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Rifugiati liberiani

di Prince Waiwor

traduzione di Arianna Ballotta

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Con lo scoppio della guerra civile in Liberia nel 1990 è aumentato considerevolmente il numero di rifugiati liberiani nei paesi confinanti e in altre parti del mondo, Europa compresa, toccando le diverse migliaia di unità.

Molti liberiani hanno lasciato il loro Paese a causa della guerra, mentre altri l’hanno lasciato a causa della sua instabilità politica. Le condizioni dei rifugiati liberiani residenti nei Paesi confinanti con la Liberia costituiscono una seria preoccupazione per la comunità internazionale.

 

I rifugiati liberiani in Europa e in altre parti del mondo non avrebbero potuto scegliere momento peggiore per chiedere che venga riconosciuto il loro status di rifugiati, cioè di persone in fuga da un Paese in guerra, essi, infatti, non costituiscono che una minima parte degli 899.686 rifugiati africani che hanno fatto richiesta di asilo ai Paesi dell’Unione Europea. Ma per i liberiani rifugiatisi in Europa, il colore della pelle rappresenta un problema e, proprio a causa del loro colore, sono soggetti a maggiori controlli da parte dei vari Stati dell’Unione. Il maggior numero di rifugiati resta comunque in Africa, dove economie ridotte all’osso hanno difficoltà ad assorbili, nonostante le enormi pressioni.

Perché i Paesi economicamente più forti del mondo industrializzato hanno difficoltà a riconoscere il loro status?

Se nemmeno i Paesi industrializzati sono in grado di mettere in atto politiche generose nei confronti del numero relativamente basso di rifugiati alla ricerca di asilo, come possiamo aspettarci che siano i Paesi più poveri ad aprire le loro frontiere all’enorme quantità di rifugiati?

Non dobbiamo dimenticare che le ragioni per cui hanno lasciato il loro Paese non hanno nulla a che fare con ragioni egoistiche, ma riguardano unicamente la loro incolumità fisica, in quanto la lotta per il potere in Liberia e in altre parti dell’Africa continua.

 

I Paesi europei chiedono il rimpatrio dei rifugiati africani in Europa: è forse perché presuppongono che quei rifugiati da rimpatriare siano liberiani? E dove vogliono mandarli a vivere, quando gli scontri nel loro Paese di origine aumentano di giorno in giorno, quando le stesse forze di distruzione che credono che l’unico modo per ottenere il potere sia utilizzare le armi hanno bussato alla porta anche dei Paesi confinanti?

Le Nazioni Unite e la comunità internazionale dovrebbero riconoscere alla situazione in Liberia e al resto dell’Africa l’attenzione che la situazione merita.

 

Secondo Mary Ann Wyrsch dell’UNHCR gli scontri continui in Costa d’Avorio hanno portato in Liberia oltre 69.000 persone. Allo stesso tempo il Coordinatore per gli Aiuti Umanitari delle Nazioni Unite in Liberia ha chiesto la protezione delle persone in fuga dal conflitto in Costa d’Avorio. Di queste si stima che oltre 39.000 siano liberiane, fuggite a suo tempo dalla Liberia per cercare rifugio nella confinante Costa d’Avorio, che oltre 25.000 siano della stessa Costa d’Avorio, mentre oltre 4.000 sarebbero fuggite da Burkina Faso, Mali, Ghana, Guinea e Nigeria. Tutte queste persone cercano ora rifugio in Liberia, mentre i ribelli continuano la loro guerra anche nei confronti dei cittadini pacifici. L’agenzia responsabile per i rifugiati, l’UNHCR, ha dichiarato che l’instabilità di tutto il contesto mette a rischio l’opera dell’agenzia stessa in Liberia, dove si stava lavorando assiduamente per far fronte all’arrivo massiccio di rifugiati per trasportarli lontano dalle zone di confine.

 

A questo punto, in un momento in cui la Liberia è costretta ad ulteriori sforzi, con migliaia di persone che tornano a casa dalla Costa d’Avorio e nuovi rifugiati, i Paesi europei dovrebbero comprendere le ragioni per cui i rifugiati dell’Africa bussano alle loro porte chiedendo aiuto. Approvo quei Paesi che sono sempre disponibili ad aprire le porte e a dare il benvenuto ai rifugiati liberiani e a tutte le persone provenienti da altri Paesi in guerra. Approvo anche l’assistenza prestata ai rifugiati liberiani e africani in generale da parte dell’UNHCR, dell’Unione Europea, dell’America e delle numerose associazioni umanitarie in tutto il mondo. Ma mi piacerebbe che la superpotenza mondiale trovasse una soluzione per porre fine ai conflitti in Africa. Quegli azionisti dovrebbero affrontare la situazione in Africa se davvero si vuole che l’Africa diventi sicura per gli africani.

Se ciò verrà fatto, i rifugiati africani avranno motivo di ritornare nei loro luoghi d’origine, perché essi sanno che il futuro dei loro Paesi dipende da loro.

 

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