agli incroci dei venti

 


 

 
 

 

 
 

La riforma del secondo ciclo dell'istruzione:

i licei tecnologici.

di  Marco P.

Ci sono una serie di motivi per cui resto estremamente scettico nei confronti di questa "riforma" della scuola secondaria superiore.

Il primo è la mia ingenua convinzione che per parlare di riforme si debba anche parlare di investimenti e, negli ultimi anni, di investimenti nella scuola non ce ne sono stati. 
O meglio, sono stati spacciati come tali dei semplici "risparmi" di spesa, piccolo eufemismo che nasconde forti tagli al personale oltre che alle spese di funzionamento delle scuole.

Curioso, ma ho sempre pensato che investire significasse impiegare più risorse in un settore che tutti, destra e sinistra, si ostinano a considerare strategico per il futuro del "sistema paese"...

L'altro motivo di scetticismo viene dal vedere disperse in modo stupido ed a volte arrogante, quelle "risorse umane" (pessimo termine, contiene in sè l'idea di esaurimento!) che nell'ultimo decennio hanno fortemente contribuito alle innovazioni nelle scuole ed al sostegno degli allievi non "normodotati" che con "letizia" affollano sempre più numerosi le nostre classi assistiti da sempre meno docenti dedicati.

Vorrei affrontare però una parte specifica della riforma, quella che conosco meglio, insegnando da oltre 20 anni in istituti tecnici industriali  una di quelle materie dette "di indirizzo".
Non voglio partire dal fatto che tali materie (elettronica e progettazione, sistemi automatici, telecomunicazioni, informatica) praticamente scompaiono nei licei tecnologici che andranno a sostituire il vecchio, ma affatto obsoleto tecnico indistriale, nè dalla semplice constatazione che nella scuola che si vuole al passo coi tempi, dove al fare si affianca anche il saper fare (quanti decenni che sentiamo le stesse identiche parole) in realtà i laboratori spariscono e con essi gli insegnanti!

Ma non posso neanche ignorare quello che si nasconde realmente dietro ad una tale impostazione: meno laboratori, meno spese di funzionamento.

Avete idea di quanto costi tenere in piedi e funzionante un laboratorio di elettronica, fisica o informatica al passo coi tempi?
E guarda caso rispunta fuori il... risparmio!
E poi si risparmia anche sugli insegnanti, in genere in copresenza nei vecchi laboratori, quindi via diciamo ottimisticamente il 50% degli insegnanti di materie tecniche... altro forte risparmio!

Poco importa poi che le nuove tecnologie su cui si è investito negli ultimi anni risorse economiche (hardware e software) e formazione del personale (PSTD, ForTIC per ricordare gli ultimi piani) molto spesso richiedano le competenze proprio di queste categorie di insegnanti.
Sicuramente, come nel settore privato industriale, certe competenze possono essere incentivate ad uscire dal mondo della scuola, entrare nel discreto mondo delle partite Iva, diventare "imprenditori di se stessi" magari occupandosi in outsourcing degli stessi laboratori/reti/servizi informatici che prima mandavano avanti in quasi volontariato!
Insomma, una iniezione di vitalità per l'economia dei servizi e perfettamente in linea con gli obiettivi della maggioranza di riduzione della spesa pubblica.
Oddio, non so in questo caso quanto in linea visto che l'assistenza di un tecnico informatico esterno alla scuola costa dai 60 ai 120 Euro l'ora mentre attualmente lo stesso servizio è fornito alla ragguardevole cifra di 15,91 Euro da docenti che, oltre ad essere esperti di tecnologia, sono anche in grado di comprendere le necessità didattiche di certe soluzioni.
Ma non soffermiamoci ora su tali bazzecole;  vuoi mettere la creazione di un nuovo mercato che boccata d'ossigeno per la nostra economia?
Mercato mercato ed ancora mercato... se poi questo è drogato dall'assistenza dello stato, cosa interessa allo schieramento autodefinitosi liberista?


Collettivizzare i costi e privatizzare i ricavi.. o no?
Non mi soffermerò ancora sul banale problema di parecchie decine di migliaia di professori sbattuti fuori dal ciclo della formazione tecnica, non voglio attirarmi le ire del leghista di turno e sentirlo blaterare sullo statale parassitario...
Solo si decidessero. 
Parlano tanto di risorse e professionalità e quando, dopo anni di investimenti in formazione (e autoformazione!), si ritrovano finalmente le professionalità tanto desiderate invece di usarle nella scuola... le ignorano!

Mi piacerebbe sapere però a chi si rivolgeranno costoro quando il proprio computer o televisore smetterà di funzionare, quando la caldaia, il microonde o qualsiasi altro elettrodomestico, di cui continuiamo ad infarcire le nostre case pompati dalla pubblicità perchè l'economia deve tirare, si guasterà.
Suppongo che allora il padano (in assenza di italico tecnico) accoglierà finalmente con piacere il tecnico pakistano, benchè islamico, e sarà lieto di pagare il conto con euro che andranno ad incrementare l'economia delle tigri dell'ex terzo mondo.

Si, se tutto questo può portare alla scomparsa del razzismo leghista ed al rilancio di economie ora marginali suppongo che la perdita di pochi posti di lavoro sia un pedaggio accetabile per il nostro paese: il califfato di Afritalia!

Già, perchè quando non avremo più tecnici (già ora le stime di Confindustria ne segnalano una fortissima carenza) formati nelle nostre scuole o chiuderemo anche quelle poche attività industriali che ancora sopravvivono e ci dedicheremo alla valorizzazione dell'italico patrimonio artistico  (se non l'avremo ancora venduto) diventando tutti affittacamere o impiegati nel settore turistico o saremo costretti ad accettare forti ondate migratorie per importare quei tecnici che oggi, consapevoli di andare verso un mondo a forte preminenza tecnologica, rifiutiamo di formare adeguatamente in casa.
E' questa l'Italia di cui parlano quando parlano di sviluppo sociale ed economico?

Meditiamo gente, meditiamo!

 

«

¬

»