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La clonazione dei bronzi di Riace

di

Luigi Impieri

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Dopo la trovata, davvero esotica, di realizzare uno Zoo Safari in cima all'Aspromonte, con leoni, scimmie ed elefanti (purtroppo, morti tutti assiderati), la Calabria, "regione sempre  all'avanguardia in merito alle innovazioni", ci riprova con un'altra idea (in apparenza) estremamente democratica: far decidere direttamente ai cittadini di Reggio Calabria  se sia giusto o meno, clonare i famosi, Guerrieri di Riace, che in questa città risiedono, presso il bellissimo Museo Archeologico Nazionale della Magna Grecia.
Per far questo, infatti, il primo cittadino della città,  On. Scopelliti, ha deciso di indire un referendum.
Saranno dunque i cittadini (non più gli esperti) a determinare (democraticamente?) se far diventare i Bronzi dei "falsi di Riace viaggianti.
I reggini, recandosi alle urne,  decideranno,  se l'amministrazione potrà "fotocopiarli", per poi inviarli (clonati) a chi li richiederà per l’acquisto (Enti o privati) o se, invece, dovrà continuare a conservarli presso il  Museo, dove sono attualmente collocati, in versione originale.
Personalmente penso che quest'idea del referendum sui Bronzi di Riace, più che democratica sia follemente perversa.
Non penso che su argomenti così specifici e importanti, non solo sul piano della cultura (abbassata in questo caso al livello di  "populismo bieco") i cittadini, per ovvie ragioni non tutti competenti i in materia, possano essere investiti di una responsabilità così elevata.
E' come se si dovesse chiedere, sempre agli stessi generici cittadini, tramite indizione di  referendum (per fare solo un esempio)  se sia giusto o meno donare il sangue per le trasfusioni.
Certo, clonare i Bronzi può essere un "buon" affare (di basso profilo speculativo), ma soltanto per chi si occuperebbe delle riproduzioni e per chi si accaparrerebbe gli introiti provenienti dai diritti di vendita.
Per il resto, ciò si dimostrerebbe disastroso non solo per la città nello specifico, ma anche per la cultura tout court.
I turisti, nel caso di una vittoria del si alla clonazione, non dovrebbero recarsi più in Calabria, per ammirare i due capolavori, realizzati molto probabilmente nella bottega d'Atene di Fidia nel V sec. a.C. ( ritrovati sott'acqua, come sappiamo, nel mare di Riace nell'agosto del 1972) ma questo aggiungerebbe crisi alla crisi, di cui la Calabria é afflitta per più di una ragione e più di ogni altra regione italiana.
Perché allora ci si chiede, coloro che fossero interessati a visitare i Bronzi, dovrebbero affrontare un lungo viaggio, quando potrebbero ammirare i due guerrieri, sia pure in forma di "cloni" recapitati direttamente a casa loro?
Non si pensa a quale tipo di caos  si andrebbe incontro, conseguentemente alla produzione in serie dei Bronzi, da non saper più  probabilmente distinguere gli originali dai falsi?
Tanta confusione  potrebbe infine risultare addirittura fatale, se non si esclude la plausibile  e non proprio improbabile sostituzione di falsi sul luogo degli originali.
Nessuno finora, aveva mai pensato di poter clonare ad esempio la Pietà o il Mosé di Michelangelo, per farne speculazione stracciona.
Beh! quello che non avevano ancora osato fare altrove, in Calabria, invece, é diventata (terribile) realtà.

 

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Luigi Impieri  

 

 

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