pochi di essi sono veramente in grado di permettersi abiti così costosi. Quindi camicie e camicette, purché sobrie, e pantaloni o gonne, in tinta unita, nei colori blu o neri, a seconda dei sessi. Questo ha scritto nel Regolamento del “de la Reforme” il Consiglio di Amministrazione, regole da rispettare, pena la messa in mobilità o l’esclusione dal “servizio ai tavoli”. I pochi temerari, che hanno osato sollevare obiezioni e rimostranze, sono già stati allontanati o, quando ciò non è stato possibile, a causa della eccessiva indulgenza delle norme vigenti e delle fastidiosissime ingerenze dei sindacati, spediti in archivio o nel retrobottega. “Comunque - ha tuonato il DS - lontani dalla mia vista e da quella dei clienti!” Intanto, per dare il buon esempio, il DS ha reso noto che l’acronimo, d’ora in poi, starà per “Direttore di Sala” e che il suo compito “precipuo” – lui è DS appunto per questo, per la copiosità del suo vocabolario – dicevamo, compito “precipuo”, sarà quello dell’Accoglienza. E, così dicendo, ha ingiunto al personale non docente di spostare l’enorme scrivania – bancone reception, che stava inizialmente nel suo ufficio, per collocarla, unitamente all’altrettanto enorme scaffalatura che le fa da quinta, al centro dell’atrio dell’Istituto, pardon: Grand Hotel. Qui, al termine delle operazioni di trasloco, si è installato armi e bagagli, in attesa dell’arrivo dei primi ospiti. Alle sue spalle, allineate in bell’ordine, le chiavi elettroniche delle aule speciali, dei laboratori e della palestra. Queste verranno distribuite, dietro richiesta, ai fortunati clienti in grado di esibire le apposite card ricaricabili, che permettono loro di usufruire dell’intera gamma di servizi. I restanti, appartenenti alla fascia dei “non abbienti”, potranno stazionare sui divani, opportunamente collocati nella reception e nelle salette immediatamente adiacenti, dove potranno consultare riviste di informazione generale, ma non avvalersi del servizio di tutoraggio e consulenza del personale di sala, meglio noto un tempo come “personale docente”. Un gruppo altamente selezionato di questo personale verrà adibito, poi, al compito più qualificato, e, naturalmente, più remunerato, di “servizio ai tavoli”. Questa attività rappresenta, ovviamente, la più ambita e quella verso la quale si rivolgono le massime aspirazioni di tutti, anche se la selezione per accedervi è durissima: solo il venti per cento del personale in servizio è stato abilitato, dopo un estenuante corso preparatorio e una altrettanto dura preventiva selezione, ad effettuare tale servizio. Il lavoro ai tavoli consiste nel soddisfare le richieste dei vari clienti che, una volta fatti accomodare, possono consultare un apposito menu, rinnovato con frequenza settimanale, che sostituisce gli ormai obsoleti e ingombranti “piani di studio” e programmi disciplinari. Ciascun addetto al servizio di sala passerà tra i tavoli a prendere le ordinazioni e consigliare i clienti sulle varie opzioni offerte dal menu. Tra le diverse possibilità, particolarmente interessante si presenta un menu “Degustazione”, che propone un assaggio delle varie specialità della casa, scelte tra i piatti di minore contenuto concettuale e di più facile digeribilità. Compito del personale di sala è quello di suggerire accostamenti per clienti particolarmente difficili da accontentare, proporre soluzioni alternative a quello che propone il menu, in definitiva organizzare quelli che con linguaggio vetero-burocratico venivano definiti “piani di studio personalizzati”. Ogni cliente verrà dotato di un’apposita tessera, sulla quale verranno attaccati bollini premio, chiamati in gergo “crediti formativi”, in base al numero e alla qualità delle ordinazioni effettuate da ciascun cliente, nonché alla conclamata capacità di ingurgitarli e digerirli. Per i cibi più ardui è prevista una dotazione di “digestivi”, noti nell’ambiente anche come IDEI, che ogni addetto ai tavoli è tenuto ad offrire, per evitare che il cliente avverta sensi di nausea o fastidi nel corso della degustazione del menu. Le tessere, che presto verranno sostituite da più maneggevoli carte di credito scolastico magnetiche, varranno a tutti gli effetti come certificazione intermedia e finale. Queste le ultime disposizioni impartite dal DS, prima di dare inizio all’apertura dei locali. Mancano ormai pochi minuti: ciascuno di noi, ad un segnale prestabilito – quella che un tempo si sarebbe chiamata “la prima campanella” - va a prendere posizione, in base alle istruzioni ricevute e all’incarico assegnato. Ecco: i primi clienti, alcuni dall’aria smarrita, altri sereni e baldanzosi, stanno per fare ingresso nell’atrio della reception. Buona permanenza, signori, e buon appetito!
 

 
 

 

 
 

agli incroci dei venti, 12 dicembre 2005