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ATTO II, SCENA I
La scena non cambia, ma tutto si svolge ai piedi della gabbia, dove è stato
posizionato un tavolo simbolico percorso al centro per tutta la sua larghezza, da un vetro
perpendicolare.
Il tavolo è posto a sinistra della gabbia e H. sta seduto dalla parte più vicina alla
gabbia, i visitatori saranno invece seduti dalla parte opposta del vetro.
Tutti possono camminare, ma nessuno può superare l'immaginaria linea formata dalla
prosecuzione del vetro.
H. è seduto. Di fronte a lui ci sono Derek e Paula.
D. - Ciao H., come va?
H. - A me bene, a voi, piuttosto, sembra non vada così bene!.
D. - Cosa vuoi dire?
H. - Ho saputo che vi sgomberano a forza, durante i sit-in. Ne vale la
pena?
Non sarebbe meglio se ve ne rimaneste un po' di più a casa coi vostri figli?
A proposito, come stanno i piccoli?
P. - Bene, ti salutano. Ma non è questo il punto. Il fatto
importante
H. - Il fatto importante è che avete due figli che vi dicono di
salutarmi. Due innocenti che vi dicono di salutare un criminale incallito. Cazzo, che
storia: uno esce di casa e dice (recitato in falsetto)"vado a
trovare H.", "H. chi papà, il condannato a morte?""Si caro, quello
che ha sparato a un bambino e a un poliziotto" "Salutamelo mamma!".
(Con tono normale) Come se fosse un vecchio zio!
Pazzesco! Ma che cazzo di famiglia siete? Che valori insegni ai tuoi figli Paula? Come
fanno a distinguere ciò che è bene da ciò che è male?
P. - Perché ci tratti così? Abbiamo fatto una scelta, ideale, assurda
se vuoi, ma civile. Abbiamo deciso di fare opinione sulla pena di morte, di cercare di
aprire brecce nelle coscienze.
Un giorno i nostri figli capiranno
D. - Perlomeno che non siamo rimasti immobili a guardare. Che
abbiamo combattuto, magari perso. Ma non abbiamo portato il cervello all'ammasso.
H. - Derek, perché proprio io? Non potevi scegliere un altro caso? Uno
innocente, magari. Sarebbe stato più semplice.
D. - Certo. Capisci però che se insinuiamo il dubbio sulla validità
della pena di morte per un colpevole, il resto diventa, per così dire, automatico.
H. - O.K.! Se tutto va bene che cosa ottieni? Un buon avvocato che,
invocando le disgrazie della mia infanzia, riesce a farmi commutare la pena. Per passare
il resto dei miei giorni in una gabbia?
P. - Sarebbe già un buon passo.
H. - Sarebbe meglio morire, subito.
P. - Forse è questo il tuo desiderio. Però non posso pensare che tu
veramente desideri questo. Dentro di te inconsciamente deve esserci qualcosa che si
ribella alla morte.
H. - Mi sono ribellato tutta la vita alla morte. L'ho già provata la
sensazione della morte, l'ho sfiorata, l'ho guardata negli occhi. È stato eccitante in
alcuni momenti.
L'ho data la morte!
Forse è arrivato il tempo della rassegnazione, o forse il tempo ha deciso di presentarmi
il conto da pagare. Sono in debito con la morte.
D. - Non ti seguo più: però non ci puoi proibire di continuare sulla
nostra strada. Sarà doloroso, faticoso, continuare senza dite, però non possiamo tornare
indietro. Lo capisci?
H. - Andate pure avanti, però, senza rancore, non mi potete chiedere di
aiutarvi. Non ci credo in questa cosa.
Per me si avvicina l'esecuzione e non ho intenzione di scappare ancora di fronte alla
morte. Per poi morire lentamente in gabbia
P. - Perché non vuoi capire? Se si dovesse vincere la battaglia sulla
pena di morte, si potrà iniziare quella sull'ergastolo. In molte parti del mondo già ne
parlano.
H. - Prima della prossima battaglia saremo già tutti morti.
Si spengono le luci sulle note di JHONNY 99 di Bruce Springsteen.
ATTO II, SCENA II
Stessa scena. Al posto di Derek e Paula c'è Maria.
H. - (è in piedi e cammina nervosamente avanti e indietro)
Mio dio - scusa - ti rendi conto Maria di che casino hai messo in
piedi? Un cardinale, il Papa
non riesco a crederci. Per che cosa?
M. - Per te
H. - Non mi dire così che mi spaventi. Non sai neanche chi sono. Mi hai
visto tre volte, ci siamo scritti
se non ti avessi risposto la prima
volta
sarebbe stato tutto più semplice!
Per lo meno non saremmo a questo punto.
