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Frank Gehry, Museo Guggenheim  Bilbao

L'arte assente

di Luigi Impieri

Quando mi sposto all'interno della mia stessa città o vado a visitarne altre, noto paradossalmente qualcosa che sembra come un'assenza comune: l'arte contemporanea.
Qualcuno potrebbe obbiettare: ma se la nostra, è considerata la patria dell'arte?
Ciò vale certo, per l'Arte del passato ma se parliamo di Arte contemporanea, non è così, purtroppo.
Nessuno potrebbe negare il contributo che l'arte del passato ha dato all'Italia; sappiamo bene che proprio per questo, il bel Paese è meta ancora oggi dei tanti turisti che vengono a fargli visita.
Oggi però l'Italia non offre particolari testimonianze artistiche, degne di nota.
Se, infatti, provassimo a socchiudere gli occhi proiettandoci per qualche secondo in un futuro prossimo, la nostra, apparirebbe un'epoca inevitabilmente spoglia e priva di segni evidenti che possano essere utili a testimoniarne la sua stessa esistenza.
Ed é per questo, che parlerei per quel che riguarda proprio la realtà odierna, di Arte assente.
Se lungo le strade delle nostre città, siamo affrancati nei casi migliori, ad esempio, da file di alberi, utili più spesso a camuffare, orribili costruzioni, così non può dirsi per l'arte, che appunto non c'è e "non risponde all'appello".
Ci si potrebbe opporre a questa riflessione, dichiarando che l'arte invece c'è e se non si vede é perché è conservata (o nascosta), nei musei e nelle gallerie pubbliche e private.
Vero, ma non si diffonderà certo così il gusto per l'arte.
L'Arte sin da quando ha fatto la sua comparsa, testimoniando la presenza dell'uomo già in epoca preistorica, si è presentata sempre con una sua funzione pedagogica e qualsiasi individuo, già in quell'epoca si poneva domande sul suo significato e vi si sensibilizzava.
Perché non è più così?
Perché le nostre città, sono oggi, molto più noiose di come si presentavano ieri?
Sembrerebbe che la sensibilità degli amministratori, nostri contemporanei, da questo punto di vista è molto bassa.
Mai un concorso, né una particolare grinta, al fine di attivarsi per favorire realizzazioni artistiche, a meno che non siano il favore nei confronti dell'amico artista.
Si è vero, ci saranno eccezioni a tale discorso ma noi vorremmo che codeste eccezioni diventassero la regola.
Basterebbe chiedersi quanti fra gli attuali amministratori italiani, investono in Opere d'Arte da far installare nelle loro città, per capire di quest'assenza.
L'arte, fuor di retorica, è formazione e comunica coi (ai) sentimenti, aiuta e guida lo spirito ed è per questo che non può starsene rinchiusa negli angusti posti cui essa è relegata.
L'Arte deve uscir fuori e stare fra la gente, all'aria aperta, esserne a suo servizio.
Si pensi, indipendentemente dagli evidenti diversi risvolti sociali, economici e politici, a quel che sono riusciti a fare i Medici a Firenze coinvolgendo e stimolando le più eccelse personalità artistiche dell'epoca, a partire dal 1401, per capire quanta distanza (non solo temporale) c'è tra quel modo di pensare all'arte (che ancora oggi rappresenta un'enorme fonte di ricchezza non solo economica per la città di Firenze) e quello (miserevole?) di oggi.

P.S. Si provi a rispondere alla seguente domanda: quale delle nostre città, saranno domani visitate, da altrettante flotte di turisti, interessati a capire, cosa di bello sia stato fatto, tra la fine del '900 e l'inizio del terzo millennio?

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Luigi Impieri

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