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Appunti sulla storia della pena di morte americana
di Claudio Giusti

16 gennaio 2006 2200

1. Prima di Furman
La pena di morte (intesa come fatto giudiziario) arrivò in Nord America con gli inglesi. Le colonie la prevedevano per l’omicidio, ma anche per sodomia, adulterio, stregoneria, e per parecchi altri crimini. Comunque il numero dei reati capitali non raggiunse mai quello della madrepatria dove, a metà Ottocento, erano più di 200.
(Arthur Koestler, nel suo Reflections On Hanging, afferma che i patiboli posti agli incroci delle strade inglesi erano così comuni che venivano usati come riferimento dalle neonate guide turistiche. Me lo immagino: <seguite la strada alberata fino al crocicchio con le forche, qui girate a destra e proseguite sulla mulattiera che affianca il pittoresco ruscello>).
Secondo lo storico Watt Espy le esecuzioni legali pre-Furman sono state fra le 20.000 e le 22.500, mentre i linciaggi sarebbero stati 10.000. (Bohm Deathquest II pag. 4)
La prima esecuzione di cui sia abbia notizia è quella del Capitano Gorge Kendall fucilato per tradimento e spionaggio in Virginia nel 1608, ma è solo dal 1930 che esiste un registro nazionale delle esecuzioni. La quasi totalità delle vittime della giustizia americana erano maschi adulti. Le esecuzioni avevano luogo normalmente per impiccagione e in pubblico. Le ultime avvennero nel 1934-37, ma è stata la Pennsylvania, nel 1834, a eseguirle per prima nel chiuso di una prigione.
Il movimento abolizionista, con Benjamin Rush, fu presente almeno dai tempi della convenzione di Filadelfia e anche Franklin e Jefferson erano abolizionisti (avevano letto Beccaria). Il numero di crimini capitali venne progressivamente ridotto e il Tennessee fu il primo stato, nel 1838, a non avere più la pena di morte obbligatoria per l’omicidio. Fu il glorioso Michigan ad abolirla per primo nel 1846 (l’abolizione ebbe effetto dal primo marzo del 1847, ma era dal 1837 che non c’erano più esecuzioni in quel territorio) seguito poi dal Rhode Island nel 1852 e dal Wisconsin nel 1853 (entrambi abolizionisti totali). Da allora diversi stati hanno abolito, reintrodotto e poi abolito di nuovo la pena capitale, ma nel 1950 erano solo quattro gli stati senza il patibolo: Maine, Michigan, Minnesota e Wisconsin. (vedi Bohm primo capitolo). Per quanto riguarda le esecuzioni il decennio peggiore è stato quello degli Anni Trenta, con una media di 167 l’anno, di cui 199 nel solo 1935. Nel secondo dopoguerra il numero delle esecuzioni e degli omicidi diminuì drasticamente. Due casi giudiziari attirarono l’attenzione dell’opinione pubblica mondiale: i coniugi Rosenberg (ex. 19 giugno 1953) e Caryl Chessman (ex. 2 maggio 1960). La lunga battaglia giudiziaria di quest’ultimo e il coevo movimento per i diritti civili ebbero un forte impatto sugli abolizionisti che raccolsero parecchi frutti: alcuni stati chiusero con la pena capitale e nelle corti americane ebbe inizio una serie di tentativi di abolirla “per via giudiziaria”. Tentativi che culminarono con la sentenza Furman il 29 giugno del 1972. Ma fu una vittoria di breve durata.


2. La pena di morte e la Corte Suprema (Scotus)
La Costituzione degli Stati Uniti d’America prevede espressamente la pena capitale (Quinto e Quattordicesimo Emendamento) e la Corte Suprema non l’ha mai abolita.

