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Acqua
L'innalzamento record della temperatura e i
danni provocati al nostro sistema idrico, agricolo ed energetico dimostrano che gli
allarmi degli ambientalisti e degli scienziati sui mutamenti climatici provocati
dall'effetto serra sono un problema vero ed urgente. La Politica e le Istituzioni debbono
operare una svolta nelle scelte energetiche, nella politica dei trasporti e nel ciclo
integrato delle acque. Il ministro Alemanno sostiene, giustamente, che la Legge Galli dà
priorità all'uso dell'acqua in agricoltura rispetto a quello per le centrali elettriche,
Confindustria si oppone alla scelta di penalizzare, anche solo saltuariamente e durante
eventuali emergenze, le cosiddette "utenze interrompibili", insomma se non si
corre ai ripari attraverso una seria politica di programmazione e di controllo delle
risorse scoppierà una guerra drammatica tra utenti, a discapito dei cittadini e
dell'ambiente. Occorre innanzi tutto evitare gli sprechi.
In Italia si spreca il 50 per cento di energia in inefficienza ed usi impropri, siamo al
primo posto in Europa per prelievo d'acqua pro capite (980 metri cubi annui per abitante)
terzi al mondo dopo USA e Canada. Abbiamo le più alte perdite di acqua dagli acquedotti
(oltre il 50 per cento), per quanto riguarda l'uso industriale abbiamo uno dei peggiori
indici di consumo di acque per unità di prodotto. Anche per quanto riguarda
l'agricoltura, che nel nostro Paese consuma tra il 50 e il 60 per cento di tutta l'acqua
prelevata, le cose non vanno bene, infatti, siamo il Paese che consuma la più alta
quantità di acqua per ettaro irrigato. Nel Sud del Paese, ai problemi derivati dai
mutamenti climatici si sommano quelli legati a gravi problemi strutturali e gestionali. A
livello locale, tuttavia, vi sono fattori di pressione che possono inasprire nel tempo le
situazioni critiche: crescita urbana, riduzione di portata delle fonti utilizzate dovute a
vincoli ambientali o fenomeni di inquinamento, insufficiente manutenzione della rete,
aumento degli usi non civili allacciati alla rete pubblica (usi commerciali-industriali,
strutture alberghiere, giardinaggio, ecc.). Non si può dire che l'emergenza idrica,
dunque, sia un falso problema, la necessità di dare risposta a una questione di carattere
globale esiste, soprattutto, a livello di prospettive; questo, però, non giustifica il
fatto che, da molti anni, milioni di abitanti delle città del Sud non hanno la
disponibilità di acqua potabile per lunghi periodi dell'anno. Il fenomeno dipende più
che da questioni oggettive da problemi soggettivi: problemi politici e tecnico-gestionali.
E' evidente che non si può rinunciare al ruolo positivo di "direzione
politica", vi è la necessità di governare la domanda e i relativi usi.
Sino ad oggi il problema della scarsità degli approvvigionamenti idrici è stato
affrontato essenzialmente attraverso acquisizione di nuove risorse idriche, captazione di
nuove sorgenti e nuovi corsi d'acqua, trivellazione di nuovi pozzi, realizzazione di
invasi. Questa filosofia di intervento ha potuto storicamente contare su una potentissima
ed oggettiva alleanza di interessi fra costruttori, gestori e volontà politiche. Attorno
alla costruzione di opere idriche ed impianti per il disinquinamento si è venuto
strutturando un solido sistema di interessi che ha condizionato le strategie di politica
idrica nazionale determinando una sorta di "monocultura dell'opera pubblica" e
le conseguenti degenerazioni. E' in larga parte il tipo di soluzione che viene più spesso
prospettato nelle azioni di pianificazione e nelle proposte di molti enti gestori.
Diventa, quindi, prioritario un impegno per la razionalizzazione degli impianti e per il
corretto e razionale uso dell'acqua. Innanzi tutto va migliorata l'efficienza e
l'operatività delle opere sin qui realizzate, occorre poi completare gli interventi in
corso assicurando un attento controllo della spesa. Si tratta di interventi molto meno
costosi e, spesso, di minore impatto ambientale rispetto alla realizzazione di nuove
grandi opere. Infine, particolare attenzione deve essere dedicata alla politica
finanziaria e tariffaria. Per prima cosa il canone dell'acqua non deve essere più
considerato come un modo nascosto per erogare sussidi o sovvenzioni, in secondo luogo
vanno introdotti strumenti tariffari e fiscali per incentivare l'uso razionale ed il
risparmio.
Luca Stamati
Assessore all'Ambiente della Provincia di Napoli
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