Coalizione Italiana Contro la Pena di Morte

inglese

 

 Il caso di Gerald Marshall

 

 

 Gerald Marshall
# 999489

Polunsky Unit D/R
3872 F.M. 350 South
Livingston, TX 77351
USA



Gerald Marshall, nato nel luglio del 1982 e detenuto nel braccio della morte del Texas dall’8 dicembre del 2004, e’ stato giudicato colpevole di aver ucciso nel 2003 durante una rapina Christopher Martin Dean, un uomo che stava lavorando in un fast-food “Whataburger”. Secondo le accuse, insieme a Marshall c’erano tre complici: Gregory O'Neil Love, Ronald Worthy e Kenny Earl Calliham.

Gerald Marshall si e’ sempre dichiarato innocente e sostiene di essere stato giudicato colpevole e condannato a morte unicamente in base alle dichiarazioni rese da persone che hanno tratto vantaggio dalle loro stesse deposizioni: i suoi coimputati.

Come quasi tutti i condannati a morte indigenti, Gerald non ha potuto assicurarsi un’adeguata difesa legale. I suoi legali d’ufficio non sono quasi mai entrati in contatto con lui, ne’ personalmente ne’ tramite posta, quindi il processo da lui subito non si puo’ certo definire equo.

Gerald sta cercando ora, da solo, di capire cosa e’ accaduto al suo processo e, soprattutto, cosa si puo’ fare – a questo punto - per dimostrare la sua innocenza. Egli spera nella riapertura del caso. Purtroppo Gerald non ha nessun tipo di preparazione in materia legale, e nessuno e’ in grado di aiutarlo economicamente. E’ stato separato dai suoi genitori, in quanto tossicodipendenti, all'età di tre anni ed e’ restato in affidamento presso diverse famiglie (dove ha persino subito abusi, cosa che – paradossalmente – e’ stata usata contro di lui al processo) fino alla maggiore eta’.

Secondo Gerald, un uomo di nome Dennis Meyer sa la verita’ ed e’ l’unico che puo’ aiutarlo. Gerald Marshall sta cercando qualcuno che lo aiuti a trovare quest’uomo e, finalmente, a dimostrare la sua innocenza.

Chiunque volesse fare qualcosa per lui e/o avere ulteriori informazioni, anche di tipo legale, puo’ rivolgersi a:

Anna Langiano
e-mail benvenutoraggiodisole@virgilio.it

(Anna e’ in contatto con gli attuali legali di Gerald)


 


Questo quanto accaduto, in breve, secondo Gerald:

Quando ero in carcere, mai avrei pensato di finire nel braccio della morte per un crimine commesso da qualcun altro. Sono stato formalmente accusato di omicidio capitale il 3 luglio 2003, mentre mi trovavo nel carcere della Contea di Harris (Texas). Avevo un precedente per possesso di marijuana ed avevo perso delle multe per aver violato il Codice della Strada, ma niente di serio.

Quanto mi e’ accaduto e’ una vera ingiustizia. Mi vergogno profondamente di essere stato coinvolto in una cosa così orrenda. Sono molto triste per la famiglia della vittima e ci tengo a dirlo perche’ non mi era mai capitato di essere coinvolto in crimini violenti.

Non ho avuto una vita facile, sono stato sbattuto da una famiglia all’altra fin da piccolo. Circa un anno e mezzo dopo aver lasciato l’ultima famiglia, mi sono messo a cercare mia sorella. Aveva bisogno di soldi per pagare l’affitto, altrimenti sarebbe finita per strada. Una sera ho incontrato colui che in seguito sarebbe divenuto un mio coimputato, il quale mi disse che mi avrebbe dato una mano. Credevo fosse davvero una persona disposta ad aiutarne un’altra, ma sbagliavo. Non avevo mai pensato ad una rapina ed era la prima volta che mi trovavo coinvolto in una cosa così.

Prima del processo [per il caso di omicidio] mi trovavo nel carcere della Contea di Harris ed ero convinto che l’accusa mossa nei miei confronti fosse unicamente quella di rapina aggravata, visto che sapevo bene di non aver ucciso nessuno ne’ di volere che qualcuno si facesse male. I miei due coimputati furono messi nella stessa cella. Fin dall’inizio cercarono di far ricadere la colpa su di me, dicendo che ero stato io a sparare a quell’uomo. Cercavano di aiutarsi a vicenda.