Prima della sentenza Furman contro Georgia la Corte si era occupata solo una volta (Powell 1932) di un caso di pena di morte, ma esclusivamente sotto l’aspetto del diritto alla difesa, mentre nelle altre occasioni si era interessata al modo con cui la gente veniva uccisa. In re Kemmler (1890) aveva deciso la costituzionalità della corrente elettrica come sistema di morte e poi, in Francis (1947), non aveva avuto nulla a ridire sul fatto che si ripetesse la cottura non riuscita al primo colpo.
Powell contro Alabama invece riguardava la condanna a morte di 9 ragazzi neri accusati dello stupro di due ragazze bianche. Fra l’arresto e la condanna non passò più di una settimana e i nove, noti come Scottsboro Boys, non ebbero praticamente difesa. La Scotus decise che questo violava il 14° emendamento.
Fu solo dopo Gideon e Miranda che la Corte prese in considerazione casi di pena di morte e, dopo McGautha, si arrivò, il 29 giugno 1972, a Furman contro Georgia (nota anche come decisione Furman perché la Corte aveva sentenziato su altri due casi).

Con la sue nove diverse opinioni e le sue 233 pagine Furman è la più lunga, anche se non la più incasinata, delle sentenze della Scotus, ma non ha dichiarato la pena di morte incostituzionale in quanto tale (altrimenti non saremmo qui a farci il mazzo), bensì ha dichiarato incostituzionale il modo “arbitrario e capriccioso” con cui questa era a quel tempo amministrata. Contemporaneamente la Corte indicava il Model Penal Code dell’American Law Institute come l’esempio che gli stati dovevano seguire nel costruire i loro nuovi statuti. La Scotus aveva dato ragione a Furman che riteneva che l’illimitata discrezione delle giurie nel decidere la pena di morte violasse l’ottavo emendamento, ma solo due giudici (Brennan e Marshall) erano convinti che la pena capitale fosse di per sé contraria alla Costituzione. Gli altri sette decisero che il principio “death is different” fosse consono agli “evolving standard of decency that marked the progress of a maturing society.”

Furman è all’interno di una serie di sentenze progressiste che difficilmente sarebbero replicate oggi: Brown, Gideon, Miranda, Roe. Purtroppo fu immediatamente rigettata da un’opinione pubblica spaventata dalla guerra del Viet Nam, dalla crisi economica e sociale, dalle rivolte nei ghetti e soprattutto dal crescere di crimine e omicidi. Alcuni uomini politici senza scrupoli (come il presidente Nixon e l’allora governatore della California Regan) si posero alla testa dei forcaioli e non parve loro vero di avere una soluzione semplice per curare tutti i mali dell’America: “impicca il negro!”.

I parlamenti di Florida e Utah fecero gli straordinari e vararono le loro nuove leggi capitali entro la fine del 1972. Alla fine dell’anno successivo gli stati con un nuovo sistema di morte erano 15 e nel 1976 erano diventati 35 (più il governo federale). I condannati a morte erano già 460 e la Scotus, senza averne la più piccola prova, decise, con Gregg contro Georgia, che le nuove leggi capitali rispettavano Furman. Era il 2 luglio 1976. Pochi mesi dopo, il 17 gennaio 1977, nello Utah, Gary Gilmore si consegnava volontariamente al plotone d’esecuzione.


3. La nuova pena di morte americana post-Furman
Dalla decisione Gregg (le sentenze compagne sono Proffitt contro Florida e Jurek contro Texas) la giurisprudenza consolidata della Scotus prevede la pena di morte solo per l’omicidio con aggravanti elencate dalla legge. Prima di Furman si poteva essere condannati a morte per qualsiasi tipo di omicidio e, in alcuni stati, anche per rapina, stupro e rapimento. Ora occorre quello che Rick Halperin chiama “homicide with something”. L’omicidio dovrebbe cioè avere alcune aggravanti che lo distinguano dall’omicidio non capitale: essere un omicidio multiplo o particolarmente depravato, ovvero commesso per denaro oppure, ed è quello che fornisce l’80% delle condanne a morte, essere commesso durante lo svolgimento di un altro crimine, essere cioè un felony murder. Non si può essere condannati a morte per stupro (Coker contro Georgia 1977) o per rapimento (Eberheard contro Gerogia 1977) e la pena capitale non può essere obbligatoria (Woodston contro North Carolina e Roberts contro Louisiana 1976). Il processo deve essere biforcato: con un processo “normale” in cui si decide il verdetto: colpevole o non colpevole, seguito dal sentencing (in pratica un nuovo dibattimento) in cui si soppesano aggravanti e attenuanti e la giuria (da Ring contro Arizona solo la giuria) che decide della vita o della morte del condannato. Purtroppo i politici hanno allargato a dismisura la lista delle aggravanti.

