agli incroci dei venti

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Un futuro per noi?
di Laura Montanari                   

Tra paura e speranza. La nostra percezione del futuro oscilla tra queste due tonalità emotive e quindi anche la conversazione sul FUTURO, di mercoledì 8 febbraio, presso la Sala del Centro Missionario di via Oberdan n. 3, curata dal “Punto d’incontro Ai Cappuccini” per la serie di incontri mensili “Leggiamo e parliamone insieme”, è stata condotta sui due opposti versanti.
Sorprendente, ma nemmeno forse più di tanto, il fatto che ad aver bisogno di essere sollevati dalla paura siano stati soprattutto i giovani, gli studenti della classe II D del Liceo Classico e della IV B del Liceo Scientifico di Ravenna, che hanno espresso con lucida chiarezza, in un garbato gioco alterno di voci, la ridda di incertezze e di angosce che li sormontano.
“Riusciremo a sanare o per lo meno a fermare i disastri che avete inflitto al pianeta? Capiremo veramente che qualcosa si potrà fare a partire anche dai piccoli comportamenti quotidiani di noi tutti? Si potrà imparare davvero a fare buon uso della tecnologia? Non c’è il rischio che il diverso approccio ai problemi di scienza e religione porti a contrasti esasperati? Come non avere paura delle tensioni, dei muri, dei gravi conflitti che oggi dividono i popoli e di cui non si intravede soluzione? Non è falso attribuirsi il rispetto per i diritti umani quando le logiche globali dell’economia e della politica non promuovono una più equa distribuzione delle risorse, il diritto al futuro per masse di popolazione in povertà? E come reagiranno poi queste? Ci accusano di non avere ideali, valori, energie per prepararci a costruire il nostro futuro, ma forse non dovevate trasmetterceli voi adulti, con una corretta educazione, con l’esempio?”...Le domande incalzano, ma sono in realtà affermazioni di buon senso, che mettono a fuoco le complesse problematiche del tempo presente, definibili però anche “problemi critici continui”(A.Peccei) in quanto affondano le radici nel passato e si proiettano nel futuro.
Il concetto agostiniano della soggettività del tempo, che esiste tutto e soltanto nel presente di un individuo, come “memoria” il passato e come”attesa” il futuro, è stato l’avvio del discorso del dott. Fausto Renzi, la voce laica esperta chiamata ad intervenire, per sottolineare come noi tutti ci poniamo il problema del futuro, dobbiamo porcelo, ma senza lasciarci opprimere dall’angoscia, “esercitandoci a coltivare la speranza”, come è possibile fare.
Una buona carica di fiducia, a contrastare le parole disincantate degli Antichi Latini (lo scrittore di epigrammi Marziale, il poeta Orazio, il filosofo Seneca) citate nella rubrica d’apertura dalla prof.ssa Laura Montanari, che lanciano il messaggio del “carpe diem”, di ignorare il futuro incerto, che sta nelle mani della incontrollabile fortuna o del volere inconoscibile degli Dei, se si vuole vivere con saggezza e in tranquillità d’animo.
Già la voce di Padre Dino Dozzi, interprete della linea di pensiero di “Messaggero Cappuccino” (la rivista di cui è direttore responsabile), aveva avuto toni rassicuranti, prospettando il futuro biblico come generoso dono divino in virtù della resurrezione -vittoria della vita sulla morte- e della promessa “nuova alleanza”, nuova possibilità di vivere relazioni autentiche degli uomini con Dio e tra di loro. Salvifico il messaggio cristiano per chi è illuminato dalla fede, ma anche per il non credente ben accetto è l’invito al sogno, che padre Dozzi ha raccomandato, con il sostegno della citazione di don Tonino Bello: “non sparare sui sognatori ...”. Sognare dunque il futuro come fece Francesco di Assisi, che si impegnò nel presente secondo obiettivi apparentemente irraggiungibili, o come lo stesso Tonino Bello, vescovo militante di pace, che sognò una Chiesa che va incontro al futuro “col grembiule”, a servizio di tutta la sua gente. Preferire il sogno di Dio ai nostri sogni, avere fiducia nella provvidenza, sapendo coglierne i segni, sono le strade suggerite per camminare con serenità verso il futuro. Ma è qui che si scontra la differenza fra chi ha e chi non ha fede.
Dal dott. Renzi è stato ribadito un analogo richiamo all’attesa fiduciosa: tutti inevitabilmente, quotidianamente, pensiamo a costruire il nostro futuro (anche Cicerone, voce discorde dagli Antichi prima citati, lo sostiene) mediante il desiderare, l’immaginare, lo scommettere, il promettere, il programmare (fin troppo) ecc., ma siamo impauriti e sopraffatti dai gravi accadimenti del mondo, abbiamo perduto la fede nelle ideologie laiche progressiste, il Liberalismo e il Socialismo, sorte nell’Ottocento con la promessa di spianare la strada ad un futuro migliore. Per superare la crisi, per non sentirsi deprivati del futuro, bisogna impegnarsi a sconfiggere il pessimismo, spesso sintomo di pigrizia e di egoismo, considerando anche che l’impatto con la realtà catastrofica può essere falsato da una comunicazione mediatica strumentale, esercitandosi a leggere nella complessità del presente i “segni” positivi, che ci sono (un accenno ai progressi della ricerca, della medicina, della tecnologia, ma anche alla costruzione dell’Europa, pur tra tante difficoltà).
Anche la videoproiezione di immagini suggestive, realistiche e nel contempo aperte ad una lettura simbolica, frutto del lavoro di Donatella Senno e di Roberto Tonelli, ha testimoniato il versante delle paure ma ha sollecitato anche la speranza.
Nel corso dell’incontro, coordinato nelle varie fasi da Laura Triossi, si è dunque inaspettatamente realizzata una sorta di “strategia di conforto”, non prevista, non orchestrata, da parte degli adulti, anche del pubblico presente, nei confronti dei giovani. Le voci ottimistiche da loro espresse in prima battuta non erano state prevalenti, non erano apparse sicure, ma erano state apprezzate perché rivelatrici della serietà e profondità del lavoro di riflessione. La rivendicazione del sogno, la volontà di dare concretezza all’utopia, la ricerca di “risposte del cuore, della coscienza”, l’appello alle proprie risorse personali e alla propria responsabilità, il credere con forza che “anche un piccolo gruppo di persone può cambiare il mondo”... fanno parte di quel patrimonio di energie vitali che hanno in tutti i tempi connotato il mondo giovanile, e sarebbe stato veramente un gran peccato scoprirle spente, sopite, sotto il peso delle gravi emergenze di oggi.
Si stima di aver offerto ai giovani, che hanno partecipato attivamente, una buona opportunità di dialogo, utile ad alleviare dubbi e paure, a rinvigorire la speranza, a costruire insieme, pur nella diversità, il progetto di un futuro possibile.

La responsabile del gruppo cultura del “Punto d’Incontro”
Laura Montanari

 
 

 

 
 

agli incroci dei venti, 12 febbario 2006

 

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