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Le botteghe di
Natale
di
Hilarius Moosbrugger
I giorni di Natale e
santo Stefano, grigi e uniformi a contrasto con lo spirito di consumo
desiderato dai nostri mercanti, sono stati insperatamente illuminati da
una lettura de ‘Le botteghe color cannella’ di Bruno Shulz. Un libro di
settant’anni fa, ancora vivo, e altamente raccomandabile come auto dono
o, se si vuole, dono ad altri.
Le botteghe sono quelle del padre di Bruno, Jakub, commerciante di
stoffe e sono il pretesto per racconti che mischiano ricordi d’infanzia
con le più avventurose invenzioni metafisiche sull’esistenza.
Shulz, polacco nato nel 1892 a Drohobycz, allora Galizia dell’impero
austro-ungarico oggi Ucraina, fu pittore e scrittore insieme. Col mondo
austro-ungarico al tramonto ebbe molte parentele, Kafka, Gombrowicz,
perfino Joseph Roth gli erano affini.
Ma, soltanto sua è l’esuberanza infrenabile delle immagini. Lui stesso
dice “Dipende da una caratteristica della mia esistenza che io parassiti
nelle metafore, che mi lasci così facilmente trascinare dalla prima
metafora che trovo”. Un esempio ‘ I giorni erano fatti di pozzanghere e
bagliori d’incendio, e nel palato avevano il gusto infuocato del pepe.
Coltelli luccicanti ritagliavano la polpa mielata del giorno in fette
argentate, in prismi che nel taglio mostravano colori e spezie piccanti
‘.
Che regali suntuosi possono offrire certi libri. Appaiono improvvisi,
ospiti geniali che arrivano inaspettati. Sarà poi davvero un caso che si
presentino proprio ora, usciti dal loro viaggio nel tempo?
Bruno Shulz
Le botteghe
color cannella
Einaudi, 2001.
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