Il Birmingham News ci ha recentemente illustrato la situazione delle aggravanti che possono portare, in Alabama, ad una condanna a morte. I politici locali, spinti da fatti di cronaca, ne hanno di volta in volta aggiunte fino a raggiungere il surreale.
Se uccidete qualcuno per la strada non siete passibili di pena capitale, ma lo diventate se gli prendete il portafogli. Se ammazzate qualcuno sparandogli da un’auto, che sia o meno in corsa, avete commesso un reato capitale noto come drive by shooting, ma se lo ammazzate dopo essere scesi dall’auto non siete più passibili di condanna a morte (sempre che la macchina non sia parcheggiata in doppia fila naturalmente).
In Alabama è un delitto capitale uccidere qualcuno che è in auto o in casa sparandogli dal di fuori, ma non lo è più se gli sparate dopo essere entrati in casa o in auto (cosa succede se quello esce dall’auto e voi lo ammazzate standoci dentro?)
http://www.al.com/opinion/birminghamnews/?choosinglife.html


4. Giurisprudenza
La filosofia che ispira tutte le sentenze della corte Suprema è stata così riassunta da Blume e Olive:

«With respect to the death penalty, the execution of an individual offender must, therefore, serve at least one of "two principal social purposes: retribution and deterrence of capital crimes by prospective offenders." Gregg v. Georgia, 428 U.S. at 183. [and] Unless the death penalty when applied to one in [petitioner's] position measurably contributes to one or both of these goals, it is 'nothing more than the purposeless and needless infliction of suffering'....Enmund v. Florida, 458 U.S. at 798 (quoting Coker v. Georgia, 433 U.S. at 592) (emphasis supplied).»

“La pena di morte serve ad almeno un di due principali scopi sociali, la retribuzione e la deterrenza per i delitti capitali nei confronti dei possibili criminali.” GREGG CONTRO GEORGIA 1976 (e) “A meno che la pena di morte non contribuisca in modo misurabile ad uno o entrambi questi due obbiettivi, essa altro non è se non l’imposizione, inutile e senza scopo, di sofferenza” ENMUND CONTRO FLORIDA 1982
http://www.capdefnet.org/hat/contents/intro_to_8th/3_intro_to_8th.htm



4.1. Alcune sentenze della Corte Suprema
Trop contro Dulles 1958
La Scotus decise che la lettura dell’Ottavo Emendamento non poteva più essere letterale, ma collegata all’ “evolving standard of decency that marked the progress of a maturing society.”. In altre parole il termine “cruel and unusual” non poteva più essere interpretato con i canoni della fine del diciottesimo secolo ma con quelli di una società che ha canoni di decenza in evoluzione. (vedi anche Weems contro Stati Uniti, 1910)

Gideon contro Florida 1962
Veniva finalmente garantito un avvocato a tutti gli accusati

Brady contro Maryland 1963
L’Accusa ha l’obbligo di fornire alla Difesa le eventuali prove a favore dell’imputato.

Miranda contro Arizona 1966
Obbliga la polizia a informare un arrestato dei suoi diritti costituzionali.

Witherspoon contro Illinois 1968
Prima di una serie di sentenze con cui la Scotus ha deciso che i giurati in un caso di pena di morte devono essere death qualified: non devono cioè essere né sempre contro né sempre a favore della pena di morte, ma devono essere in grado di decidere quando essa è appropriata o meno.

