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Economia solidale: perché un mondo diverso è possibile.

 

di Elena Lonardi

Non è certamente facile per il comune cittadino sentirsi elemento attivo di una società economica alienante e spersonalizzante. In realtà non c’è atteggiamento più sbagliato di quello passivo. Non si può rimanere zitti a fare nulla di fronte a dinamiche sociali ed economiche per cui la maggior parte della popolazione mondiale muore di fame, e il resto si arricchisce riempiendosi le tasche di quello che altri non possono permettersi di consumare. Ci sono le multinazionali che tutti sanno non spiccare certo per sensibilità a problematiche ambientali e correttezza nella gestione degli stipendi e degli orari di lavoro. Ci sono gli scaffali del supermercato stracolmi di prodotti di cui sembra meglio non sapere origine e contenuto.

Quello che voglio dire è che sicuramente quella attuale è un situazione carica di disparità e retta da dinamiche economiche che, alla fine dei conti, finiscono col risultare dannose per l'intera comunità. Da qui l'importanza del cittadino di riappropriarsi di un ruolo attivo, decisionale e determinante. La nuova Economia Solidale può fornire mezzi davvero interessanti e le risposte non mancano: aumentano le banche etiche, i GAS (gruppi d’acquisto solidale) così come i gruppi (di qualsiasi connotazione) e le reti di discussione che affrontano problemi legati all’ambiente e alla qualità della vita.

Qui di seguito cercherò di descrivere in che cosa consista esattamente l’economia cosiddetta solidale elencandone le principali caratteristiche, in contrapposizione con quella classica neoliberista.

La teoria economica standard si basa sull’utilitarismo: l’essere umano, in quanto razionale, è sempre in grado di perseguire il proprio interesse. Si parla quindi di razionalità strumentale. Ciascuno diviene il mezzo per il conseguimento dei fini di altri individui e finisce per percepirsi come oggetto: si arriva così ad una generale reificazione dei rapporti umani.
La teoria economica solidale, al contrario, è basata su rapporti di reciprocità, dove non si dà per ricevere ma per mettere l’altro nelle condizioni di dare.
Alla razionalità strumentale, per la quale l’uomo è portato a manipolare l’ambiente ostile in base ai propri bisogni senza curarsi degli effetti a lungo termine, si contrappone una saggezza sistemica, in base alla quale l’uomo controlla se stesso ed i suoi interventi sugli ecosistemi.
Ad una concezione atomistica della dimensione economica, per cui il comportamento economico è determinato dalla somma dei comportamenti individuali, si passa a dare peso fondamentale alla dimensione sociale e di gruppo (vedi la relazione fra reti di consumatori e produttori).
Ad una concezione delle leggi economiche come universali si contrappone un rinnovato interesse per la dimensione locale, da valorizzare in tutte le sue qualità peculiari, eventualmente anche attraverso una forma di autogoverno.

L’economia solidale intrattiene rapporti sia con il settore privato (vedi le organizzazioni non profit) sia con il settore pubblico (che fornisce incentivi, sovvenzioni e la cornice istituzionale entro cui operare) sia con la sfera sociale (che ne costituisce il tratto dominante) evitando relazioni esclusive con ciascuna di queste sfere ed evitando di rifiutare il mercato, pur rivendicando una sua autonomia.

A dispetto dei meccanismi di selezione naturale delle imprese in base alla loro efficienza e della crescente globalizzazione dei mercati, fatti che producono una grave emergenza sul piano distributivo (si veda la crescente differenziazione dei redditi portata dalla tecnologia, per cui i ricchi sono sempre più ricchi, i poveri sono sempre più poveri ed i ricchi stanno in occidente), l’economia solidale si propone di lenire il malessere sociale globale. Rivolgendosi a soggetti socialmente svantaggiati e rinvestendo i propri utili verso attività a fine solidaristico, agisce come meccanismo di ridistribuzione del reddito e di riduzione delle ineguaglianze. Tende poi a rimettere in gioco quei soggetti emarginati dalle dinamiche competitive.

L’economia solidale, attraverso la produzione di beni relazionali, si propone di promuovere un’economia ecologicamente sostenibile. Ad esempio, nelle società avanzate vi è una specifica domanda di qualità della vita. Tale domanda non si soddisfa grazie alla produzione di una maggiore quantità di bene tradizionali, ma è piuttosto una domanda di attenzione, di cura, di relazionalità, di qualità ambientale e di nuovi spazi di libertà. La teoria bioeconomica mostra come la produzione di questo tipo di beni necessiti di un supporto energetico esiguo e quindi comporti la degradazione di una quantità molto modesta di materia/energia. Ovviamente non va sottovalutata, accanto a quella ecologia, la sostenibilità economica: una politica incentrata solamente sulla riduzione dei consumi, infatti, creerebbe una drastica riduzione della domanda ed un aumento significativo della disoccupazione e del disagio sociale. Ma l’espansione dell’economia solidale costituisce anche un potente mezzo per realizzare un’economia giusta, riequilibrando il processo di concentrazione della ricchezza cui attualmente si assiste. Questo incrementando la logica non profit e battendosi contro le dinamiche socialmente distruttive del sistema attuale.

L’economia solidale cerca di creare un ambiente sociale ed economico ricco di qualità e diversità. Infatti attraverso una marcata differenziazione qualitativa del prodotto è possibile proteggere le imprese dagli eccessi competitivi dei mercati perfettamente concorrenziali senza incorrere in quelli oligopolistici. Così le imprese, anche medio-piccole, possono disporre di margini più ampi e quindi corrispondere salari più dignitosi e fare un più limitato ricorso alla terziarizzazione. La diversificazione del prodotto, inoltre, non è più ottenuta tramite il marchio e la pubblicità, ma tramite la relazione stessa fra chi offre e chi riceve (ad esempio attraverso propri sistemi di distribuzione, attraverso relazioni di lavoro democratiche e partecipative) dando più peso a beni legati a un determinato territorio, quindi non standardizzati, ad elevato contenuto di conoscenze/informazione e ad elevata qualità ambientale.

L’economia solidale quindi cerca di creare un mondo ricco di qualità e diversità in cui la competizione diventa veicolo non di cannibalizzazione ma di ulteriore ricchezza. Si pone contro l’appiattimento globale e la distruzione reciproca, per dimostrare che "un mondo diverso è possibile".

 

Fonte: Bandiera Gialla

 

(Fonte AceA)

 

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