Durante il periodo di detenzione al carcere di contea, ho chiesto ripetutamente di essere processato. Sapevo di essere innocente e di non aver commesso un omicidio ed ero convinto che, al massimo, sarei stato giudicato colpevole di rapina aggravata. Ma le cose non andarono così.

Lo Stato non aveva molti testimone chiave, i due principali erano Wilbert Marsh e Tony Ketchum. E poi avevano il mio coimputato, Kenny Calliham, ed un altro testimone secondo cui io gli avevo confessato di aver commesso il crimine.

Al processo Wilbert Marsh disse di avermi visto [all’interno del ristorante]. E Kenny disse che avevo sparato. I testimoni piu’ importanti erano proprio quelli che io avevo detto al mio avvocato di chiamare. I testimoni dello Stato erano gli stessi che avrebbero potuto scagionarmi, invece scaricarono su di me tutte le colpe. L’unica cosa che posso dire e’ che il mio processo e’ stato un mucchio di menzogne.

Lo Stato chiamo’ Tony Ketchum come principale testimone. All’inizio pensavo andasse bene, perche’ io sapevo di non aver sparato ed ero a conoscenza di quanto detto da Ketchum in precedenza, perche’il mio avvocato mi aveva mostrato alcune delle sue dichiarazioni, nelle quali [Ketchum] aveva detto di aver visto un ragazzo di colore a meta’ corridoio con un pistola nella mano sinistra. Lo feci notare ripetutamente al mio avvocato, perche’ il mio coimputato in questione e’ mancino e questo e’ importante ai fini del riconoscimento della mia innocenza. Ma Ketchum al processo cambio’ completamente le dichiarazioni rilasciate in precedenza. Sono certo che sia stato il Procuratore a fargli dire cose diverse.

Il testimone piu’ critico fu Wilbert Marsh, forse perche’ aveva guardato bene chi era entrato [nel ristorante]. Dopo l’omicidio gli era stato chiesto per due volte di esaminare alcune foto di sospettati. Pur essendo l’unico ad essere in quel gruppo di fotografie (i miei coimputati non c’erano!!), Marsh non scelse la mia foto. Credevo che questo sarebbe saltato fuori al processo. Invece, quando l’Accusa gli chiese chi avesse riconosciuto nelle fotografie, egli disse di aver riconosciuto me.

Kenny dichiaro’ poi che a sparare ero stato io, nonostante prima avesse rilasciato 2 diverse dichiarazioni: nella prima aveva detto che non sapeva chi era stato a sparare e nella seconda aveva ripetuto piu’ o meno le stesse cose, ma aveva aggiunto alcuni dettagli. Solo nella terza, l’ultima, disse che ero stato io.

Lo Stato mi ha condannato sulla base di prove circostanziali. Una delle cose principali su cui si sono basati e’ stato il colore della pistola che i testimoni hanno detto di aver visto. Nelle sue dichiarazioni prima del processo, Kenny disse che io avevo una pistola di colore scuro e questo, paradossalmente, mi sarebbe stato d’aiuto, visto che i due testimoni principali avevano detto che chi aveva sparato aveva una pistola color argento. Poi al processo cambio’ la sua versione e disse che avevo io quella color argento. Ha detto tante altre cose diverse dalla realta’, per ottenere qualcosa in cambio. I miei coimputati erano coalizzati contro di me.

E a proposito dell’altra persona, quella che ha dichiarato che io gli avevo confessato di essere l’assassino, anche lui ha mentito. Siamo stati nella stessa cella per soli dieci minuti. Stavamo parlando entrambi ai nostri avvocati dei nostri rispettivi casi, quindi lui sapeva del mio ed io sapevo del suo. Lui era un criminale comune con diversi precedenti. In quel periodo rischiava 20 anni di carcere per aver aggredito una donna. Facile per lo Stato fare un accordo con lui.

