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A Milano, l’Acquabella, è oggi una parte della città. A Est verso Linate.
Un tempo era campagna ricca di rogge, fontanili, marcite. Da qui il
nome.
E’ una località, ma è anche un simbolo per Franco Loi e accomuna in lui
il gusto per i luoghi e l’amore per l’acqua, metafora di poesia.
Franco Loi è genovese, vive a Milano da più di sessant’anni e con una
straordinaria sensibilità ha assimilato la lingua milanese, il dialetto.
E in dialetto scrive le sue poesie formate da immagini di città,
ricordi, natura, dolore, male, energia e preghiere.
Il titolo della sua raccolta più recente è, appunto, ‘Acquabella’.
I dialetti non sono una storpiatura della lingua, sono altre lingue.
L’Italia ne ha tanti a dimostrazione della grande diversità delle sue
contrade.
Sono lingue popolari, si capisce, ma capaci di esprimere sentimenti e
idee, cose e colori e odori meglio della lingua colta. Il sapore delle
parole dialettali porta così vicino alla vita di tutti che immediato è
il ritrovarsi a condividere i significati, ma anche a scoprire,
meravigliati, le bellezze insospettate.
Loi ha una lingua forte e dolcissima. Il fatto che lui traduca in
italiano le sue poesie aiuta, soprattutto però, fa capire quale
ricchezza propone l’originale, in dialetto.
Franco Loi
Acquabella
Interlinea Edizioni. Novara, 2004.
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