archivio archivio archivio archivio archivio archivio archivio archivio archivio archivio

ISCRIVITI

al servizio di newslwtter

Se gli "Gnomi inventivi" fabbricano bombe atomiche. Gli uomini possono costruire la pace?

di  Simone Morgagni

 sociologia.gif (2830 byte)

Società

Il ventesimo secolo, secondo lo storico inglese E. J. Hobsbawm, si è qualificato come il secolo più violento dell’intera storia dell’umanità. Quello che Hobsbawm definisce anche come "Il secolo breve (1914-1991) ", ha visto la rinascita delle guerre totali, simili in tutto e per tutto alle vecchie guerre di religione. Era inevitabile dunque che in un periodo portatore di una simile recrudescenza bellica, l’ormai imperante progresso scientifico-tecnologico rimanesse estraneo. Comincia così a profilarsi un problema prima quasi inesistente: quale comportamento etico debbono mantenere tecnici e scienziati durante il corso di una guerra che coinvolga la loro stessa nazione. Bisogna innanzi tutto chiarire come, trattandosi di un problema di natura etica, non sarò possibile l’esistenza di una singola posizione comune e non sarò oltremodo realistico stabilire con certezza dove stia il vero e dove il torto. Detto ciò possiamo notare come le principali posizioni siano tre. La prima posizione sostiene come uno scienziato, in caso di una guerra coinvolgente la propria nazione, non debba, in alcun modo, partecipare alla ricerca condotta a fini militari, così da evitare che le proprie conoscenze vengano utilizzate per la creazione, la sperimentazione e l’utilizzo di nuove armi. Quella appena esposta è senza dubbio una forte e lodevole posizione morale, purtroppo non è sempre sostenibile, infatti, se uno scienziato si rifiuta di collaborare, sarà qualcun altro a prendere il suo posto, magari molto più disposto a scendere a compromessi ed a creare nuovi armamenti letali; è anche possibile considerare come la nazione avversaria risulti essere una pericolosa e violenta dittatura: in questo specifico caso, l’adozione e l’utilizzo della forza potrebbero ancora rappresentare il male minore e la mediazione di un uomo di scienza potrebbe risultare vitale per cercare, per quanto possibile, di limitare i danni. Anche la posizione contraria è degna di essere menzionata: partecipare attivamente per creare nuovi mezzi di offesa oppure d i difesa per il proprio paese può sembrare sì il miglior mezzo per stabilire, a guerra finita, un mondo migliore, ma di sicuro mette in mano a volubili politici armi che difficilmente saranno in grado di gestire. Senza contare che il proprio paese potrebbe essere governato da personaggi non proprio pacifici e degni magari di una doppia o tripla perizia psichiatrica. Risulta essere invece più comprensibile la terza posizione che prendiamo in esame: uno scienziato decide di rimanere a lavorare all’interno dei progetti militari per controllare e dirigere la ricerca, così che il risultato sia poi mediato tra la voglia di avere armi sempre più potenti dei generali e, si spera, la lucida umanità dello scienziato di turno. Queste sono le principali posizioni assunte dagli scienziati mondiali sin ad oggi, ma ne potremmo considerare infinite altre, spesso differenziate di pochissimo tra loro, Abbiamo cercato di evidenziare come ognuna di esse non possa essere assolutizzata e considerata a priori migliore delle altre. Emblematico ad esempio è il caso che coinvolse Werner Heisenberg, scienziato tedesco che, rimasto in Germania, guidò la ricerca naturale Hitleriana. Heisenberg, arrovellato da questi stessi problemi etici e terrorizzato dall’idea che gli alleati lanciassero bombe atomiche sulla Germania, continuò a collaborare, pur tra mille segreti e sospetti (Fu addirittura interrogato più volte dalla Gestapo), con il governo, salvo cercare in ogni modo di evitare l’uso puramente militare delle proprie scoperte. Quando il ministro degli armamenti del Reich, Albert Speer, gli chiese di quali finanziamenti necessitasse, Heisenberg chiese una cifra irrisoria, capace sì di mantenere in vita al ricerca pura, ma non quella applicata. Ora, la figura di Heisenberg è in realtà più oscura, data la complessità di quegli anni e la difficoltà nel compiere ricerche d’archivio, ma la fiducia nello scienziato Heisenberg, nell’uomo Heisenberg e nei dati raccolti sul suo atteggiamento, fanno supporre che la versione sopra riportata sia quantomeno realistica se non reale. Nello stesso periodo giungeva a termine anche il cosiddetto "Progetto Manhattan", la bomba atomica americana; i risultati sono noti a tutti, due città distrutte, duecentomila morti almeno e una macchia morale sull’umanità intera. E’ vitale pertanto distinguere chiaramente tra tedeschi e nazisti, tra buoni e cattivi, tra salvati e salvatori, aldilà di ciò che insegna la storia scritta dai vincitori. Oggigiorno siamo tuttavia ancora fortunati, il semplice fatto che ci sia un ampio dibattito aperto sul tema, fa notare come esso sia visto come uno dei temi chiave dello sviluppo futuro del problema scientifico, vuole significare che la progenie degli gnomi inventivi che Brecht inserì nella seconda versione della sua commedia "Galileo", volendo con essi identificare tutti quegli uomini di scienza che antepongono ai loro ideali la politica ed il potere, non ha ancora attecchito all’interno dell’universo scientifico e che, tuttora, chi desidererebbe una scienza ed una tecnica asservite al potere, incontra forti resistenze. Risolvere un problema etico in modo univoco non è possibile, forse l’unica soluzione davvero realistica sarebbe quella di togliere acqua alla fonte, infatti, se noi lavoriamo insieme per cercare di costruire un futuro di pace, avremo finalmente il modo per risolvere i dubbi di migliaia di scienziati, dato che il vero problema non consiste tanto nello sviluppo e nella progettazione degli armamenti, quanto dall’uso che se ne potrebbe poi fare. Nessuno scienziato degno di tal nome avrà più dubbi il giorno che sarà sicuro che ogni sua scoperta verrà usata unicamente a fini positivi, ma forse, a quel punto, che bisogno avremmo di costruire nuove armi, sempre più potenti, sempre più distruttive, sempre più inumane? Non siamo in grado pertanto di elaborare una singola risposta, se il futuro dell’umanità sarà caratterizzato da una pace radiosa o da un deserto atomico, tanto per citare Beckett diremo solamente…."Time will tell…"

politica.jpg (1599 byte)

Politica e attualità

arte.gif (1263 byte)

Arti visive

letteratura.gif (2367 byte)

Lettura

scrittura.jpg (1751 byte)

Scrittura

Punto rosa.jpg (2168 byte)

Punto rosa

Legalita.jpg (2959 byte)

Legalità

guerra.gif (2816 byte)

Paesi in guerra

mondo2.gif (1854 byte)

Mondo

porta.gif (8285 byte)

HOME