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testo teatrale inedito


IL MONDO IN MEZZO



La scena si svolge in un carcere non ben definito, non ci sono riferimenti temporali o di luogo. È un luogo qualunque, oggi.
Sul palco dovranno esserci pochi ed essenziali oggetti:
Una gabbia di 2 m. per 2 m. sospesa in aria a 2 m. di altezza, posta sul lato sinistro del palco.
Sul lato destro una sedia e un tavolo.
Nella gabbia ci sarà solamente una piccola branda e una sedia.
Il fondale possibilmente nero.


ATTO I, SCENA I

H. -    Guardia! Dove sei guardia?

G. -    (voce dalle quinte)
Non rompere H., ti ho già detto mille volte che non sono qui solo per te; sto facendo altro. Quando avrò tempo, verrò a vedere se sei ancora vivo.

H. -     Come? Non sei qui per me? Sono l'unico detenuto in questo braccio della morte e tu non sei qui per me? Scherzi? Per chi sei qui? Cosa devi controllare?
           (Con tono ironico)
Stai contando gli scarafaggi che attraversano questo schifo di braccio? Entrano o escono? Ah, già, scusa …di qui non esce nessuno. Dove vanno, cosa fanno? Almeno dimmi cosa fanno. E i topi…i topi cosa fanno?

G. -     (entra in scena)
Marciscono…dietro le sbarre…Anzi, se fosse per me, non marcirebbero. È troppo lungo e costoso per lo Stato tenere dei topi come te a mangiare e a dormire in gabbia. Io adotterei una soluzione più sbrigativa. Mio nonno, buonanima, quando prendeva i topi in trappola, li calava nel fosso dietro casa, con tutta la trappola.

H. -     Povera guardia! Sei legato a doppio filo al mio destino. Tutto il giorno, qui attorno alle sbarre che ho intorno. In fondo sei prigioniero con me. Se io affogo nella trappola…affoghi, con me.

G. -     Ti sbagli. Io sono quello che ha in mano la trappola. La tua gabbia.

H. -     (Sarcastico) Peccato non te la lascino allagare.

G. -     Peccato per me. Fortuna tua. Ma verrà il giorno… e io ci sarò.

H. -    Anch'io…presumo. Non ci sarò il giorno dopo! Tu cosa farai il giorno dopo? E quello dopo ancora? Ti mancherò? Dimmi che ti mancherò…almeno un pochino…

G. -     (Chiaramente indispettito) Non rompere H. Lasciami stare…ho cose più importanti da fare che stare a sentire le tue sceneggiate.
         (Si allontana, sta uscendo, poi improvvisamente si gira e torna verso la cella)

          Comunque di topacci come te è pieno il mondo, anche se non tutti sono da fogna come te. Non penso che mi mancherà il lavoro dopo la tua (scandendo bene le lettere) E-S-E-C-U-Z-I-O-N-E.

(Si spengono le luci, tranne quella della cella).

 


ATTO I, SCENA II

H. si corica nella branda e inizia a parlare tra sé e sé.

Questa maledetta luce! Sembra la pena del contrappasso: dopo una vita intera dignitosamente (sottolineato ridacchiando) vissuta di notte, quindici anni di luce…sempre accesa. (In tono scherzosamente serio) Prima del grande buio.
Ma ora, voilà, luce, artificiale. (Ridendo) Come questo schifo di vita che sto facendo.
(Sembra mettersi a dormire. Nel sonno si agita)

POLVERE - E. Ruggeri

(Si risveglia e continua a parlare fra sé)
Da quando ho saputo che Carlos è stato rilasciato, questo solito incubo ritorna. Sembrava tutto dimenticato, coperto da una coltre di polvere, invece ritorna il maledetto. Il passato.
Carlos ora è libero.
Mi sembra strano. Per la prima volta non condividiamo lo stesso destino. Sembriamo due gocce d'acqua. Siamo nati dalla stessa pancia di quella strada che abbiamo fatto nostra. Quante volte siamo entrati nei negozi a rubare, quante volte siamo stati inseguiti e non ci hanno preso.
Quel giorno ho guardato Carlos con la sua pistola. Era lucente e stava a fatica in una mano, faceva impressione.
I dubbi, le incertezze, erano svaniti, sotto l'effetto di una colossale sniffata. Carlos aveva sempre la roba, perché la vendeva.
La gioielleria era là, con le vetrine splendenti di orologi e pietre preziose. Per giorni le avevamo guardate, immaginando cosa avremmo potuto fare con tutto quel ben di Dio. Avevamo controllato la strada di accesso e di fuga, i clienti che entravano, le persone che stazionavano all'intorno, quante macchine della Polizia incrociavano in quel punto.
Per giorni ci siamo illusi di essere noi i padroni del mondo.
…e poi, e poi…quel poliziotto e quel bambino.
(Si rimette a dormire)