M. - A che punto? Cosa vuoi dire?
H. - A che punto?
Al punto che tu vieni qui in carcere, conosci un condannato a morte, ti affascina
che
cosa poi?
E cosa mi combini? Ti metti in testa anche tu di iniziare la tua battaglia personale.
M. - Non è una battaglia personale, ti rendi conto Ho una fede
H. - Io no! E questo poi è il "mio" campo di battaglia.
M.- Ma
H. - So già la solfa: ogni uomo è unico e irripetibile, è figlio di
Dio, solo Lui da la vita e la morte, nessun altro può o deve togliere la vita. Amen
Ma io chi sono?
M. - Un uomo
H. - No! Una bestia. Un assassino. Un porco. Uno che ha dormito più
volte nel letto di prostitute che nel suo.
Ma come fa una come te, casa e chiesa - si usa ancora questa espressione?- a innamorarsi
di uno così
(momento di silenzio e imbarazzo in entrambi)
scusa, non volevo dirlo.
M. - (A testa china, quasi vergognandosi)
l'hai
detto, però.
GEORDIE - F. De Andrè
H. - Ho letto, ho letto tanto in questi anni Maria. Lo sai: durante il
periodo della Riforma, tra voi cattolici nascevano delle Associazioni, mi pare si
chiamassero Confraternite.
Esisteva un tipo di confraternita che si chiamava "della buona morte"
M. -
lo so. Aveva il compito di accompagnare i condannati
all'esecuzione e confortarli perché non soffrissero troppo, nel corpo e nell'anima.
H. - Ecco, tutto il tuo darti da fare non potrà che portare a questo:
accompagnarmi alla morte.
Ma la mia anima è gia persa. Per quello che riguarda il corpo, non ti preoccupare. Dicono
che sono veloci
e indolori.
M.- Come fai ad essere così fatalista? Potremmo ottenere la
grazia
H. - Vuoi fare l'ultima cosa per me?
M.- Si, dimmi.
H. - Quando mi hanno fermato, in macchina stavo ascoltando una cassetta
di un gruppo irlandese che avevo trovato sull'auto che abbiamo rubato io e Carlos per la
fuga. Mi piaceva quel gruppo, non l'avevo mai sentito.
Trovami la cassetta, spediscimela.
La scena sfuma su un pezzo dei WATERBOYS.
ATTO II, SCENA III
(H. e il sacerdote sono seduti al tavolo del colloquio)
S. - Ho saputo che hai visto Maria ieri.
H. - O.K. ricominciamo da capo. Capitolo chiuso.
S. - Perché? Non ti va di parlarne?
H. - Non lo so, sono stanco. Tutte queste cose: le lettere, le visite,
l'avvocato, il ricorso. È Tutto troppo.
È arrivato il momento di finire questa corsa.
S. - Quale corsa? La vita?
H. - La vita, la morte, non lo so. Qual è il confine? Quando i
poliziotti sono entrati nella gioielleria e Carlos ha gettato l'arma, cosa cercava: la
vita o la morte?
E mentre io sparavo scappando? La vita l'avevo in mano. Il dare la morte mi faceva sentire
vivo. Quanta gente è caduta? Il poliziotto, un nemico. Il nemico di tutta la vita. E gli
altri?
S. - Non sei più quell'uomo.
H. - Non lo so chi sono. Sono stanco oggi.
S. - Ci vediamo un'altra volta?
H. - La settimana prossima.
S. - Va bene. Preparo la richiesta. (Si alza)
(Si chiude il sipario)
ATTO II, SCENA IV
Al centro del palco, sempre a sipario chiuso, appare un personaggio vestito da
giudice, illuminato dall'occhio di bue
G. - Gentili membri della giuria,
avete assistito alla storia di H., ora tocca a voi.
Avete tutti gli elementi: il passato, il reato - duplice omicidio -, le vittime, il
presente.
Non lasciatevi influenzare da altri elementi.
La domanda è:
Ad H., giudicato colpevole di duplice omicidio, un poliziotto e un passante, senza
attenuante alcuna, va commutata in ergastolo la pena di morte inflittagli dal tribunale
che lo ha giudicato, oppure no?
All'ingresso avete ricevuto i biglietti. SI o NO. Non c'è astensione.
Prendete una decisione e durante l'intervallo depositate il vostro biglietto nell'urna.
Giudicate con libertà. Tra tutti i voti verranno estratti a caso nove biglietti e il
giudice, io, pronuncerò la sentenza.
Giudicate con libertà, liberi da condizionamenti, secondo quanto pensate. Il vostro voto
potrà essere determinante, come potrà non esserlo.
SI o No. NO o SI.
Cortesi giurati, grazie per la collaborazione.
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