McGautha contro California 1971
Sentenza resa celebre dal giudice Harlan che vi ha scritto:
"La storia della pena capitale per i rei di omicidio (…) svela gli sforzi ininterrotti , tutti egualmente privi di successo, tesi a identificare prima del fatto quali siano i tipi di omicidio per cui il reo meriterebbe la morte. (…) Coloro che hanno fatto i conti con l'arduo compito di tentare effettivamente di trovare il modo di incanalare la discrezione nelle sentenze capitali hanno confermato la lezione impartita dalla storia. (…) Identificare prima del fatto le caratteristiche di quegli omicidi criminali, e dei loro autori, per i quali si possa invocare la pena di morte, ed esprimere queste caratteristiche in un linguaggio che possa essere correttamente compreso e applicato da chi emana la sentenza, sembrano esser compiti che sono al di là delle attuali capacità umane."

Lockett contro Ohio 1978
Ha prodotto la Lokett doctrine. La difesa può presentare qualsiasi circostanza attenuante, mentre le aggravanti devono essere previste dalla legge.

Enmund contro Florida 1982
Chi ha avuto un ruolo minore in un felony murder non può essere condannato a morte, a meno che (Tison contro Arizona 1987) non abbia dimostrato un grave disprezzo per la vita umana

Barefoot contro Estelle
La Scotus accetta le testimonianze degli psichiatri che nel sentencing predicono (in Texas e Virginia) la futura pericolosità dell’imputato.

Ford contro Wainwright 1986
Non si può uccidere chi è diventato pazzo nel braccio della morte

Batson contro Kentucky 1986
Ha vietato l’uso da parte dell’Accusa di espellere i potenziali giurati neri.

McCleskey contro Kemp 1987
La Corte Suprema accettava candidamente che il razzismo è implicito nella giustizia americana: “Apparent disparities in sentencing are an inevitable part of our criminal justice system.”

Thompson contro Oklahoma 1988
La Corte Suprema decideva la costituzionalità della pena di morte per chi avesse più di 16 anni al momento del delitto. Ribaltata da Roper nel 2005.

Murray contro Giarratano 1989
In appello non c’è il diritto costituzionale adave re un avvocato d’ufficio.

Stanford contro Kentucky 1989
Ribadiva Thompson


Penry contro Lynaugh 1989
Permetteva l’esecuzione degli andicappati mentali. Ribaltata da Atkins nel 2002

Teague contro Lane 1989
Considerata arbitraria e perversa ha bloccato la retroattività della norma più favorevole. Del resto il Senato, nel ratificare l’ICCPR, ha messo una riserva all’Articolo 15 paragrafo 1 per impedire la retroattività favorevole all’imputato.

McCleskey contro Zant 1991
La Corte Suprema bloccava il secondo appello di McClesky per abuse of the writ, confermando la sua giurisprudenza tesa a ridurre le possibilità di appello dei condannati a morte. (vedi Teague)

Payne contro Tennessee 1991
La Corte Suprema, ribaltando Booth, decideva che i parenti della vittima di un omicidio possono testimoniare il loro dolore nella fase del sentencing. E’ universalmente riconosciuta come una grave distorsione della giustizia.

Herrera contro Collins 1993
L’essere innocenti non esclude che si possa essere uccisi lo stesso

Callins v Collins 1994
Sentenza nota solo per la famosa dissenting opinion del giudice Blackmun
“Sono passati vent’anni da quando questa Corte [Suprema] proclamò che la pena di morte può essere imposta solo ed esclusivamente in maniera equa e con una ragionevole coerenza (…) [ma], nonostante gli sforzi degli Stati e delle corti per escogitare formule legali e regole procedurali adatte a raggiungere questa impegnativa sfida, la pena di morte rimane intrisa di arbitrarietà, discriminazione, capriccio ed errore. (…) Da oggi in poi non mi gingillerò più nel tentativo di riparare il meccanismo della morte. Per più di 20 anni ho cercato (in realtà ho lottato) insieme alla maggioranza della Corte nel tentativo di sviluppare regole procedurali e sostanziali che portassero a qualcosa di più di una mera apparenza di equità nell’applicazione della pena di morte. Piuttosto che continuare a cullarmi nell’illusione della Corte che si sia raggiunto il livello accettabile di equità (…), mi ritengo moralmente e intellettualmente obbligato ad ammettere che l’esperimento della pena di morte è fallito. (…) [e che] la domanda di base: - il sistema determina accuratamente e coerentemente quale accusato “merita” di morire? – non può avere una risposta affermativa.”

