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Pinakothek der Moderne, Munchen; ovvero il puzzle completo delle arti.

di

Luigi Impieri

 

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E’ stata da poco inaugurata (16 settembre 2002) a Monaco di Baviera, la Pinacoteca "Der Moderne".

Il neo Museo d’arte contemporanea, progettato dall’architetto Stephan Braunfels si sviluppa su un'area di 12.000 mq e custodisce numerosi capolavori dei maggiori esponenti dell'arte moderna: Beckmann, Kanoldt, Kandinsky, Klee, Macke, Marc, Feininger, Magritte, De Chirico, Nolde, Kirchner, Fohn, Marini, Boccioni, Braque e Picasso ma anche degli artisti della generazione successiva come Bacon, Fontana, Baselitz, Beuys, Judd, de Koonig, Polke, Twombly , Palermo, Segal,

Rauschemberg, De Kooning e Warhol che danno l'idea della genialità artistica che ha caratterizzato tutto il '900.

Insomma il der Moderne, si colloca nell’ambito della città bavarese quale ulteriore tassello che insieme alla Neau Pinakoteke, alla Alte Pinacoteke e al Lenbach haus (quest’ultimo interessantissimo per laricca collezione dei più importanti dipinti del periodo astratto e in particolare degli artisti della "nuova associazione degli artisti di Monaco") completa la collocazione di Opere di grande importanza in ambito planetario.

 

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In particolare il der Moderne si situa dopo il Guggehneim Museum di Bilbao, nel gruppo dei più interessanti centri espositivi realizzati negli ultimi anni.

Il bianchissimo e razionale Museo, situato in Barer Strabe 40, ci accoglie all’ingresso col monumentale gruppo scultoreo "Buscando la luz", che il "concettuale" scultore spagnolo, Eduardo Chillida, ha realizzato nel 1997.

L’Opera (h. 800 cm), é caratterizzata da "lingue metalliche" ondulate e arrugginite che tendono al cielo e che si "scontrano" piacevolmente per movimento e gioco cromatico con la bianca e lineare semplicità del museo nel quale si accede subito dopo aver attraversato il bianco e brunelleschiano portico colonnato.  

Ci si ritrova così in una sorta di piazza interna sopra alla quale si intravede il cielo, filtrato dalla cupola di cristallo che la sovrasta.

 

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Qui tutto è in luce, persino la gigantesca scalinata che ci permette di scendere giù al reparto design di cui voglio parlare in questa sede ( merito di questo museo, è anche quello di aver voluto inserire tra i diversi ma indivisibili settori artistici Architettura, Grafica, Pittura, Scultura… di cui si compone, anche quello relativo al design).

Davanti ad essa vi è la grande vetrina di mobili e oggetti d’arredo moderno e contemporaneo che si ammirano da questa posizione come se si fosse al di sopra della cavea di un teatro greco.

Ecco allora scorgere, il mitico divano "Bocca" rinnovata versione di produzione italiana (Studio 65) del surreale, Sofà-Saliva-labios di Salvador Dalì; la barocca ma contemporaneamente impressionista, poltrona "Proust" (1978) di Alessandro Mendini, la poltroncina "Landi" (1938) di Hans Coray … 

 

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Continuando il percorso, scendendo oltre le gradinate e dopo aver attraversato automobili che hanno fatto epoca come l’avveniristica "Tatra 87" (1938) disegnata da Hans Ledwinka e moto fra cui, l’aereodinamica  "Motò" (produzione Aprilia) di Philipe Starck che hanno caratterizzato il design di questo settore fra gli anni ’30 ad oggi, ci si incammina nuovamente nel mondo dell’arredo moderno e contemporaneo. 

 

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Così abbiamo l’occasione di vedere fra i tantissimi pezzi raccolti dal museo, la verdeggiante e fiabesca poltrona, culto degli anni ’70, "Pratone" del gruppo Ceretti-Derossi-Rosso; l’apparecchio radiofonico americano "Bluebird" disegnato da Walter Dorwin Teague (1934).

La simpaticissima radio è riconoscibile per l’inconfondibile design minimale (una piastra circolare laccata di blue, appoggiata su di una base anch’essa circolare e blue).

Il percorso si accende, sempre più di fascino, quando si incontrano le belle teiere in rame, alluminio e acciao, individuabili per l’originalissima forma cilindrica, ovale e ottagonale ovvero i primi bollitori Elektrische Tee-und Wasserkessel, prodotti dalla casa tedesca AEG e disegnati nel 1909 da Peter Behrens.

 

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Che dire poi della geometrica eleganza dello "scrittoio con sedia" del "secessionista viennese" Otto Wagner, realizzato nel 1904?

E ancora, ecco l’ampio reparto che ci appare come da una loggia oltre la quale ci si affaccia l’ampia produzione di mobili dei fratelli Thonet, fra cui, la rivoluzionaria, sedia in legno di faggio curvato a vapore e paglia di Vienna disegnata dall’austriaco Adolf Loos nel 1899 per il caffè museum di Vienna (il quale rielabora in una nuova veste la più antica, "StuhlNr.14" del 1859 disegnata allora da Michael Thonet, oggi ancora in uso e diffusissima). 

E’ di Marcel Breuer invece l’armadio dalla rigorosa geometria " funzionalista", Kleiderschrank "ti 113" realizzato tra il 1926/27, nel periodo di insegnamento presso il nuovo Bauhaus di Dessau; in tema con lo stile di questa scuola, si avverte qui l’eco delle commistioni fra le arti in particolare nei confronti del geometrismo astratto, tipico della pittura di Mondrian.

Infine percorrendo lo spazio ed il tempo, come non citare la bella e avveniristica chaiselongues del 1965 di Luigi Colani, che con il suo candore del tessuto bianco, ci ricorda il volo di un airone.

Arriviamo al termine del nostro itinerario all’interno delle sale dedicate al design in Der Modern con un’ultima citazione che riguarda il monitor "minimale" a cristalli liquidi, prodotto dalla Sharp di Osaka nel 2000, opera del giapponese Toshiyuki Kita.

Insomma un nuovo museo il der Modern che inserisce insieme alle importanti opere pittoriche del ‘900, cospicui oggetti di design, dedicando a questa sfera dell’arte, uno spazio vasto e perciò importante, nell’intento di annullare o almeno ridimensionare la distanza, fin’ora esistita tra arti figurative e design.

Tutto questo in linea con le più avanzate gallerie del mondo.

 

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Luigi Impieri  

 

 

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