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Latine loqui
di
Luigi Impieri
Il 19 gennaio 2006,
presso l’Istituto Italiano di
Cultura di Budapest, Bródy Sándor u. 8- 1088 Budapest, alle ore 18,
sarà inaugurata la mostra di pittura “Latine
Loqui” che il
sottoscritto terrà insieme agli artisti Stefano Bianco,
Fulvio Longo e Rocco Zucco.
La mostra patrocinata dal Parlamento Europeo e dalla Provincia di
Cosenza, s’inserisce all’interno di un progetto, in cui noi artisti
siamo stati coinvolti per affermare i valori della pace e dell’amicizia
dei popoli che in particolare si avviano a convivere all’interno dell’
U.E. all’indomani di dei nuovi assetti geo-politici, che si sono
determinati anche con conseguenze tragiche, nei paesi dell’Est europeo.
Sappiamo che il ribaltamento dei sistemi di potere dittatoriali, in
queste aree, ha favorito l’avvio di uno sviluppo democratico.
Molte fra le Nazioni dell’Europa dell’est, si apprestano attualmente ad
entrare nella confederazione degli Stati dell’Unione Europea.
Ciò rappresenterà una buona occasione, per ripristinare, la tradizione
culturale che storicamente ha accomunato l’insieme delle popolazioni
europee.
Purtroppo i pregiudizi che nel tempo si sono creati, non solo a causa
della guerra fredda, specialmente all’interno della società occidentale
nei confronti di quella orientale, hanno favorito la creazione di
inopportune barriere ideologiche e culturali, che bisognerebbe al più
presto rimuovere.
Proprio per questo, la mostra di Budapest, rappresenta un ponte, non
solo ideale, di congiunzione, tra l’ovest e l’est dell’Europa; in
particolare fra l’Italia che in seno all’Unione Europea è già presente
da tempo e l’Ungheria che si appresta ad entrarvi.
Sappiamo bene che uno degli ostacoli da rimuovere al fine di poter
riavvicinare e far dialogare i popoli, riappacificandoli, è sicuramente
rappresentato dalla diversità delle lingue parlate in Europa.
L’Arte però, grazie al suo linguaggio universale, può far fronte a
questo problema; senza retorica, possiamo affermare che essa è capace di
abbattere le barriere dell’incomprensione.
Investendo sulla forza espressiva e comunicativa dell’arte, l’Europa
produce un’operazione interessante di avvicinamento fra i popoli.
Credo che la scelta operata dall’ U.E. su di noi per l’allestimento di
questa mostra si basi anche sul fatto che da tempo, noi quattro operiamo
nell’ambito di una ricerca che affonda nelle tradizioni che unirono in
passato, prima l’universo mediterraneo e poi quello propriamente
europeo.
L’uso da parte nostra, di colori accesi, di segni morbidi e curvilinei e
la ricerca operata nei confronti di una bellezza ideale, rimandano ad
esempio, allo stile espresso dagli artisti appartenuti alla civiltà
minoica, micenea e greca.
E noi, sappiamo bene che la nostra attuale cultura europea tout court, è
erede di quelle civiltà, mai cancellate né sostituite.
Volerle recuperare, attraverso il linguaggio dell’arte, significherebbe
poter ricucire gli strappi, che nel tempo, si sono prodotti e protratti,
nella storia dell’Europa.
Questo è un pò il senso, che vorremmo dare alla nostra esposizione.
Ci piacerebbe che per mezzo di questo vernissage, potessimo sollecitare
le intelligenze e provocare al contempo quella necessaria emozione, al
fine di poter indurre l’attenzione degli spettatori presenti alla
vernice, sul tema della pace che noi artisti partecipanti alla mostra
organizzata dall’Istituto di Cultura Italiano di Budapest, ci proponiamo
di comunicare in quella sede, con “Latine
loqui”.
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