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ATTO III, SCENA I
H. è nella gabbia, ai suoi piedi sta il sacerdote.
H. - Ciao, prete. Oggi stavo pensando una cosa.
S. - Va meglio, se ricominci a pensare. La settimana scorsa non ti
riconoscevo. Non sembravi più tu. Sembravi tornato quello di una volta, quello di dieci
anni fa, quando ti ho incontrato per la prima volta.
H. - Stavo giusto pensando a quella prima volta. Ricordi i libri che
avevo sul tavolo quando entrasti nella cella?
S. - Certo, mi vien da ridere ancora adesso: Oscar Wilde, il ritratto di
Dorian Gray, il Galileo di Brecht, qualcosa di Nietsche e, dulcis in fundo, delle riviste
pornografiche.
H. - Ti aspettavo quella volta, volevo vedere come reagivi. Sai, non
avevo letto niente di quei libri, avevo raccolto in biblioteca tutto quello che pensavo
potesse dare fastidio a un prete.
S. - E io ti dissi che avevo letto tutto, tranne le riviste
pornografiche, naturalmente.
H. - Sai, poi ho letto. E oggi sono andato a cercare una frase di Wilde
che mi ero appuntato. Senti: La società abbandona l'uomo a se stesso dopo che egli ha
subito il castigo, lo abbandona proprio nel momento in cui incomincia il suo più alto
dovere verso di lui
Profetico!
È quello che mi sta succedendo.
S. - Qualcuno ti stava aiutando. Perché hai cacciato tutti.
H. - Non mi andava di vedere altre persone sconfitte, basta la mia.
Oggi, mentre noi stiamo parlando, nove persone stanno decidendo il mio castigo. Ti rendi
conto? Nove persone che non mi conoscono, che hanno letto la mia storia sul giornale.
Qualcuno dirà si, qualcuno dirà no.
Ma c'è un mondo in mezzo a quei si e quei no. C'è la loro storia, la loro formazione
personale, i loro odiì e le loro simpatie.
In mezzo c'è anche, forse, la mia storia, il nostro incontro, questi quindici anni di
galera e i gli ultimi dieci. Conterà tutto questo?
S. - Spero di si!
H. - Ti credo, ti ho rispettato in questi lunghi anni e penso che
sei stato uno dei pochi amici che ho incontrato. Non mi hai giudicato, hai saputo
accogliermi, sei entrato dentro di me in silenzio, lentamente. Se ho cercato un riscatto,
se ho cercato di dare risposte agli interrogativi del mio passato che bruciavano dentro,
se ho cercato di riscattare, per il poco che qui mi è stato concesso, il male che ho
fatto, lo devo a te.
Ma oggi non riesco ad avere la tua speranza.
Io non so neppure se credo in Dio. Non so se ho il diritto di credere e di cercare Dio.
Gli parlo, lo prendo per un gomito, mi lamento e
rimango in silenzio dalla vergogna.
S. - Non mi cercheresti, se non mi avessi già trovato.
H. - Blaise Pascal. L'ho letto.
Però io ho ancora un peso enorme dentro. Mi trovo solo, più solo che mai, al cospetto
delle colpe che non arretrano, delle condanne che non mutano col tempo che passa. Tante
volte mi ritrovo senza più la forza di vergognarmi, svuotato di me stesso, come se stessi
osservando un uomo nudo che da lontano mi si avvicina con tutta la sua nudità.
Reietto rimango, per le mie colpe, per l'irrisolto dolore di chi non ha più parola.
S. - Questo è il tuo mondo in mezzo. Quello che sta tra la tua gabbia e
il mondo. Se hai saputo riempirlo del tuo dolore, della tua ricerca di perdono, della tua
volontà di diventare uomo, allora sei già fuori da quella gabbia.
Quanti di noi, che non abbiamo ucciso, vivono in un mondo in mezzo, in cui le coscienze e
la vita di tutti di giorni non si incontrano?
Se hai fatto questa strada, non temere il giudizio.
Questo mio figlio era morto e l'ho ritrovato, ricordi?
H. - Per questo hai perso tutto questo tempo con me.
S. - Per questo ho vissuto il mio tempo con te.
ATTO III, SCENA II
Il palco e completamente buio, l'occhio di bue inquadra il
lato sinistro dove su uno scranno sta seduto il giudice.
Il giudice si alza e inizia a leggere:
G. - In nome del popolo, e del gentile pubblico, vista la
votazione della giuria, questo tribunale decide di
IPOTESI FINALE N° 1
NON ACCOGLIERE la richiesta
Sulle parole "NON ACCOGLIERE" parte il Dies irae di Mozart e l'occhio di bue
inquadra la gabbia su cui è seduto un fantoccio che dà la schiena al pubblico.
Il fondo della gabbia si apre e il fantoccio penzola.
Il sipario si chiude subito sulle note del Dies Irae.
IPOTESI FINALE N°2
ACCOGLIERE la richiesta
La gabbia è stata rimossa e tutto finisce con la proiezione sul fondale del
Colosseo illuminato sulle note dell'ADAGIO di Pachelbell.
Vincenzo Andraous
tutor educatore Comunità "Casa del Giovane" di Don Franco
Tassone a Pavia via Lomonaco 43
Fabio Gandi
educatore Comunità "Casa del Giovane" di Don Franco Tassone a
Pavia via Lo monaco 43 |
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