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Senza voler essere blasfemo, vorrei iniziare
quest'articolo con una metafora: "Uno spettro si aggira per l'Italia; lo spettro
della statua di Padre (San) Pio".
Personalmente la figura di San Pio non mi è sgradevole, ma la sua immagine così
cinicamente abusata, si.
L'italiano è devoto si sa, quindi, via alla veloce realizzazione, da parte delle
amministrazioni locali, di innumerevoli busti e statue rappresentanti il Santo pugliese.
Lo hanno collocato ormai dovunque, nei punti più suggestivi dei nostri (ex belli) paesi e
città.
Il risultato raggiunto appare almeno discutibile. Queste "opere-scempio" non
sono dovute alla manifattura d'artisti degni di questo nome.
Essi, infatti, avrebbero potuto interpretare
l'idea di devozione al Santo o la stessa Santità, creando opere per lo meno originali.
Ammettiamolo senza remore, quelle facce del Santo sono oscure, spente, anonime, senza
espressione né intensità.
È chiaro come vengono prodotte; grosse
organizzazioni le riproducono in serie con evidenti lauti profitti, proponendole ai vari
amministratori, i quali, evidentemente, non badano a spese (ma il tornaconto per costoro
è più che evidente) pur di soddisfare una richiesta popolare.
La bruttezza di tali opere è tanta che mi piacerebbe s'indignassero anche i prelati, che
appaiono, oggi, fin troppo accondiscendenti ad accettare che si degradino così
meschinamente le nostre piazze più belle con Opere indegne, non per ciò che
rappresentano, ma per come lo rappresentano.
Pensiamo al Rinascimento o al Barocco italiani; le opere d'arte Sacra erano scelte da
esperte commissioni, le quali le vagliavano con attenzione, esaltando le migliori
capacità artistiche dell'epoca; Brunelleschi, Masaccio, Michelangelo, Raffaello,
Leonardo, Bernini solo per fare pochi nomi noti.
Proviamo a chiudere gli occhi e ad immaginare i nostri posteri ad osservare fra duecento
anni i busti bronzei del Santo, finora realizzati. Cosa potranno pensare dell'eredità,
non solo artistica, che ha lasciato loro la nostra epoca? |