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Prime pagine
a cura
di Gianfranco Fabbri
Mi avvicino soltanto adesso alla poesia di
Massimo Sannelli,
il brillante e giovane critico letterario che tanto interesse suscita,
sia in rete che nelle riviste cartacee. Massimo, in questa veste, avrà
un sicuro avvenire: ragazzo raffinato e sottile, sa sempre cogliere
l’essenza delle cose, usando tra l’altro una scrittura piana, colta e
scorrevole. Soddisfazioni ne avrà anche come poeta, dico io, a giudicare
dagli inediti che ho da lui ricevuto: testi estrapolati dalla sua ultima
raccolta, intitolata “Lo schermo”. La poetica di Massimo è affascinante.
Ad un primo impatto ho avuto qualche problema di sistemazione con lo
stile, così controllato ma anche complesso: un procedere a colpi di
sincope, di strappi affascinanti ma difficili. Poi, una volta entrato
nel flusso respiratorio delle poesie (per dirla alla luce dei commenti
espressi sui ritmi di Guglielmin e sulle sue funzioni polmonar-metriche)
ho potuto gustare appieno il periodare, ridotto molto spesso a versicoli
e a virgolettati, i quali si rincorrono, secondo un ordito di notevole
interesse. Sotto la coltre delle parole si trova di frequente una bella
e preziosa ironia, che si nasconde e si spaccia per altro. La dirò
grossa: ho, in più di un punto, avvertito vaghi echi corazziniani (non
nello stile, quanto nell’approccio alla tematica). Un esempio? Eccolo:
“… La miseria è dei nervi, i nervi / piangono e ridono, in altalena:
Dio, / piangono e ridono …”. Naturalmente quel che affermo è soltanto un
mio personalissimo punto di vista. Affascina questa sorta di raffinata
afasia: seducono certe ripetizioni di particelle, di congiunzioni, di
nomi, quasi a significare una litania avvolgente che, improvvisamente,
si ingolfa dando vita a singhiozzi rattenuti e necessari.
Ma i nostri visitatori sapranno dire più di me, e volentieri lascio a
loro il dovuto spazio.
Buona lettura.
1
«ahi miei occhi», dice; vive
Beuys; vive Warhol; vive
Paolo, dolce; vive Simone;
questi vivono; vive Michaux,
forte; e (la madre era una
serva) questa educazione non
è spenta. – Chi è punto da piccolo
angue soffre la mancanza
di sole: poi conviene ardere.
2
la miseria è dei nervi, i nervi
piangono e ridono, in altalena: Dio,
piangono e ridono. Questo riguarda
il tronco: siede e vola!, i piedi
nell’aria e il chiarore
in cui si scatta, poi si stampa. e «voglio»
e «voglio» e «non posso, potrei», altri-
menti; in un modo di freddo
pronunciato; cioè
gli zoccoli. – Ora non si risponde
più: infine confusione e mancanza.
*
«come freccia mortale e piuma
nera: rade la tempia» il guizzo:
e la tempia prende? prende?
il colpo prende.
estremi appunti sono
più lievi: l’infruttuoso
alla terra e alla testa,
in e sopra, il giorno
tutto. L’apice finisce
qui: voi soffrite poco,
altri molto; l’anno
duemilacinque sa,
può, toglie, riprende.
3.
«tu cammini tanto…»:
ora brillerà un argento
lucido, e l’apice in
ogni movimento, e
la notte è sua: melo-
pea, fino ad ora.
l’uguale è in chi
difende, molto
già ombra, un’altra
ombra – e il simile
il suo simile, il tenero
un tenero, l’idiota
un idiota.
4
sembra «è mio» il viso
tondo, di bambina, che
«io», dice, «io sono una»: è
una piuma, senza l’ombra
dell’azione. oggi, tua colpa,
lo piangi. Sta, dove corre,
il piede, e urterà
la neve scesa, fresca: un esercizio
è questo, un miracolo contro
il freddo sembra svolto.
5
di fronte a dove entri, stretto, a squarcia-
gola: la gola però dice, più forte. Dice: ti
piace? Scrivi di questo. una lama
entra in un cavo, mano anche, dita
così entrano. e ti disponi su file di
piastrelle, sei furiosa, in ogni
modo dici il sangue – che non è vano. l’inutile
serve l’utile, «perché mi aiuti»: di questo aiuto
soffri, non poco.
(2005-2006)
*
Massimo Sannelli
(1973) vive a Genova. Ha pubblicato:
Il
prâgma. Testi per Amelia Rosselli (Dedalus, Napoli 2000); La femmina
dell’impero. Scritti per un seminario sulla «vera, contemporanea poesia»
(EEditrice.com, Genova 2003); L’esperienza. Poesia e didattica della
poesia (La Finestra, Lavis 2003); O (Cantarena, Genova 2001); Due
sequenze (Zona, Arezzo 2002); Antivedere (Cantarena, Genova 2003); La
giustizia. Due poemetti (Edizioni d’if, Napoli 2004); La posizione
eretta (L’impronta, Mori 2004); Undici madrigali (Ed. della Rafia,
Albenga-Torino 2005); Santa Cecilia e l’angelo (Atelier, Borgomanero
2005); Venti sonetti (La camera verde, Roma 2006); Pabula dura (Menilmontant,
e-book, 2006); La realtà e la luce. Omaggio a Simone Weil (I libri del
quartino, a c. di Ettore Baraldi, Albenga-Torino 2003); Da voi deriva.
Dieci omaggi (e-book nel sito
www.nannicagnone.net, 2004; rimosso nel 2005); Il simile più uno.
Traduzioni e scritti sulla traduzione (e-book, Menilmontant, 2005); Le
cose che non sono (e-book, Biagio Cepollaro E-dizioni, 2004);
Meditazione sull’oggettività (e-book,
www.vicoacitillo.it, 2004); Per innata difesa. Variazioni sul tema
dell’umore (con Federico Federici, e-book, Menilmontant, 2005); Il nuovo
(Cantarena, Genova 2005). Ha curato l’edizione di Boezio di Dacia, Sui
sogni, il melangolo, Genova 1997; Anonimo di Erfurt, Sulla gelosia, il
melangolo, Genova 1998; Pietro Abelardo, Planctus, La Finestra, Trento
2002; Alano di Lille, Anticlaudianus, La Finestra, Trento 2004. Coordina
con Marco Giovenale la rivista-lettera “Bina”.
La costruzione del verso & altre cose, 28 febbraio
2006
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