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Forma e contenuto

di Luigi Impieri

 

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In un incontro col pubblico presso il "meeting" dell’arte fiera 2001 di Bologna, il critico d’arte, Achille Bonito Oliva nell’ambito di un suo discorso sulla storia dell'arte é riuscito con una certa disinvoltura a paragonare la "Merda d'artista", di Piero Manzoni alla "Gioconda" di Leonardo da Vinci.
Ultimamente ho visto in tv un¹intervista rivolta sempre allo stesso critico (incaricato dalla regione Campania di avviare un progetto di recupero e valorizzazione del patrimonio artistico), all'interno delle sale  della metropolitana di Napoli, da parte di un comico che con ironia gli poneva domande sulle opere "concettuali" allestite in quel luogo.  Il comico chiedeva al critico spiegazioni sul significato artistico de "L'idrante antincendio" posto vicino alle (vere) opere d¹arte ma di simile fattura e che proprio per questo si confondevano fra loro (c’era fra le altre opere esposte, un'opera di Kounellis intitolata "Scarpinata" consistente in una serie di scarpe che rimanevano bloccate sulla parete perché schiacciate dalle sbarre di ferro appese al muro che le contenevano).
E’ facile intuire l’equivoco  e l¹imbarazzo (che comunque deve far riflettere) provocati da quella domanda.
Ritornando a casa in macchina, da quella penultima "artefiera", in considerazione anche di alcuni lavori esposti con la mente forse troppo inflazionata dal ricordo delle opere viste (molte delle quali caratterizzate da ripetute "spremute di colore" apposte su tela), ho pensato: "dopo 35 anni dalla "cacca" manzoniana, dopo 86 anni dalla "fontana/orinatoio" di Duchampiana memoria che non sia il caso che gli artisti descrivano in altre vesti la società contemporanea?
Che non sia arrivato il tempo di ricercare un nuovo "segno"  rivolto verso quel senso del "bello" cui già miravano gli artisti delle origini a cominciare dai graffitisti rupestri  del paleolitico superiore?
Certo, una forma nuova, nessun ritorno a qualcosa del passato,  nessuna nostalgia e nessun "Neo"- realismo di ritorno, anzi, che tale segno non comporti il  rimanere impelagati e coi piedi per terra in una realtà che forse non condividiamo ma che ci induca invece a sognare indicandoci una via d’uscita verso ciò che non c’é ma che ci piacerebbe che ci fosse?
Quindi una ricerca della bellezza che come direbbe Bacone "non può non prescindere da una certa imperfezione delle forme".
Insomma nuove idee che propongano una comprensione di ciò che siamo e verso cui ci piacerebbe andare.  E se si riuscisse a fare tutto questo anche con più grazia ed eleganza,  mettendo in questa nova ricetta le giuste dosi di forma e contenuto? Chissà?

barchetta.gif (2445 byte) Luigi Impieri  

 


 

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