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La riforma
del secondo ciclo dell'istruzione:
Ci sono una serie di motivi per cui resto
estremamente scettico nei confronti di questa "riforma" della scuola
secondaria superiore.
Il primo è la mia ingenua convinzione che
per parlare di riforme si debba anche parlare di investimenti e, negli
ultimi anni, di investimenti nella scuola non ce ne sono stati.
O meglio, sono stati spacciati come tali
dei semplici "risparmi" di spesa, piccolo eufemismo che nasconde forti
tagli al personale oltre che alle spese di funzionamento delle scuole.
Curioso, ma ho sempre pensato che investire
significasse impiegare più risorse in un settore che tutti, destra e
sinistra, si ostinano a considerare strategico per il futuro del
"sistema paese"...
L'altro motivo di scetticismo viene dal
vedere disperse in modo stupido ed a volte arrogante, quelle "risorse
umane" (pessimo termine, contiene in sè l'idea di esaurimento!) che
nell'ultimo decennio hanno fortemente contribuito alle innovazioni nelle
scuole ed al sostegno degli allievi non "normodotati" che con "letizia"
affollano sempre più numerosi le nostre classi assistiti da sempre meno
docenti dedicati.
Vorrei affrontare però una parte specifica
della riforma, quella che conosco meglio, insegnando da oltre 20 anni in
istituti tecnici industriali una di quelle materie dette "di
indirizzo".
Non voglio partire dal fatto che tali materie
(elettronica e progettazione, sistemi automatici, telecomunicazioni,
informatica) praticamente scompaiono nei licei tecnologici che andranno
a sostituire il vecchio, ma affatto obsoleto tecnico indistriale, nè
dalla semplice constatazione che nella scuola che si vuole al passo coi
tempi, dove al fare si affianca anche il saper fare (quanti decenni che
sentiamo le stesse identiche parole) in realtà i laboratori spariscono e
con essi gli insegnanti!
Ma non posso neanche ignorare quello che si
nasconde realmente dietro ad una tale impostazione:
meno laboratori,
meno spese di funzionamento.
Avete idea di quanto costi tenere in piedi
e funzionante un laboratorio di elettronica, fisica o informatica al
passo coi tempi?
E guarda caso rispunta fuori il...
risparmio!
E poi si risparmia anche sugli insegnanti,
in genere in copresenza nei vecchi laboratori, quindi via diciamo
ottimisticamente il 50% degli insegnanti di materie tecniche... altro
forte risparmio!
Poco importa poi che le nuove tecnologie su
cui si è investito negli ultimi anni risorse economiche (hardware e
software) e formazione del personale (PSTD, ForTIC per ricordare gli
ultimi piani) molto spesso richiedano le competenze proprio di queste
categorie di insegnanti.
Sicuramente, come nel settore privato
industriale, certe competenze possono essere incentivate ad uscire dal
mondo della scuola, entrare nel discreto mondo delle partite Iva,
diventare "imprenditori di se stessi" magari occupandosi in outsourcing
degli stessi laboratori/reti/servizi informatici che prima mandavano
avanti in quasi volontariato!
Insomma, una iniezione di vitalità per
l'economia dei servizi e perfettamente in linea con gli obiettivi della
maggioranza di riduzione della spesa pubblica.
Oddio, non so in questo caso quanto in
linea visto che l'assistenza di un tecnico informatico esterno alla
scuola costa dai 60 ai 120 Euro l'ora mentre attualmente lo stesso
servizio è fornito alla ragguardevole cifra di 15,91 Euro da docenti
che, oltre ad essere esperti di tecnologia, sono anche in grado di
comprendere le necessità didattiche di certe soluzioni.
Ma non soffermiamoci ora su tali bazzecole;
vuoi mettere la creazione di un nuovo mercato che boccata d'ossigeno per
la nostra economia?
Mercato mercato ed ancora mercato... se poi
questo è drogato dall'assistenza dello stato, cosa interessa allo
schieramento autodefinitosi liberista?
Collettivizzare i costi
e privatizzare i ricavi.. o no?
Non mi soffermerò ancora sul banale problema di
parecchie decine di migliaia di professori sbattuti fuori dal ciclo
della formazione tecnica, non voglio attirarmi le ire del leghista di
turno e sentirlo blaterare sullo statale parassitario...
Solo si decidessero.
Parlano tanto di risorse e professionalità e quando, dopo anni di
investimenti in formazione (e autoformazione!), si ritrovano finalmente
le professionalità tanto desiderate invece di usarle nella scuola... le
ignorano!
Mi piacerebbe sapere però a chi si
rivolgeranno costoro quando il proprio computer o televisore smetterà di
funzionare, quando la caldaia, il microonde o qualsiasi altro
elettrodomestico, di cui continuiamo ad infarcire le nostre case pompati
dalla pubblicità perchè l'economia deve tirare, si guasterà.
Suppongo che allora il padano (in assenza
di italico tecnico) accoglierà finalmente con piacere il tecnico
pakistano, benchè islamico, e sarà lieto di pagare il conto con euro che
andranno ad incrementare l'economia delle tigri dell'ex terzo mondo.
Si, se tutto questo può portare alla
scomparsa del razzismo leghista ed al rilancio di economie ora marginali
suppongo che la perdita di pochi posti di lavoro sia un pedaggio
accetabile per il nostro paese: il califfato di Afritalia!
Già, perchè quando non avremo più tecnici
(già ora le stime di Confindustria ne segnalano una fortissima carenza)
formati nelle nostre scuole o chiuderemo anche quelle poche attività
industriali che ancora sopravvivono e ci dedicheremo alla valorizzazione
dell'italico patrimonio artistico (se non l'avremo ancora venduto)
diventando tutti affittacamere o impiegati nel settore turistico o
saremo costretti ad accettare forti ondate migratorie per importare quei
tecnici che oggi, consapevoli di andare verso un mondo a forte
preminenza tecnologica, rifiutiamo di formare adeguatamente in casa.
E' questa l'Italia di cui parlano quando parlano di sviluppo sociale ed
economico?
Meditiamo gente, meditiamo!
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