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E' stata un'esperienza
estremamente bella. Amanda Sandrelli ha interpretato i testi di Stefano Massini in maniera
eccellente e la sua gravidanza ha contribuito a rendere la rappresentazione ancor più
toccante. Lei, donna imprigionata in tre metri quadri non si sa per quale vile delitto,
attende allo stesso tempo di dare alla luce un figlio e di perdere la vita.
L'assolo si svolge nella
combattuta voglia di scrivere una struggente lettera al figlio durante una notte che si fa
sempre più chiara. L'attrice si è immedesimata perfettamente nella parte tanto da
commuoversi vistosamente insieme a tutto il pubblico in sala.
Finito l'assolo e finiti gli elogi all'attrice, meritati del resto, si è svolto un
dibattito a cui hanno preso parte il produttore del filmato in seguito proiettato,
Francesco Di Biasi, il vicepresidente della regione toscana Prof. Passarella,
l'avvocatessa di Amina, Aua Ibrahim, che ha precisato alcuni punti sulla sharìa e
specificato che nei villaggi come quello di Amina, quasi tutta la popolazione è
analfabeta e di conseguenza neanche in grado di capire le accuse che le vengono rivolte,
ha quindi sottolineato l'importanza del ruolo di Amnesty International e di tutte le
associazioni che hanno contribuito al buon esito della vicenda, contribuendo con i
numerosi appelli alla salvezza di Amina.
Hanno partecipato inoltre due rappresentanti francesi della Coalizione Mondiale (della
quale la nostra coalizione italiana e' socio fondatore) i quali hanno parlato, purtroppo
in un italiano non perfetto, della decisione politicamente pericolosa della Commissione
Europea di non estradare criminali negli stati che mantengono la pena capitale, in quanto
questo è possibile solo ricorrendo a cavilli burocratici che provocano inevitabili
dissidi tra potenze.
Dopo il dibattito è stato proiettato il filmato "Non vale la pena", lo stesso
che il 18 giugno scorso è stato proiettato al Parlamento Europeo facendo sì che numerosi
europarlamentari anche di opposti partiti, abbiano deliberato una mozione a favore della
Moratoria.
Non ci sono parole per definire le emozioni suscitate dentro di me da questo video. Sei
personaggi, di cui 5 raccontano con indifferenza la pena di morte. Monologhi intervallati
da immagini strazianti: la glaciale indifferenza di un boia africano che narra come fare
il boia sia un lavoro onesto; la voce di una giornalista americana spiega invece la
differenza tra la morte di un uomo bianco e quella di un "negro", 700 righe per
il primo, 400 per il secondo; una quindicenne, all'interno del carcere iraniano di
Quatzvin "morta quattro volte", queste le volte che la ragazza è stata messa al
muro e le guardie hanno sparato a salve; l'esecuzione di un quattordicenne biondo dagli
occhi azzurri, accusato di "furto di verdura ", effettuata davanti a 3000
persone in uno stadio in Cina queste le realtà nel particolare, ma nel quadro
complessivo, il video espone "con ingenuità" la semplice testimonianza di chi
vive a contatto con i bracci della morte, il punto di vista di coloro che vivono la pena
di morte come un dato di fatto, punto di vista a mio avviso agghiacciante, ma che colpisce
nel segno e rende la crudeltà gratuita ancor più terribile.
Il sesto e ultimo dei personaggi invece, interpreta la madre di un uomo giustiziato a Cuba
che aspetta inutilmente la salma del figlio. Inutilmente perché il corpo è stato
smarrito?
Non so se il pubblico presente fosse o meno attivo nella lotta contro la pena di morte, ma
è sicuro che sia l'interpretazione di Amanda Sandrelli, sia il filmato hanno colpito nel
segno.
Lo testimonia la durata degli applausi che hanno seguito la partitura teatrale e il video.
Il pubblico non smetteva più di battere le mani.
Visita il sito della Coalizione italiana contro la Pena di Morte: www.coalit.org |
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