Durante il procedimento, il mio avvocato scoprì che i miei due coimputati erano nella stessa cella e cercavano di costruire il caso contro di me utilizzando un’altra persona, un tale di nome Dennis Meyer. Non ho parlato a quest’uomo dell’accaduto quando l’ho visto nel carcere di contea. Comunque, Dennis rilascio’ una dichiarazione alla polizia nella quale disse che stavano cercando di incastrarmi e l’ufficio del Procuratore lo sapeva, ma quando il mio avvocato al processo chiese all’Accusa se avevano dei documenti utili a chiedere l’impeachment di Kenny, la risposta fu no. In seguito Dennis Meyer si fece avanti e testimonio’, dicendo che Kenny aveva mentito in merito al suo ruolo nel crimine. E, cosa piu’ importante, disse anche che io non ero colpevole dell’omicidio, ma che ero “complice”. Ma in Texas cio’ basta per ottenere un verdetto di colpevolezza. Io non ho ancora avuto modo di leggere la dichiarazione rilasciata da Dennis. Ora, se fossi stato giudicato colpevole di complicita’, forse non mi sarebbe stata inflitta una condanna capitale. Come se io ed un’altra persona fossimo nella stessa auto, lei beve e io no. Ci fermano. Entrambi verremmo portati in carcere, poi io verrei accusato di complicita’, ma non verrei considerato come il responsabile del crimine piu’ grave, non avendo bevuto. Nel mio caso, non dovrei trovarmi nel braccio della morte, non avendo io sparato a quell’uomo.

Nelle conclusioni al processo l’Accusa disse che ad uccidere eravamo stati o io o un coimputato, che con tutte quelle bugie era difficile da capire, ma che comunque – essendo la’ – avrei potuto essere io il colpevole. E qui entra in gioco Dennis Meyer, che potrebbe provare la mia innocenza. La persona piu’ importante, quella che adesso puo’ davvero aiutarmi, e’ lui. Quest’uomo sa moltissime cose su questo caso, cose che a me non sono mai state dette.

Se volete, posso farvi avere copie delle trascrizioni processuali. Quelle descritte sopra sono soltanto alcune delle cose piu’ importanti. Scrivetemi e vi forniro’ tutte le informazioni necessarie.

Aiutatemi a dimostrare la mia innocenza.
Aiutatemi a non morire per un crimine che non ho commesso.

Grazie a tutti per il vostro aiuto.

Gerald Marhall
# 999489
Polunsky Unit D/R
3872 F.M. 350 South
Livingston, TX 77351
USA



 

Una breve esposizione del procedimento legale fatta dall’avvocato attuale di Gerald, Wayne T. Hill, che lo segue in appello:

La giuria processuale ha giudicato Gerald Marshall colpevole dell’omicidio di un dipendente di un fast-food nel corso di una rapina. Le prove presentate dall’Accusa al processo sono state le dichiarazioni degli altri dipendenti del fast-food presenti la notte dell’omicidio, nonche’ un coimputato di Gerald Marshall. Anche agenti di polizia hanno testimoniato contro Marshall sostenendo che avrebbe rilasciato dichiarazioni ammettendo di essere coinvolto nella rapina. Inoltre, una ex fidanzata di Marshall ha dichiarato che, dopo il verificarsi dell’omicidio, lei e Gerald ebbero un alterco. Lo Stato del Texas chiamo’ anche un altro testimone e precisamente un ex compagno di cella di Marshall, il quale disse in tribunale che “Gerald gli aveva spiegato la situazione”. Al processo furono introdotte altre prove a sostegno della tesi dell’Accusa in relazione allo svolgimento del crimine.

In appello sono state presentate [dalla Difesa] diverse questioni, anche di carattere costituzionale. Si e’ messa in discussione la sufficienza delle prove reali utilizzate per ottenere la condanna del signor Marshall, l’ammissibilita’ delle dichiarazioni rese dal signor Marshall agli agenti di polizia (nessuno lo aveva informato del suo diritto a restare in silenzio e delle possibili conseguenze), l’uso da parte dello Stato di accuse penali che nulla avevano a che fare con quel procedimento, la negazione del diritto al confronto con i testi d’Accusa, l’ammissibilita’ della testimonianza in “sentito dire” sulla base della quale Marshall avrebbe detto [al compagno di cella] di aver sparato, il rifiuto da parte della Corte [processuale] di ammettere prove favorevoli alla Difesa, il rigetto da parte della Corte [processuale] di mozioni nelle quali si chiedeva l’annullamento del processo per vizi di procedura ed anche quella in cui si richiedeva un nuovo processo.

Le conclusioni sono state presentate alla Corte di Appello Penale del Texas di Austin e la risposta dello Stato e’ attesa per il 17 febbraio 2006.

Per l’habeas corpus, che viene condotto separatamente dall’appello diretto, il signor Marshall e’ seguito dall’avvocato Dick Wheelan di Houston.
 

 

 
 

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