POLVERE - E. Ruggeri


ATTO I, SCENA III

(Si riaccendono tutte le luci)

G. -    (Passando il manganello sulle sbarre) Sveglia!

H. -    (Si alza, si aggrappa alle sbarre, ed inizia ad urlare)
Guardia! Dove sei guardia?
Allora guardia, per Dio, vuoi alzare il tuo culo da quella sedia e venire da me? Non  

è ancora giunto il mio momento per cui, "fai il tuo dovere", muovi quel corpo di lardo e vieni qui…hai capito?…ho sete.

G. -   (Dalle quinte) Apri il rubinetto, le hai le mani. Le hai usate quando ti sono             servite…per sparare.

H. -    (Tutto tirato e in modo sarcastico)
Ma bravo, hai dato un giudizio! La guardia parla…e giudica, come i benpensanti. Fai presto a parlare, a dare dei giudizi…guardi…senti dire…scuoti la testa…e ci bollate. Sì, avete capito bene, ci marchiate come tante belle bestie che vanno al macello, col fuoco, il fuoco della pubblica denuncia: "H.C. è un trasgressore!!!"
Ipocrita, sei solo un volgare ipocrita. Ci hai mai pensato un attimo, un attimo solo, a me? Al mio destino; ti sei mai chiesto per un solo secondo: "è giusto condannare a morte un uomo che ha ucciso per un pugno di soldi? È giusto fare come lui? Che ne sai tu di me, del mio passato!

(chiaramente rivolto al pubblico) E voi? Voi che vivete in comodi appartamenti, che la sera tornate a casa e trovate la cena pronta e tanta allegria! Avete provato mai ad avere per casa il cemento del marciapiede, vi siete mai chiesti chi fosse mio padre?
(cambia tono, di nuovo rivolto a se stesso) Quante volte lui tornava a casa ubriaco e batteva mia madre, e io, per paura, scappavo sulla strada! E lei, mia madre, costretta a sopportare violenza su violenza. Lei è stata brava, fin troppo brava, ha sopportato a lungo…poi, però, non ce l'ha più fatta e così, un bel giorno…frrr…è volata via, come una bianca colomba.
(Di nuovo al pubblico) Vigliacchi! Cosa dovevo fare io con un padre sempre "dentro" - in prigione o nel letto di qualche sconosciuta! Come potevo cercarmi un lavoro, chi avrebbe fatto lavorare un "bastardo" figlio di ubriacone, uno che non conosceva le regole…come è stato facile, allora…senza un soldo e con tanta fame…il primo scippo…poi la prima pistola…il primo furto…la prima rapina…poi…il morto…
(cambia tono. Quasi gridando) Ehi, guardia, perché non sei ancora qui...?
G. -    Ma sentitelo! Quante belle parole e che bella forma! Se penso che sei arrivato qui che appena sapevi scrivere il tuo nome e parlavi come un troglodita…
Quindici anni a farti una cultura a spese del contribuente…per che cosa? Grand'uomo lo sai che da quindici anni sto pagando le tasse anche per te? Pago per un futuro morto, è incredibile! Per darti da mangiare, per le tue sigarette, le tue telefonate, per farti studiare…è pazzesco.
E faccio fatica a tirare la fine del mese, non so se riuscirò a mandare i miei figli all'università.
(sempre più ironico) Però devo pagare le tasse per fare studiare un futuro morto!
H. -     Se ti consola, l'unica grande certezza della vita è la morte. Anche per i tuoi figli…tanto vale spendere dei soldi per farli studiare (ride).
G. accenna una reazione violenta, poi si controlla e si allontana; a questo punto H. intensifica la sua risata che diventa sempre più grassa. G. torna indietro e sferra un colpo fortissimo col manganello contro le sbarre e se ne va. H. continua a ridere sfumando.