Ring contro Arizona 2002
Sentenza non retroattiva che ha dichiarato incostituzionali le sentenze di morte non emesse da giurie. Restano valide quelle bench trial e resta il dubbio sulla validità della raccomandazione non unanime in Alabama e Florida.

Atkins contro Virginia 2002
Ha dichiarato incostituzionale la pena di morte per i ritardati mentali, senza però specificare cosa si debba intendere per ritardato mentale.

Miller-El contro Dretke 2003 e 2005
Due sentenze per la stessa persona in cui la Corte ha ribadito Batson

Banks contro Dretke 2004
Ha ribadito Brady


Roper contro Simmons 2005
Il 1 marzo 2005, ribaltando Thompson e Stanford, ha dichiarato incostituzionale la pena di morte per i minorenni.


4.2. Alcuni emendamenti alla Costituzione degli Stati Uniti
Quinto Emendamento 1791
Nessuno sarà tenuto a rispondere di un reato che comporti la pena capitale, o comunque infamante, se non per denuncia o accusa fatta da una grande giuria, a meno che il reato non sia compiuto da individui appartenenti alle forze di terra o di mare, o alla milizia, quando questa si trovi in servizio attivo, in tempo di guerra o di pericolo pubblico; né alcuno potrà essere sottoposto due volte, per un medesimo delitto, a un procedimento che comprometta la sua vita o la sua integrità fisica; né potrà essere obbligato, in qualsiasi causa penale, a deporre contro sé medesimo, ne potrà essere privato della vita, della libertà o della proprietà, se non in seguito a regolare procedimento legale (without due process of law); e nessuna proprietà potrà essere destinata ad un uso pubblico, senza un giusto indennizzo.

Sesto Emendamento 1791
In ogni processo penale, l'accusato avrà il diritto di essere giudicato sollecitamente e pubblicamente da una giuria imparziale dello Stato e del distretto in cui il reato e stato commesso (i limiti del quale distretto saranno stati precedentemente determinati per legge); e avrà diritto di essere informato della natura e del motivo dell'accusa; di esser messo a confronto con i testimoni a suo favore, e di farsi assistere da un avvocato per la sua difesa

Settimo Emendamento 1791
Nelle cause che dovranno essere giudicate a norma della common law, il diritto al giudizio a mezzo di giuria sarà mantenuto ogni volta che l'oggetto della controversia superi il valore di venti dollari; e nessun fatto giudicato da una giuria potrà essere sottoposto a nuovo esame in qualsiasi altra Corte degli Stati Uniti, se non secondo le norme della common law.

Ottavo Emendamento 1791
Non si dovranno esigere cauzioni esorbitanti, né imporre ammende eccessive, né infliggere pene crudeli e inusitate

Quattordicesimo Emendamento 1868
Tutte le persone nate o naturalizzate negli Stati Uniti e soggette alla loro giurisdizione sono cittadini degli Stati Uniti e dello Stato in cui risiedono. Nessuno Stato emanerà o darà vigore ad alcuna legge che restringa i privilegi o le immunità dei cittadini degli Stati Uniti; così pure nessuno Stato priverà alcuna persona della vita, della libertà, o della proprietà se non in seguito a regolare procedimento legale (without due process of law), né rifiuterà a chicchessia nei limiti della sua giurisdizione l'eguale protezione delle leggi (the equal protection of the laws)


5. Dati storici sulla pena di morte americana
Secondo Watt Espy le esecuzioni in territorio americano sono state, dal 1608 al 31 dicembre 1998, 19.248. Di queste 500 sono post-Furman. Questi dati non sono ufficiali e non sono completi, visto che solo dal 1930 esiste un registro delle esecuzioni. [Stuart Banner: “The Death Penalty. An American History”. Cambridge, Harvard UP 2002, p 313] Bohm cita sempre Espy fornendo il dato di 20.000 – 22.500 esecuzioni legali e di 10.000 linciaggi. [Robert M. Bohm “Deathquest II” Cincinnati, Anderson Pub. 2003, p. 2]

