Dusciana Bravura |
Il mosaico di Dusciana sintetizza la vocazione di Venezia di manifestarsi, di concedersi al mondo con disincantata mondanità, cosa estranea da sempre alla città di Ravenna. Ma nello stesso tempo conserva nel fare le sapienze antiche quanto esoteriche di cui Ravenna è depositaria ma da cui non sempre riesce a trarre profitti. Ori, tesoro dell'intimità si svelano agli occhi ed al tatto con sfrontataggine tutta veneziana. Manipolazioni nascoste, timide, di materiali in movimento che occultano la tecnica che si nascondono come Ravenna che occultano la tecnica che si nascondono come Ravenna. Luce-rtole realizzate e pensate, per cercare il sole, la luce e l'energia, per sopravvivere anche alle amputazioni, per ri-crescere, ricrearsi, ricomporre i propri pezzi anche mancanti, un mosaico che si crea sotto le dita. "In arte molte bellezze prendono forma per caso, ma si conservano per scelta" così scriveva Füssli due secoli orsono ma ancora oggi vediamo bei materiali musivi, che si incontrano e si scontrano per trovare una loro possibile "conservazione", un dialogo possibile col tempo. Non un lavoro orientato all'opera come fine ma piuttosto l'opera stessa che è come se imponesse la sua volontà evocativa. Tante tessere che si fanno mani mediatrici di luce. Segni che interrompono l'imperante atrofizzazione della creatività, che chiedono di farsi "mangiare dagli occhi", di farsi masticare ruminare succhiare come caramelle per gli occhi. Miti bagliori che catturano senza accecare. In un mondo di frammenti, lacerazioni, strappi, Dusciana ci offre un modo per ricongiungere ciò che è separato, riportandoci con sottili brividi ad un ammaestramento al vedere. Questi suoi mosaici potremmo trovarli nel museo di cose preziose di Nigromontanus, il quale come ci racconta E. Jünger amava la stoffa dai coloro cangianti, i vetri iridescenti i riflessi screziati che cambiavano colore col mutare della luce, mosaici di un solo colore che quasi per arte magica al crepuscolo sfavillano fosforescenti. Un piccolo esercito di armati. Armadillo dallo spagnolo diminutivo di "armato", perché rivestito di corazza formato da scutuli. Scutuli come le tessere musive, come una teoria di guerrieri, di vetro "armati" a Venezia. Ecco un esempio degli imperscrutabili collegamenti che questi mosaici ci regalano, potrebbe essere un caso, quello stesso caso unito alla necessità che ha costretto gli armadilli a farsi regalare dalla natura una corazza, un corpo come un mosaico. Dunque non mosaici come armadilli ma armadilli come mosaici che hanno scelto di andare a Venezia invitati da Dusciana. Marcello Landi |
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