ATTO I, SCENA IV

G. -     Hey H., ecco la posta. Ti scrivono in tanti eh? È incredibile come tante persone gettino via il loro tempo. È sicuramente il fascino del male.
(Si accende una sigaretta) Vuoi? (Fa finta di toglierne una dal pacchetto, poi ci ripensa.) Dopo, quando ne avrò voglia io.
(Gli porge le lettere e se ne va).

H. -     (Prende la corrispondenza, guarda i mittenti, ne tiene una e posa le altre)
Maria!
(Apre la lettera e inizia a leggere passeggiando)

VOCE FEMMINILE FUORI CAMPO:

Roma, 19 luglio
Carissimo H.,
sono passati tre mesi dalla mia ultima. Come va? Le notizie che riceviamo da li ci fanno pensare bene.
Perché non rispondi? Farebbe molto bene alla tua causa e al nostro lavoro un tuo scritto. Qualunque cosa. Niente di pietoso, è chiaro che non ti chiederei mai di metterti a piagnucolare, so benissimo che non è nel tuo carattere. Però qualche tua riga sarebbe veramente utile. Se non vuoi che la utilizziamo per la raccolta di firme dillo chiaramente, ma almeno rispondici.
Per amore di verità devo dirti che il morale dei ragazzi non è altissimo; se anche tu non ci aiuti…
In ogni caso puoi sempre rispondermi personalmente.
Passiamo alle vere e grandi notizie: la raccolta di firme continua abbastanza bene e in questo momento riusciamo a coprire quattro - cinque città ad ogni fine settimana, con buoni risultati.
Ma la vera notizia è questa: la prossima settimana dovrei incontrare un cardinale, amico di mia sorella, che potrebbe presentare il tuo caso al Papa. Pensa che colpo. Speriamo in bene e preghiamo.
Auguri di cuore,
Maria
Post Scrittum:
Aggiungo ora, al momento di chiudere la lettera, perché ho avuto solo ora la conferma: ho ottenuto il permesso per una udienza: ci vediamo il 16 del mese prossimo.
Ciao.

H. - Maria, Maria. Le firme , la lettera, il cardinale, il Papa: …che casino!
(Va alla branda, posa la lettera di Maria e ne prende un'altra)
Derek e Paula: vediamo cosa scrivono…


VOCE FEMMINILE FUORI CAMPO

Philadelfia, 30 luglio

Caro H.,
dovresti vedere come sta bene il tuo "faccione" sui nostri cartelloni. Siamo riusciti ad avere da un giornale una foto del processo. Stai proprio bene.
Come va? Noi andiamo, nel senso che siamo sempre in giro. La prossima settimana concludiamo il giro delle capitali, poi inizieremo quelle delle città minori.
Dovresti vedere: mattina tutti bardati da uomini sandwich, con decine di cartelloni, sit-in davanti all'ambasciata e al pomeriggio banchetti nelle strade principali per la raccolta di fondi.
Non ti possiamo nascondere che da qualche parte siamo stati insultati, ma la raccolta di fondi prosegue. La speranza di procurarti un ottimo avvocato per l'ultimo appello si sta realizzando.
Ti inviamo le foto dei si-in di Washington, Madrid e Londra. In mezzo c'è anche la foto dei nostri bambini nel giardino di casa.
Speriamo che tutto ciò ti faccia piacere.
A metà del prossimo mese siamo nei tuoi paraggi e abbiamo ottenuto un incontro con te per il 15. Ci vediamo.
In bocca al lupo,
tuoi Derek e Paula.

H. -Ecco qui. Uno non vede nessuno per mesi e poi in due giorni…
(Apre la terza busta e velocemente la scorre con gli occhi)
…appunto. Senti qui:
Amministrazione del carcere
La direzione rende noto che per il 17 p.v. è fissato l'incontro mensile col cappellano etc.etc.
Bene, tre giorni, tre udienze…e non ho nulla da dire.

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