Profumo di A. di Dario Sutter |
E una notte antracite, puoi vederle a queste latitudini. Così, equidistante dalla terra e dagli uomini, sarai trafitta dalle coordinate cosmiche in questo stupore luccicante. Quello è saturno, della melanconia, ma tu, per distrazione forse, dormi e con quella cautela seducente ti sei inarcata come il Venezuela, una terra oltremare, o lArgentina. Sono crespate le labbra in un sorriso o sofferte in un sogno e si indovina un alito, un respiro dacqua di agrumi, darancio e mandarino. E una notte antracite e mi avvicino ai tuoi colchici lilla, signorina, non è lottobre del Canavesano, ma una notte di marzo a Terracina, ad esaltare il veleno di Medea. Le spume rifrante hanno lasciato una fragranza salsa di marina; del sangue delle querce in sughereta sono trafitti i seni adolescenti, San Seabastiano degli incantamenti. Lodore scuro della lontananza, la sensucht ferroviaria, i viaggi lenti diresti tu se negli occhi tedeschi non ci fosse lomino della sabbia. Voglio annusarti. Lo ha scritto Martinetti il ritratto olfattivo di una donna?! Ebbene per finzione letteraria io sono Cirano, che in vita sua fu tutto, ma non osò sfiorarti, e lo fu invano. Pietra del mistero sepolcrale nella cripta di salnitro e verderame, sarcofago antico di muffe e incensi, penicilline delleterno ritorno. Questo fra i cinque è il senso penetrante. Questo losmosi degli indifferenti. Io sarò cieco, non voglio che balugini la pelle, non voglio che ti svegli. Riconosco lodore del sambuco, linchiostro dai riflessi rilucenti dargento, di conchiglie fenicie, di deserti. (O narici di Cirano, ma come siete inutili alle luci). Io lho cercato per alcune carte tirate a mano del primo ottocento, tu lhai nascosto così soavemente che ormai da lungo tempo sono costretto a scrivere col nero della notte. Ed ora dormi, dormi perché voglio quello che non potrai aver dato ad altri: le resine del pino che un poeta francese che io amavo, vuole segrete fra le dita dischiuse, quando la pioggia devasta le nubi e un profumo di muschio e di radici stordisce dessenze e dumori la tua pelle, così alba e dolcissima, davvero. E quasi giorno, te ne andrai di nuovo; io resto col tuo odore, facile omoteleuto, ed un pensiero di vino, dacqua dagrumi, darancio e mandarino. Dario Sutter |
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