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Il cubo della pace

di

Luigi Impieri

 

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Navigando nel mare delle iniziative promosse, non solo su Internet, nel tentativo di osservare in qualità di artista come e cosa questa guerra avesse provocato, nell’ambito della creatività e quali riflessioni avrebbe potuto suggerire in merito, ho potuto constatare, che fra le molteplici attività organizzate sul tema, alcune, mi sono apparse di dubbio gusto non solo sul piano estetico.

Penso ad esempio a certe mostre organizzate dal titolo emblematico: "Artisti contro la guerra" che avrebbero invogliato chiunque sensibile all’argomento, ad esprimersi ed impegnarsi, utilizzando il mezzo dell’arte, per dissentire da una tale tragedia.

Purtroppo però ho dovuto constatare che alcuni "manager spregiudicati", invitavano chiunque avesse avuto opere d’arte da esporre sul tema a partecipare a codeste vernici, ma a proprie laute spese .

Insomma, anche in questa triste e tragica occasione, qualcuno ha "ben pensato", facendo leva sulla sensibilità artistica altrui e sul bisogno d’affermazione che vige nel mondo dell’arte, di trasformare artisticamente anche gli orrori della guerra, in affare personale.

Chiunque quindi, avrebbe potuto far parte de (l’allegra?) schiera degli "artisti contro la guerra" indipendentemente tra l’altro, da forma e contenuto, delle opere presentate per l’occasione.

Ma insieme a tanto basso profilo culturale, fortunatamente sono apparsi ugualmente in giro e anche su Internet iniziative degne di nota.

Fra le altre mi è sembrata particolarmente interessante quella promossa dall’artista svizzero Gianni Realini, il quale senza chiedere soldi in cambio, ha pensato di esporre in diverse città che hanno aderito all’iniziativa, fra le quali Locarno, Ferrara, Ravenna, Faenza e Modena, un "Cubo-artisti per la pace".

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L’opera, in-divenire, comprendeva una grande, semplicissima scatola bianca.

Ogni artista o visitatore, sui vari lati che la componevano, poteva apporvi la propria firma come testimonianza di condanna della guerra.

Fra le centinaia di firme raccolte potremmo leggere anche quelle di affermati artisti fra i quali solo per citarne alcuni: Enrico Bay, Mimmo Rotella,Luciano Caprile, Ugo Nespolo…

Inoltre, l’interno del cubo, nel quale vi si poteva anche accedere per prolungare il percorso delle firme, si prestava ad una interpretazione abbastanza esplicita: in un momento come questo di una terribile guerra che fronteggia l’Iraq da una parte e l’America dall’altra; il mondo si poteva osservare come una grande scatola vuota.

Un vuoto da colmare dunque, con tutti i dubbi e le perplessità che buona parte dell’umanità giustamente si pone su quanto sia assurda la guerra.

Come ha avuto modo di dichiarare una delle curatrici dell’esposizione, Rosetta Berardi: "Ora che le guerre sono umanitarie, essere bestie nobilita".

Un vuoto da riempire e su cui riflettere sullo stato del mondo attuale.

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Chiunque ha potuto immettere in quello spazio vuoto circoscritto della scatola, frasi o parole da raccogliere al fine di formulare un insieme di pensieri, nati dalla lacerazione dell’animo umano che la guerra ha provocato.

Opera dall’aspetto concettuale, questo cubo; qui l’artista ticinese, ridisegna la sfera del mondo, sotto forma di scatola, cubica appunto, piena di spigoli e come appare ovvio, quasi a voler evidenziare la rottura armonica con le leggi della natura ad opera dell’intervento umano.

Non più dunque, moto di rotazione né di rivoluzione, per il nostro pianeta, ma stasi.

La scatola ferma nello spazio dell’allestimento, lascia che anche noi (non potenti) ci si soffermi a riflettere sul futuro che incombe sull’umanità.

Non consiste anche in questa riflessione, forse, anche il senso dell’Arte?

 

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Luigi Impieri  

 

 

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