ATTENZIONE: i dati degli Espy files sono inferiori,
http://deathpenaltyinfo.org/article.php?scid=8&did=269
come lo sono quelli di Amnesty International che fornisce la cifra di 18.000 esecuzioni.
AMR 51/052/1999 Killing with Prejudice, Race and the Death Penalty
http://web.amnesty.org/library/Index/ENGAMR510521999?open&of=ENG-USA 

Dal 1930 (primo anno di statistica federale) al 1967 ci sono state 3.859 esecuzioni.
Il decennio peggiore è stato il primo, con 1.676 esecuzioni di cui 199 nel solo 1935.
I neri erano il 54% del totale e il 90% dei 455 uccisi per stupro (97% al Sud).
Le donne 32.
I 3/5 delle esecuzioni sono avvenute nel Sud.
http://www.deathpenaltyinfo.org/article.php?scid=8&did=1110
 

Si devono poi aggiungere 160 esecuzioni di militari. (La Marina non ha fatto esecuzioni dal 1849).
http://justice.uaa.alaska.edu/death/history.html#unitedstates
 

Le esecuzioni post-Furman, dal 17 gennaio 1977, sono un migliaio.
L’anno peggiore il 1999 con 98 esecuzioni.
L’ottanta per cento nel Sud, di cui più di un terzo in Texas.
I neri erano il 34%, ma le esecuzioni riguardavano all’80% assassini di bianchi.
208 i neri uccisi per l’assassinio di un bianco.
12 i bianchi uccisi per l’assassinio di un nero (mai nessuno dal Texas)
10 le donne giustiziate.
22 i minorenni (13 in Texas)
http://people.smu.edu/rhalperi/exec05.html
 

Fra il 1890 e il 1966 ci sono state 4.308 esecuzioni con la sedia elettrica.
Fra il 1930 e il 1980 le esecuzioni con la camera a gas sono state 952.
La stragrande maggioranza dei condannati è stata impiccata.
Nel post-Furman la sedia elettrica ha fatto 152 vittime, 2 la fucilazione, 3 l’impiccagione e 11 la camera a gas. Gli altri sono stati uccisi con l’iniezione letale.

I linciaggi di cui si è avuta notizia sono stati, dal 1882 al 1968, 4.743. I neri linciati, uomini e donne, sono stati 3.446 (ma fra i linciati ci sono anche ebrei e italiani).
In testa il Mississippi con 539 (più 42 bianchi), poi la Georgia con 492 e 39, il Texas (352 - 141), la Louisiana (335 - 56) e l’Alabama (299 - 48). Ovviamente queste sono cifre gravemente approssimate per difetto.
http://www.english.uiuc.edu/maps/poets/g_l/lynching/lynching.htm
 



Bibligrafia

ACKER JAMES et. al.
America’s Experiment With capital Punishment. Second Edition, Durham N.C. Carolina Academic Press 2003

BEDAU HUGO ADAM ed.
The Death Penalty in America. Oxford, Oxford University Press. 1997

BOHM ROBERT
Deathquest. An Introduction to the Theory and Practice of Capital Punishment in the United States Second Edition Anderson Publishing, Cincinnati USA, 2003

LATZER BARRY
Death Penalty Cases, Second edition, New York, Butterworth, 2002

STREIB VICTOR L
Death Penalty in a Nutshell, St. Paul MN, Thompson 2003

Sulla storia della pena capitale americana
» http://justice.uaa.alaska.edu/death/history.html 

» http://deathpenaltyinfo.msu.edu/c/about/history/contents.htm

» http://www.deathpenaltyinfo.org/article.php?did=199&scid=15


» http://www.pbs.org/wgbh/pages/frontline/shows/execution/readings/history.html

Sulla Corte Suprema
» http://www.deathpenaltyinfo.org/article.php?did=248&scid=38
 

 
 

 

 
 


agli incroci dei venti, 16 gennaio 2006

 

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