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La nenia dell’angelo nevrotico

di Gian Ruggero Manzoni

Pirippippì pereppeppé dove volo se non lontano da me?

Che fatica restare savi nell’ovale di un’orbita che non è più mia e che Dio mi consegnò ma alla quale non più credo perché sempre attorno a quel fuoco gira e rigira il capo su di un mondo supplichevole e abbandonato da chi della virtù ha fatto letame e gioco della morale insanguinando il desiderio di purezza e le uova che dalla purezza vengono generate come fossero figlie di una tartaruga abbandonata allo scorrere delle maree e lenta più che mai sotto un sole che spunta alto ma che alto non è più…

Curuccuccù curuccuccù  palomaaaaa!!!

E che dire di tutti gli uomini che vorrebbero le ali ma che poi cadono sotto il peso di un compito e che del compito fanno strame da gettare sull’orto per coltivare la lattuga del sapere e non capire che dopo il giorno viene la notte e dopo la notte il giorno sempre se si crede a un qualcosa quando il qualcosa c’invade se non resistiamo e se resistiamo diventa associazione a delinquere che poi portò il nostro fratello Samaele a scegliere la strada dell’abisso e noi ancora a roteare roteare roteare come saltimbanchi e sempre proteggere proteggere proteggere e custodire l’incustodibile nella coscienza del poi?

Ma dove batte il cuore matto della vergogna?

Io, al Salvatore, chiesi un permesso di due giorni ma lui non me lo diede e sempre a stare al servizio stanca se non distrugge e anche il lavare i piatti, lo sgurare, l’accudire i figlioli, il fare la spesa e l’andare in piscina e a scuola di canto, in palestra, al pattinaggio coi piccoli che poi mi fanno penare perché Samaele li chiama a sé e quando quel demonio chiama si fa sentire e droga, e telefonini, e abiti firmati, e belle auto e soldi da buttare e dio e il Salvatore e il Loro Spirito Santo che non mi aiutano mai e pensano che questa casa sia un albergo e non mi parlano più di conoscenza, di filosofia, di archeologia, di antropologia, di teologia ma mi trattano come una povera serva che però non ci sta più a questo loro gioco da maschi e da signori incontrastati…

Ohi me… ohi me… ohi me sempre più lontano da te!

Poi le vacanze nella stupidità, le ferie pagate a metà, e quando mi si riconoscerà tutti gli arretrati, le natività, le canzoni di Natale, i coretti e le novene, le trombe suonate, i festoni svolazzanti e perché le casalinghe hanno la tredicesima e dove mi metteranno quando invecchierò e non sarò più bella e adatta… più adatto a fare tutte ‘ste storie e mi dovrò curare e mantenere biondo per piacerGli e non farmi tradire col primo che passa per strada e dove mi rifarò le labbra per fare la mia figura in chiesa sulla navata e nell’affresco e a tutto questo che ci pensa se non la sottoscritta… il sottoscritto e per fortuna che negli anni mi sono messa… messo un qualcosa da parte facendo la cresta alla spesa altrimenti te lo auguro il futuro che spero mi darà soddisfazioni con la laurea dei figlioli e anche a dio darà soddisfazione o almeno spero perché io ho fatto del mio meglio… del mio meglio… del mio meglio… quando avrei potuto essere un’artista… sì un’artista, oppure un critico d’arte e l'avrei potuto fare visto che ormai tutti lo fanno…

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